28 Dicembre 2014
Per la Tanzania serve il visto. Si ottiene facilmente – o spedendo passaporto ed un paio di foto ad Avventure, o andando in ambasciata oppure allo sportello dedicato dell’aeroporto di Dar El Salaam – dura un solo mese e con un colpo solo ti sei giocato una pagina del passaporto. Per la terza volta di seguito volo con Egypt Air. Questa è la volta buona: sia all’andata che al ritorno non subiamo ritardi né soppressione di voli. Viste le esperienze precedenti penso ad una fortunata congiunzione astrale!
29 Dicembre 2014

Dopo Roma – Il Cairo, Il Cairo – Dar El Salaam e Dar El Salaam – Stone Town siamo finalmente a Zanzibar. La città di Stone Town è la capitale di Zanzibar – capitale e non capoluogo perchè l’arcipelago non è una normale provincia ma una regione semi-autonoma. Ci si presenta come sovente si presentano le capitali di tutti i paesi in via di sviluppo: caotica, sporca, precaria. E, cosa che salta subito agli occhi, piena di gattini malnutriti e malaticci.





Comunque non siamo arrivati fin qui per stare in città. Per cui subito dopo esserci sistemati in un alberghetto senza pretese, il Sealand Hotel, partiamo per il tour delle spezie nell’interno.





Raggiungiamo quindi l’Hakuna Matata Spice Farm (link qui), un villaggio a nord di Stone Town a ridosso della Jozani forest. Le spice farms sono aziende agricole dove vengono prodotte le più note risorse di Zanzibar: le spezie, appunto. Veniamo accolti da uno stuolo di bambini perché l’azienda di fatto coincide con un villaggio.





Dopo l’accoglienza festosa dei bimbi veniamo raggiunti anche dalle nostre guide che ci accompagnano alla scoperta di coriandolo, pepe, cardamomo, noce moscata, vaniglia. Da bravi occidentali abituati a confrontarci con i banconi del supermercato, restiamo affascinati dallo scoprire le piante che si celano dietro le polverine che acquistiamo per cucinare.





Sebbene la guida del villaggio ci parli in inglese, ci rendiamo conto che qui quasi tutti parlano italiano. Qualche ragazzo l’ha studiato nei – pochi – mesi in cui frequenta la scuola ogni anno. Molti l’hanno imparato lavorando con le aziende italiane che sono presenti a Zanzibar. E questa della lingua è una cosa che ci porteremo appresso per tutto il viaggio. I zanzibarini parlano swahili ed inglese, ma non rinunciano a voler conoscere anche la lingua di chi va a trovarli.





Il tour delle spezie è fantastico. Sia per l’immersione completa nella realtà rurale, una realtà anche dura perché a ben vedere qui tutti lavorano nei campi, adulti e ragazzi. Sia perché restiamo ospiti a pranzo nel ristorante del villaggio dove una calda e corroborante zuppa al pepe fa da antipasto ad una portata principale semplice e sana. Alla fine del tour è anche possibile acquistare le spezie nel mercatino del villaggio. Se in un vostro viaggio foste intenzionati ad acquistare delle spezie, vi consiglio vivamente di approfittare di questi mercatini. Saltereste tutta la filiera distributiva, letteralmente dal produttore al consumatore. E soprattutto perché successivamente nei villaggi turistici o nei resort sarebbe molto meno facile trovarne.





Torniamo a Stone Town nel tardo pomeriggio. Un aperitivo sulla spiaggia di fronte il porto e la cena al Mercury’s, un ristorante proteso su un pontile, concludono la nostra prima giornata a Zanzibar.
30 Dicembre 2014

Belle le spezie, ma siamo qui soprattutto per il mare. Ed è ora di andare a Pemba.
Pemba è la seconda isola dell’arcipelago di Zanzibar ed è una meta molto, ma molto meno turistica. E noi l’abbiamo scelta proprio per questo. Vorremmo passare buona parte del viaggio in un ambiente più incontaminato ed affollato.





Dopo un volo di quaranta minuti di aereo atterriamo e ci sistemiamo nel resort, il Pemba Misali Beach (link qui). Lì ci raggiunge Suleiman, che ci farà da guida in questo giorni. Suleiman si rivelerà affabile e prezioso. Parla un buon inglese ed un discreto italiano. Vi lascio qui il link al suo profilo Facebook casomai voleste contattarlo per organizzare un tour a Pemba. Secondo il nostro programma avremmo dovuto visitare la Clove Oil Distillery, una industria dove i chiodi di garofano vengono trasformati in un olio essenziale, per poi tornare al nostro resort. Ma la nostra voglia di mare è irrefrenabile e decidiamo di cambiare programma e di affrontare un viaggio di un’oretta in pulmino per raggiungere le spiagge nel nord dell’isola. Attraversiamo una foresta costellata di villaggi. Bambini, polli e zebù – singolari mucche con una gobba dove immagazzinare l’acqua a mo’ dei cammelli – fanno da sfondo al nostro viaggio verso le acque turchesi di Pemba.





