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2019

Midwest

Nikon D750 con Nikkor 24-70 e Nikkor 70-200, iPhone X

1 agosto 2019

Nonostante la pessima fama di Avventure nel Mondo (la scheda di questo loro viaggio la trovate qui) per le tratte aeree fin troppo farcite di scali, debbo dire che in questo caso da Fiumicino non si potesse desiderare di meglio. Un volo United Airlines diretto per Chicago. Decollo la mattina del primo agosto con arrivo nel pomeriggio. Il tempo di raggiungere l’albergo, l’Hampton Inn Chicago McCormick Place (link qui), farsi una doccia e via per un primo giro della città. Il nostro albergo è vicino la sede della Chess Records, la mitica casa di produzione che tra il 1947 e gli anni ’70 ha visto incidere alcuni tra i più grandi artisti del ventesimo secolo, come Bo Diddley, Little Walter, Howlin’ Wolf, Muddy Waters, Etta James e Chuck Berry – senza dimenticare i Rolling Stones (il link alla pagina Facebook della Chess Records è qui).

Chicago infatti è una città dalla vita culturale frizzante. In questi primi giorni di Agosto c’è molto fermento musicale in quanto sono i giorni del Lollapalooza Festival (link qui). E se non sapeste cosa sia, tranquilli… Non ne avevamo idea nemmeno noi prima di iniziare a pianificare il viaggio 😅 La città è invasa dai (molto) giovani fan delle numerose band che si alternano sul palco eretto nel parco principale di Chicago, il Grant Park, a ridosso del Lago Michigan. E per chi volesse, le live dell’evento trasmesse in streaming si trovano sul canale YouTube del Festival (link qui).

Ma tornando a noi, arriviamo tardi in centro, ci facciamo un giro veloce di orientamento ed è già ora di cena. Ne approfittiamo per inaugurare degnamente il nostro arrivo negli States con delle classiche ribs, le costolette di maiale, al Miller’s Pub (link qui) – come dice la pubblicità fuori il locale World Famous Ribs: perchè dovrebbero mentire?!? Infatti sono ottime 😉

2 agosto 2019

Chicago è una città che non conoscevo e che mi è piaciuta molto: elegante e ben curata. È la terza città per popolazione degli Stati Uniti, seconda solo a New York City ed a Los Angeles. D’inverno deve essere molto fredda – è soprannominata windy city ed immagino che il vento, soffiando dal gelido nord, tagli letteralmente in due. Però ad Agosto il clima è caldo e gradevole, con le zone che costeggiano il Chicago River ed il Lake Michigan piene di parchi e passeggiate, con molti locali dove fermarsi.

Per Chicago ci si muove facilmente con un sistema di treni sopraelevati chiamato The “L” (che sta per elevated). Sono previsti abbonamenti di 1, 3 e 7 giorni tramite delle tessere ricaricabili, le Ventra Card (qui il link al sito). Le carte si ricaricano tramite la applicazione per smartphone, oltre che alle preposte macchinette nelle stazioni. Per la cronaca, il sistema di trasporti prevede anche la possibilità di pagare le singole corse con le normali carte di credito contactless. Il sistema di trasporto risale al 1892 e quindi è il più antico degli Stati Uniti.

Tramite la Red Line della metropolitana raggiungiamo velocemente il centro. Visto che siamo qui per percorrere la Route 66 la nostra prima meta è proprio il cartello stradale che segna l’inizio del percorso. E’ un normale cartello marrone, abbastanza piccolo e poco appariscente, sito in Adams Street, di fronte il Chicago Art Institute. Bisogna cercarlo per farci caso.

Dopo le foto di rito andiamo al Millenium Park dove, oltre a molto verde, trova sede il Cloud Gate, altrimenti noto come “il fagiolo di Chicago”. Ispirata al mercurio liquido e somigliante a un fagiolo di 100 tonnellate, la scultura è formata da 168 lastre di acciaio inossidabile saldate insieme in modo che la sua lucidissima superficie non mostri saldature visibili e rifletta, deformandolo, lo skyline della città.

Ci concediamo una lunga e piacevole passeggiata lungo il fiume Chicago, sul Chicago Rivewalk. La lunga passeggiata è un alternarsi di spazi verdi, caffè e spazi commerciali dove impiegati e famiglie possono rilassarsi e mangiare qualcosa durante le pause pranzo degli uffici o nel weekend.

