5 Gennaio 2023

L’oasi di Skoura è un’isola araba circondata da zone popolate dai berberi. Il nome skoura richiama le pernici che in passato abbondavano in questa zona ricca di acque. L’abbondanza di acqua rendeva, e rende tutt’ora, fertile la terra e nel XVII secolo, per rendere sicuro il territorio, fu creata una fortezza (ksar in arabo, parola che in realtà deriva dal latino castra a dimostrare i profondi legami culturali e commerciali che intercorrevano tra l’Impero Romano e le popolazioni dell’Arabia), allargata poi in una kasbah nel XIX secolo. Costruita in pisé necessita di una continua manutenzione, vista la fragilità del materiale.





Accompagnati da Reda Nassiri, che gestisce la Kasbah Amridil, siamo così entrati in quello che è nei fatti un museo vivente. Reda ci ha trasportato in un passato lontano 300 anni, spiegandoci e mostrandoci come procedesse allora la vita, come venisse cotto il pane, come venisse riscaldata la struttura, come si sfruttasse il giardino per rendere autonoma la kasbah in caso di assedio.





Girando al suo interno (che comprende oltre al giardino e alle già citate cucine anche una stalla, varie stanze da letto ed una moschea) si nota una struttura architettonica intricata con scale dai gradini diseguali, angoli retti e porte basse. Tutti accorgimenti atti a rallentare e contrastare eventuali nemici che avessero invaso la fortezza.


Tutta questa zona del Marocco, che ha come fulcro la città di Ourzazate, è considerata la Hollywood locale. Qui sono stati girati molti film che hanno poi avuto successo globale – si spazia da Lawrence d’Arabia a Il Gladiatore.





La Kasbah Amridil, come la medina di Ourzazate compaiono in molte pellicole. Ma dedichiamo più tempo alla visita ad Ait-Ben-Haddou. Nata come ksar lungo una via carovaniera tra il deserto e Marrakech, sorge sul fianco di una collina lungo il fiume Ouarzazate. Lawrence d’Arabia, L’ultima tentazione di Cristo, Gesù di Nazareth di Zeffirelli, Il tè nel deserto, La mummia, Il Gladiatore, Game of Thrones… innumerevoli i film e le serie che hanno sfruttato questa suggestiva fortezza per le loro riprese.
Le viuzze della cittadella sono piene di botteghe artigiane e di artisti che esprimono la loro arte anche in originali opere pittoriche. Dipingono quadretti di varie dimensioni con sostanze particolari che vengono rese visibili solo dopo essere state esposte ad una fiamma. Una tecnica nata per scrivere messaggi segreti e riadattata ad altri scopi! Qui sopra potete vedere uno di loro che ci da una dimostrazione.





Dopo esserci aggirati per i suoi vicoli, zeppi di negozietti per turisti, riprendiamo il nostro viaggio svalicando il passo di Col du Tichka a 2260 metri. Ci fermiamo per far visita ad una cooperativa di donne che lavorano l’argan in maniera artigianale e per fare qualche altro acquisto. Poi scendiamo finalmente verso la pianura. Raggiungiamo Marrakech e prendiamo le nostre stanze al Riad Assia (link qui) per cenare nel vicino ristorante Cascado (link qui).




Dopo cena facciamo un giro per la piazza Jamaa el Fna, spiazzo enorme attorno al quale si sviluppa la medina e sempre pieno di gente ed attrattive. Banchetti per mangiare, incantatori di serpenti, musici, giocolieri, cantastorie e venditori di qualunque cosa. Come avevo accennato all’inizio del mio racconto qui le attività iniziano sempre tardi nella mattinata per protrarsi fino a sera. E a Marrakech questo viene esaltato più che altrove. Verso le 22,30 i venditori del giorno finalmente chiudono, per lasciare spazio agli ambulanti che vendono per lo più vestiario agli abitanti.
6 Gennaio 2023

Guida della mattinata: Meriem. Parla un ottimo italiano e dato che ha vissuto a lungo a Vicenza può comunicare in dialetto anche con i veneti del gruppo 🤪





Prima tappa della visita è il Palais Bahia (link qui). Il palazzo si snoda su un’area vasta otto ettari ed è un gioiello dell’architettura marocchina. La sua costruzione fu iniziata nel 1859 da Si Musa, un ex schiavo diventato poi visir del sultano alawide Hasan I, e terminata da suo figlio, Ahmad b. Musa, a sua volta visir del sultano Moulay Abdelaziz. Ahmad vi risiedette con le sue quattro mogli ufficiali e il suo harem di 24 concubine. Il palazzo prende il nome da Bahiya, la moglie preferita di Ahmad. Quando il Marocco cadde sotto il protettorato francese, il palazzo divenne la residenza ufficiale del Governatore. Dell’arredo delle stanze non è rimasto nulla, anche se per fortuna si possono ancora ammirare i bellissimi soffitti decorati.