Appena arrivati sulla Vumawimbi Beach è subito bagno!!! Verso ora di pranzo si leva un vento teso da nord che porta molte alghe verso la riva. Suleiman allora decide di spostarci sull’altro versante del promontorio.





Dopo dieci minuti ci ritroviamo nella spiaggia davanti il Manta Resort, un vero paradiso… Le maree sono abbastanza pronunciate e lasciano a secco molte alghe. Suleiman ci spiega che gli zanzibarini le raccolgono per venderle ai giapponesi che ne ricavano prodotti di dermocosmesi.





Abbiamo una delle ragazze del gruppo che festeggia oggi i suoi primi quarant’anni. E visto che appunto siamo a due passi da un resort di lusso ne approfittiamo per andare a fare acquisti al bar. Ci vendono una bottiglia di uni spumante cileno anche se per i bicchieri ci dobbiamo arrangiare con un po’ di fantasia 🙂





Anche la sera nel nostro resort riusciamo ad improvvisare un tanti auguriiiii a teeee trasformando una macedonia in una simil torta 🤪
31 Dicembre 2014

Per goderci degnamente l’ultimo giorno dell’anno andiamo in barca sull’isola di Misali. Sull’isola aleggia una leggenda avventurosa secondo cui il pirata Capitan Kidd avrebbe nascosto qui un tesoro mai ritrovato!





Anche noi affrontiamo un viaggio avventuroso su una piccola imbarcazione per raggiungerla. Al di là della leggenda piratesca, Misali è un santuario naturalistico famoso come luogo di deposizione delle uova da parte delle tartarughe marine. È un pezzo di paradiso dove oggi ci sentiamo veramente fuori dal mondo.





Al nostro sbarco presso Baobab Beach troviamo ombrelloni in paglia e lettini di legno liberamente disponibili per i turisti. La sabbia è bianca, l’acqua cristallina. Il nostro entusiasmo incontenibile.





Sebbene mi sia portato maschera e pinne la barriera corallina qui non è particolarmente ricca. Pochi pesci, pochi coralli. Alla fine sarebbero bastate le scarpette da scoglio, perchè i coralli saranno pure pochi ma i ricci di mare non mancano!!!





Dopo pranzo Suleiman ci porta a visitare l’interno dell’isola. Prima ci fermiamo su una turtle beach, luogo dove nella stagione delle piogge le tartarughe depongono le uova. Successivamente raggiungiamo Bendera Cave, una caverna nell’interno dove, secondo la leggenda, vive un living ghost, un fantasma capace di concedere delle grazie. Ci racconta Suleiman che quando qualcuno vuole richiedere una grazia allo spettro, va sull’isola accompagnato da uno sciamano. I due eseguono un rito propiziatorio e liberano un pollo sull’isola, per poi tornare al loro villaggio. Se la grazia si realizzerà allorano sacrificheranno una capra o una mucca al villaggio, ne raccoglieranno il sangue in una ciotola, doneranno al villaggio la carne dell’animale e, tornati sull’isola, getteranno la ciotola nella grotta come ringraziamento allo spirito che vi abita.





La sera, tornati al nostro resort, abbiamo il cenone – si fa per dire 🤪 Qui sono mussulmani ed i mussulmani non festeggiano il capodanno. Però inostri ospiti ci hanno preparato un paio di dolci e a metà serata montano le casse per dare vita ad una serata danzante. Nel bar del nostro resort spumante non ce n’è ma per il brindisi risolviamo con un gin tonic di fortuna… 🍾
1 Gennaio 2015

Per festeggiare l’anno nuovo chiediamo a Suleiman di portarci in una spiaggia dove goderci il tramonto. Di nuovo con la barca andiamo in un posto sperduto di Pemba, la zona di Kilindi, dove sbarchiamo su una spiaggia dove ci siamo solo noi e qualche abitante della zona!





Trascorriamo così una delle giornate più belle del viaggio tra bagni e sole. Le ore passano senza che nessuno di noi se ne accorga in questo posto così isolato.





Il tramonto si rivela una sorpresa insperata. Quasi commovente. Calato ormai il sole navighiamo verso il resort illuminati dalla sola luce della luna, che per fortuna è quasi piena.





La sera andiamo a cena nel villaggio vicino il resort, Chake – Chake , ospiti di una signora che ha cucinato per noi. La padrona di casa è una cuoca di professione: cucina per i turisti ma anche in occasione delle cerimonie e delle ricorrenze del villaggio. Ceniamo seduti a terra, come da abitudine locale. Il cibo è veramente molto buono e rimaniamo più che soddisfatti di questa esperienza.
Per continuare a leggere il diario clicca qui oppure salta alle varie tappe col menu qui sotto