Ci godiamo la bellissima giornata mangiando un boccone al volo per poi incamminarci verso una delle due attrazioni turistiche di Chicago sconsigliate ai deboli di cuore 😜

La prima è il 360 Chicago Observation Deck (link qui). L’osservatorio è ospitato al 94esimo piano del John Hancock Center, un grattacielo di 100 piani che con i suoi 344 metri di altezza è il terzo più alto di Chicago (ed il settimo degli Stati Uniti).

La vista panoramica è molto bella. Si vede la città e si possono ammirare le spiagge sul Lago Michigan. Per un piccolo extra (8$) si può accedere al TILT, una sezione con delle finestre che vanno dal pavimento al soffitto. Ci si regge a due sbarre ai lati della finestra, mentre si viene proiettati lentamente all’esterno dell’edificio di 30 gradi. Ve lo dico: la cosa più istintiva che farete sarà allungare le braccia per non affacciarvi sul vuoto 😂

Fatto trenta, fai trentuno dice il proverbio ed allora via verso l’altra attrazione: lo Skydeck (link qui) della Willis Tower (che per la cronaca è il nuovo nome della storica Sears Tower). Qui si sale più in alto: la torre è di 442 metri e lo Skydeck è al 103mo piano, 412 metri di altezza. Ma cos’è Skydeck? Sono quattro scatole di vetro che sporgono dalle pareti del grattacielo. Puoi letteralmente mettere i piedi sul vuoto!

Per cena entriamo in una delle pizzerie della catena Giordano’s, a due passi dalla Willis Tower, per provare la specialità culinaria locale: la deep-dish pizza, altrimenti nota come Chicago-style pizza. Che in pratica consiste in un impasto dai bordi molto alti e burrosi che viene riempito di formaggio, salsa di pomodoro e salsiccia e successivamente cotto in una teglia. Il risultato è una portata ancora più pesante di quanto possa esserlo una già ben farcita pizza americana. Volete un consiglio? Prendetene giusto una per tavolo se proprio volete provarla, ma non di più 😉

3 agosto 2019

E finalmente stamane si parteeeeeee per la nostra lunghissima avventura. Abbiamo tre auto, delle grosse Dodge da sette posti, rigorosamente a benzina – qui il diesel è poco diffuso. Prima sosta: Joliet. Ci fermiamo davanti il Dick’s Towing, la storica sede di una ancora esistente azienda di servizi di rimorchio (hanno anche un sito qui).

La sede è tutta addobbata di auto d’epoca. E con tutta addobbata non intendo che le auto siano solo nel piazzale ma… anche sul tetto!!! E davanti la sede è anche conservato un rettangolo con la pavimentazione originale della Route 🚗 Lì vicino c’è anche la Rich and Creamy Ice Cream Stand con le statue di Jake ed Elwood Blues che ballano sul tetto.

Seconda tappa Wilmington col suo Gemini Giant, una statua in fibra di vetro di un astronauta alto circa 9 metri. La statua è l’insegna pubblicitaria del The Launching Pad, un fast food (link qui), e fu eretta negli anni ’60, in piena corsa verso lo spazio. Il nome “Gemini” infatti si rifà alle missioni Gemini della NASA, missioni che testarono tecnologie come la passeggiata nello spazio che furono propedeutiche alle missioni Apollo per la conquista della Luna.

Tappa successiva a Dwight per la Ambler’s Texaco Gas Station. Con 66 anni di attività è stata la stazione di rifornimento più longeva della Route 66. A livello commerciale è un ottimo esempio dei servizi e dei prodotti di rifornimento che venivano venduti agli automobilisti che percorrevano la Route tra gli anni ’60 ed i ’70.

Dopo Dwight è la volta di Pontiac e dei suoi murales dedicati al mito della Route. I murales sono tanti e di diverse dimensioni – anche se spesso enormi.

Una sosta è d’obbligo alla Funks Grove Pure Maple Sirup, produttore storico di sciroppo d’acero (link qui). L’azienda è gestita dalla famiglia Funk sin dal 1891 e lo sciroppo qui prodotto viene da loro chiamato “Sirup” con la i anziché con la y proprio per distinguere il vero sciroppo d’acero da quello commerciale basato su sostanze zuccherine. Sebbene in fin dei conti sia solo una fattoria con un piccolo shop dove acquistare bottiglie di sciroppo e merchandise della Route, è anche un posto fresco e lontano dalla città dove fare una sosta rilassante.