Dopo aver visitato lo splendido palazzo ci spostiamo alle Tombe Saadiane. Queste tombe risalgono alla fine del XVI secolo e si trovano all’interno di un giardino chiuso a cui si accede per mezzo di un piccolo corridoio. In questo stesso giardino si possono vedere più di 100 tombe decorate con mosaici, dove sono stati sepolti i corpi dei servitori e dei guerrieri della dinastia Saadiana. L’edificio più importante delle Tombe Saadiane è il mausoleo principale, dove sono sepolti il sultano Ahmad al-Mansur (il committente) e i membri della sua famiglia. Il mausoleo ha tre stanze, di cui la più famosa è quella delle 12 colonne, dove sono sepolti i suoi figli. Della necropoli nei secoli si era persa la memoria, sia perché al cambio di dinastia si tendeva a cancellare le testimonianze precedenti, sia perché la necropoli era isolata dalle strade circostanti e di fatto nascosta, sebbene fosse nel centro della città! Le tombe vennero riscoperte solo nel 1917 da un aviatore francese che sorvolava Marrakech e che era rimasto incuriosito dalla struttura.
Mentre sostiamo nei giardini delle tombe, Meriem ci racconta un risvolto della storia del Marocco a noi sconosciuto. Un esempio della estrema tolleranza della cultura marocchina e del coraggio di quello che all’indipendenza divenne il re: Muhammad V. Nel giugno del 1940, quando la Francia venne invasa dalla Germania nazista, i territori del Maghreb passarono sotto l’amministrazione dello stato collaborazionista di Vichy. Come già fatto in Algeria, anche in Marocco il locale governatore francese tentò varie volte di introdurre norme anti ebraiche. Muhammad V, a suo rischio e pericolo, rifiutò di consegnare l’elenco dei cittadini marocchini di religione ebraica, sostenendo che in Marocco non “esistevano sudditi ebrei, ma solo sudditi marocchini”. E quando i francesi fecero pressioni per imporre la stella gialla agli ebrei marocchini, il re rispose che avrebbero dovuto ordinarne dieci in più. Perché dieci erano i membri della famiglia reale e tutti e dieci l’avrebbero indossata. Fu grazie al suo coraggio che gli ebrei del Marocco non subirono il destino dei loro correligionari francesi.





Finito il tour sotto il Minareto Koutoubia e salutata Meriem andiamo a visitare i Giardini Majorelle (link qui). Creati nel 1924 da Jacques Majorelle, un pittore francese che si stabilì a Marrakech nel 1919, furono poi aperti al pubblico e nel 1980 acquistati da Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, che vi si stabilirono decidendo di vivere nella casa dell’artista, ribattezzata Villa Oasis. Le ceneri di Yves Saint Laurent sono state disperse nel roseto di Villa Oasis, e un memoriale in suo onore è stato eretto nel giardino. I giardini ospitano tantissime piante differenti, suddivise fra cactus, palme, bambù, piante da giardino e piante acquatiche.





Tornando verso il centro entriamo nell’Hotel La Mamounia (link qui), hotel extra lusso famoso perchè Winston Churchill era solito svernare qui. Ovviamente l’ingresso non sarebbe libero maaaaaa… è bastato dire che avevamo una prenotazione per un the. L’albergo ha dei giardini stupendi e degli arredi eccezionali.



Nel tardo pomeriggio beviamo un drink su una delle terrazze che affacciano sulla Piazza Jamaa el Fna per goderci il tramonto, dopodiché ci buttiamo nel suq per gli ultimi acquisti.
Ceniamo allo Zeitoun Cafè (link qui) e restiamo fino a notte fonda in giro per la piazza. Domani di buonora si torna a casa 🛫
Puoi tornare alla tappe principali del viaggio grazie al menu qui sotto