Springfield, non Chicago, è la capitale dello stato di Illinois. Oltre agli edifici governativi, nel centro città campeggia la Abraham Lincoln Presidential Library and Museum (link qui). Come non notare l’enoooooorme statua che celebra la fama di legislatore del sedicesimo Presidente degli Stati Uniti?!? Infatti l’abbiamo notata 😉 E poi: come non commentare la mise dimessa dell’americano medio a confronto con l’austero ed iconico vestito ottocentesco di Lincoln?!? Tranquilli, abbiamo commentato, abbiamo commentato… 😎

Per non farci mancare nulla ceniamo lungo la Route, nella cittadina di Litchfield all’Ariston Cafè, un locale storico aperto fin dal 1935 (link qui). La sera sul tardi arriviamo a Saint Louis, Missouri, che ci accoglie con l’immensa mole del Gateway Arch illuminato nella notte. Finalmente prendiamo le nostre stanze nel Courtyard St. Louis Downtown West (link qui).

In questa prima serata ci imbattiamo in un problema che si ripresenterà altre volte e che ci costringerà quindi ad alcuni compromessi con la nostra tabella di marcia. Alcune delle strutture che abbiamo prenotato grazie a Booking.com non garantiscono le stanze se non si effettua il check-in entro le 18,00. OVVIAMENTE su Booking.com queste strutture non fanno menzione di questa politica aziendale. Abbiamo segnalato a Booking.com il problema, ma, non essendo risolvibile nell’immediato, abbiamo subito non pochi disagi durante il viaggio.

Ho inserito la nota qui sopra perchè vorrei raccontarvi della serata surreale che ci si è presentata a St. Louis. Originariamente avevamo prenotato il Pear Tree Inn St. Louis Near Union Station dove per la prima volta scopriamo questa politica aziendale di lasciare attive le prenotazioni fino alle ore 18. Avuta questa notizia e di fronte alle nostre civili proteste e richieste di soluzione la situazione posta in essere dalla reception ha avuto addirittura risvolti grotteschi. In sintesi hanno tentato di lucrare su di noi proponendoci presso di loro una sistemazione di minor livello allo stesso prezzo di quella da noi prenotata. Alle nostre contestazioni e alla nostra reiterata richiesta di contattare il responsabile dell’albergo, il ragazzo della reception ha provato a farci intimidire dalla guardia giurata! La scenetta è stata divertente perchè lo ha guardato e gli ha fatto un cenno con gli occhi. A quel segnale il tizio della security ha lasciato la sua postazione per venire da noi! Ora… a parte che parliamo di un classico Big Jim palestrato con una stella di latta al petto (giuro, era palesemente di latta!) ed una pistola ben in vista al cinturone, il poverello ha avuto l’ardire di invitarci a parlare uno per volta e con toni calmi. Quando, uno alla volta e con toni calmi, gli abbiamo fatto presente che il suo collega si rifiutava di aiutarci e lo abbiamo interrogato sul cosa pensasse della situazione (di cui non sapeva ovviamente nulla) il novello Chuck Norris si è rapidamente defilato 😂 A quel punto abbiamo iniziato a chiederci come mai un albergo avesse bisogno di un personaggio del genere e di un segnale convenuto per farlo intervenire… Quindi abbiamo riconsiderato le ragazze che facevano ciclicamente la spola tra l’esterno e la reception senza motivo durante la nostra lunga discussione… e che visto il nostro disinteresse nei loro confronti si allontanavano con fare annoiato… i gruppi di soli uomini che rientravano ilari, lasciando una scia dal sentore alcolico alle loro spalle… ed abbiamo capito che il finto poliziotto serviva a gestire situazioni ben diverse 👫🥃 Alla fine, mentre alcuni di noi discutevano al bancone, altri hanno trovato sempre grazie a Booking.com una sistemazione più consona a cinquecento metri da questo postaccio.

4 agosto 2019

L’America è piena di stranezze ed eccone una: il Missouri. Ha una capitale che si chiama Jefferson City. Una sua città più grande che è Kansas City (la parte al di qua del fiume e del confine che la separa dalla omonima città del Kansas). E l’area metropolitana più estesa che è Saint Louis. Che a sua volta è si nel Missouri ma amministrativamente non dipende da una contea ma direttamente dallo Stato! Ok, a noi in questo racconto non cambia nulla ma quando l’ho scoperto mi son detto che tutto questo andava per lo meno accennato 🤪

Fondata da coloni francesi, Saint Louis è una città importante perchè ha ospitato l’Esposizione Universale del 1903 e la III Olimpiade nel 1904. Ma soprattutto è famosa per il Gateway Arch. L’opera vuole rappresentare la porta verso la frontiera, verso l’Ovest, tanto che spesso viene chiamato Gateway to the West. L’opera fu costruita tra il 1963 ed il 1967, nel pieno della corsa verso la Luna e quindi della sfida americana all’Unione Sovietica, in prossimità del luogo da dove partì la spedizione di Lewis e Clark, la prima spedizione a raggiungere via terra la costa pacifica aprendo l’Oregon Trail (1804-1806). Con i suoi 192 metri di altezza è il monumento più alto mai realizzato dall’uomo nell’emisfero occidentale ed una vera sfida ingegneristica. Al di là del fatto che piaccia o meno, debbo ammettere che guardare gli spezzoni dei video della sua realizzazione rende l’idea della vastità della sfida e del talento umano necessario ad ideare e costruire l’Arch. Grazie a due cremagliere che salgono all’interno dei lati dell’arco è possibile raggiungere la sommità e di lì ammirare il panorama. Nel video qui sotto potete avere un’idea della grandezza del Gateway Arch.

Di fronte il Gateway Arch si può ammirare l’Old Couthouse, palazzo di giustizia passato alla storia perchè qui fu discusso il Dred Scott Case. In soldoni questo caso legale, che si trascinò per anni e finì alla Corte Suprema degli Stati Uniti, fu uno degli ultimi atti che nel 1861 portarono gli Stati Uniti alla Guerra di Secessione.

In soldoni Scott rivendicava la libertà per sé stesso e sua moglie in quanto avevano vissuto nell’Illinois e nel Territorio del Wisconsin per quattro anni, dove la schiavitù era illegale. La Corte Suprema degli Stati Uniti si espresse a maggioranza contro Scott, sostenendo che né lui né nessun’altra persona di origine africana potevano rivendicare la cittadinanza negli Stati Uniti, e quindi Scott non poteva appellarsi alle norme federali sulla cittadinanza. Da qui siamo andati a visitare la Cathedral Basilica of St. Louis, la cattedrale cattolica della città. Molto bella al suo interno per i mosaici ma anche per qualche statua moderna all’esterno (come The Angel of Harmony).

Riprendiamo la strada e spostandoci verso Cuba (Cuba in Missouri non Cuba l’isola ovviamente 😅) facciamo sosta al Missouri Hick BBQ (link qui), un piccolo ristorante sulla Route pieno di targhe e chincaglierie legato al mito della Route 66.

L’attrazione principale però è un mosaico col tragitto della Mother Road attraverso città e stati d’America posizionato nella veranda a lato della porta d’ingresso del locale. Il posto è molto carino ma siamo a metà pomeriggio e fermarsi per cena è del tutto prematuro.

Lungo la strada approfittiamo per una breve visita ad una delle cose che molto spesso attraggono la nostra attenzione mentre percorriamo la provincia americana: i cimiteri con le lapidi distribuite in prati ben curati. Il Meramec Hills Memorial Lawn in Cuba è proprio lungo la strada ed calamitizza la nostra attenzione, tanto da indurci ad accostare lungo la via. E’ un posto tranquillo dove piccole targhe poste al suolo, adornate da fiori, ricordano chi riposa per sempre in quel luogo. Un approccio con la morte, quello protestante, ben diverso da quello cattolico a cui siamo da sempre abituati.

Visto che era stata fonte di curiosità – non riuscivamo a capire dallo strano nome che tipo di cimitero fosse – ho scoperto che Meramec Hills Memorial Lawn è in realtà il nome di una società che gestisce cimiteri strutturati in guisa di prato.

Arriviamo finalmente a Cuba, sonnolenta cittadina famosa anch’essa come Pontiac per i suoi murales. E quando dico sonnolenta, intendo proprio che non c’è nessuno in giro e quindi potrebbe essere vero che siano tutti a dormire 😂

Sempre nei dintorni di Cuba possiamo ammirare la seconda sedia a dondolo più grande del mondo. Si chiama proprio così: World’s (Second) Largest Rocking Chair. Che fantasia, vero?!? 🤪 Ma soprattutto il nostro pensiero è andato a chi ha poi costruito una sedia a dondolo ancora più grande per soffiare a questa il primato 🤷🏻‍♂️

Tappa finale la Bob’s Gasoline Alley, una vecchia pompa di benzina trasformata in museo all’aperto: insegne vintage di varie marche di carburante, vecchie pubblicità di bevande alcoliche ed analcoliche, insegne al neon di marchi esistenti e scomparsi. Insomma un tripudio di tutto ciò che possa essere legato alla Route 66 tra gli anni ’50 e ’60.

Al tramonto raggiungiamo la Gay Parita Sinclair Station, un’altra storica pompa di benzina sullo stile della Bob’s Gasoline Alley. Qui però al centro della strada campeggia un enorme stemma della Route! Foto d’obbligo prima che il sole finisca di tramontare.

Per dormire lasciamo il Missouri ed arriviamo a Claremore, in Oklahoma. L’albergo è il La Quinta Inn & Suites by Wyndham Claremore (link qui)

5 agosto 2019

Prima tappa della giornata: Tulsa. E’ la seconda città dell’Oklahoma e ne vorremmo visitare la cattedrale. Arriviamo in centro, parcheggiamo davanti la Holy Family Cathedral (link qui) e ci avviamo all’ingresso della chiesa.

E troviamo la porta chiusa! Scopriamo così che il lunedì mattina la chiesa è chiusa 🤷🏻‍♂️ Ci spostiamo allora ad un’altra installazione iconica della Route, la Route 66 West Arch. Esistono due (mezzi) archi commemorativi, costruiti nel 2019, uno ad ovest ed uno ad est della zona della città che racchiude edifici e monumenti dedicati alla Route. L’istallazione ad ovest, oltre all’arco, presenta anche una scultura a forma di ruota con un mosaico che racconta la storia dei trasporti cittadini.

Risaliamo in auto ed andiamo al Desert Hills Motel, un classico motel ancora in attività dal 1953 (link qui). Tra le sue peculiarità, oltre alla targa al neon (carina ma che ahimè vediamo di giorno, quindi spenta) ci sono le stanze tutte allineate in diagonale, una soluzione per avere molte stanze spaziose tentando di risparmiare terreno. Nei pressi, su un muro di cinta, apprezziamo vari bei graffiti raffiguranti il nome di tutti gli stati americani attraversati dalla Route. Per finire andiamo al Golden Driller. Lo so, voi non ci crederete ma sì, è proprio una enorme statua dorata di un addetto alle trivellazioni!!! Perché?!? L’economia di Tulsa si è sempre retta sul settore energetico e nel 1953 in occasione dell’International Petroleum Exposition la statua fu eretta per magnificare Tulsa, la Oil Capital of the World.

Prima di lasciare l’Oklahoma facciamo una sosta nella cittadina di Erick da Harley & Annabelle – The Mediocre Music Makers (link qui). Harley è una forza! Ha un museo di chincaglierie dedicate alla Route, come ce ne sono tanti. Ma la differenza l’ha fatta lui suonando e cantando con la chitarra e coinvolgendoci nel suo spettacolino. Bello, bello, bello

Proseguiamo fino ad Amarillo, in Texas. Il panorama già da Erick è cambiato. Abbiamo abbandonato le immense, infinite Grandi Pianure coltivate fino a perdita d’occhio e siamo entrati nelle brulle zone desertiche del sud. Anche qui orizzonti infiniti ma grosse nubi temporalesche che ogni tanto si scaricheranno su di noi – sia qui che in New Mexico.

La cena è d’obbligo al Big Texas Steak Ranch (link qui). Un amico che aveva già percorso la Route mi aveva detto: vai!!! Posto bello, carne buona e poi… c’è la gara!!! La Free 72oz Steak. In pratica chi vuole sale su una pedana predisposta con tavolo e timer ed avrà 60 minuti di tempo per finirsi una bistecca da 72 once appunto (2 kg di carne) più contorni. Chi ce la fa non paga il conto.

Noi le bistecche le abbiamo ordinate una ogni due persone, figuratevi 😅 ma un paio d’avventori hanno concorso e in una cinquantina di minuti a testa hanno spazzolato il piatto!

Io per non sbagliare, visto che eravamo arrivati nella terra dei cowboys, mi sono comprato un cappello in stile – anche perchè il sole picchia da queste parti. Dormiamo al Baymont by Wyndham Amarillo East (link qui).

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