26 Dicembre 2017
Che questo sia un viaggio che rimarrà nella memoria lo capisco fin dalle prime battute. Voliamo con Royal Air Maroc da Fiumicino a Casablanca e da lì poi a Dakar. E già nella prima tratta iniziano le (dis)avventure 😜 Siamo tutti negli ultimi posti in coda, mezzi assopiti. L’aereo è pieno di italiani che vanno in vacanza e di magrebini che tornano a casa. Unica eccezione, seduto proprio nell’ultima fila, c’è un signore cinese. Io sonnecchio ma ad un certo punto vengo svegliato dal rumoreggiare di un crocicchio di persone formatosi nel corridoio intorno ad una hostess. Sebbene non sia ancora lucido intuisco subito di essermi perso un qualche avvenimento di una certa importanza. Cosa è successo?!? Chiedo e mi raccontano. Poco più avanti rispetto a me, nell’altra fila, c’è una coppia di italiani che si era anch’essa assopita. Come di norma hanno gli zaini nella cappelliera sopra il loro posto. Invece noi delle ultimissime file abbiamo trovato le cappelliere già occupate da materiale dell’equipaggio e quindi abbiamo dovuto sparpagliare i nostri zaini sopra i posti di altri passeggeri. Mentre dormivo il signore cinese era andato più e più volte a rovistare nella cappelliera sopra la coppia. Ad un certo punto il signore italiano della coppia si era ridestato ed aveva visto che il passeggero cinese aveva in mano il suo zaino. Recuperatolo aveva controllato se fosse tutto a posto. E no, non era tutto a posto perchè lui aveva lasciato nello zaino il portafogli e mancavano 1200 dollari!!! A quel punto il malcapitato aveva avvertito il personale di bordo. Per fortuna, sempre nei posti di coda, c’era una ragazza italiana che parlava cinese. Il derubato aveva fatto presente alla hostess che se avesse recuperato i soldi non avrebbe sporto denuncia e la ragazza italiana aveva tradotto il messaggio al signore cinese. Ed è proprio a questo punto che mi sveglio. La scena a cui assisto è quella in cui la hostess è seduta a fianco del signore cinese. La vedo che si alza, fa finta di rovistare nella cappelliera sopra la coppia derubata e ritrova i soldi che erano ancora nello zaino ma anziché nel portafogli erano stati sbadatamente riposti in uno dei sacchetti per il vomito 😇





Il volo Casablanca – Dakar invece è stato penosamente noioso 😜 Se foste curiosi sì, abbiamo tutti dormito abbarbicati ai nostri soldi 😂 Arriviamo a notte fonda ed andiamo a dormire in un alberghetto senza pretese tra l’aeroporto – che è molto lontano dalla capitale – e Dakar.
27 Dicembre 2017

La mattina finiamo di sistemare le ultime pendenze con Tropic Tour (link qui), il corrispondente per questo viaggio e finalmente inizia per davvero la nostra visita del Senegal. Prima volta in Africa Occidentale per me, dicevo in apertura. Gireremo con un pulmino Toyota guidato da Aliou. Il Senegal è una ex colonia francese e fa parte di quella che a livello geopolitico viene chiamata Françafrique, cioè tutta quella zona africana dove la Francia, sebbene non più potenza coloniale, ha mantenuto interessi forti. La lingua più diffusa in Senegal è il wolof. Ma dato che tutte le scuole sono finanziate dai francesi, tutti sono bilingue e quindi si può comunicare con tutti in francese.
Come tutte le capitali del terzo mondo che ho avuto occasione di vedere, Dakar non fa eccezione nel collezionare impunemente caratteristiche negative: inquinata, caotica, piena di quartieri fatiscenti. Quando si è bloccati in qualche ingorgo, subito compaiono dei venditori ambulanti. E finché vendono mandarini, ben vengano 😄 Dakar ha un clima strano, c’è sempre un pulviscolo fine nell’aria che limita molto la visibilità.





La nostra prima tappa è Île de Gorée (link qui). L’Isola di Gorée, per raggiungere la quale prendiamo un apposito traghetto dal porto di Dakar, è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO fin dal 1978 per il suo forte valore evocativo e simbolico. Gorée è infatti nota per essere stata dal XV al XIX secolo il più grande centro di commercio di schiavi della costa africana





A dispetto di questa fama sinistra la prima scena che ci accoglie è la festa di un gruppo di bambini che giocano con innocenti palloncini e cappellini di cartone colorato.





Gorée infatti è si sede di un museo dedicato alla tratta degli schiavi, ma è principalmente un villaggio e la casa di persone che vivono la loro vita di tutti i giorni.



L’isola è Patrimonio dell’UNESCO ed è famosa perché vi si trova quella che viene chiamata la Maison des Esclaves, la casa degli schiavi. Da questa isola infatti sono transitati milioni di africani strappati alla loro terra d’origine per essere portati in catene nelle Americhe. Una delle strutture dove venivano ammassati e smistati è ora diventata un museo dove delle guide raccontano il viaggio e le vicissitudini di queste persone, dalla loro vita all’interno della Maison des Esclaves alle armi usate dai commercianti di schiavi. Suggestiva è la porta che dà direttamente sul mare, la porta dalla quale gli schiavi venivano imbarcati sulle navi oppure buttati in mare se troppo deboli. L’isola fu usata per gli imbarchi fino al 1848, anno della definitiva abolizione della schiavitù nei territori francesi. Gorée è piccola ma piena di stradine e di edifici coloniali. La giriamo tutta e pranziamo lì. Poi nel pomeriggio riprendiamo il traghetto per Dakar.
Aliou ci aspetta all’imbarcadero e col pulmino ci porta a fare un giro “turistico” della città. Passiamo per Place de l’Indépendance, la piazza principale, su cui si affacciano degli imponenti edifici coloniali, sedi di ministeri o istituzioni pubbliche. Vediamo dall’esterno l’enorme Palais Présidentiel, sede ufficiale del Presidente appunto. E sempre dal pulmino vediamo la Cathédrale du Souvenir Africain de Dakar. Quello di Dakar è un giro veloce, la città architettonicamente offre veramente poco.





Più tempo lo dedichiamo invece al Marché aux Fetiches, il mercato dei feticci. E qui iniziamo una doverosa digressione. In Senegal convivono pacificamente una vasta maggioranza mussulmana ed una minoranza cattolica. Si incontrano molte moschee, ma anche chiese. Entrambe le religioni sono arrivate in Senegal sovrapponendosi alla più antica religione animista. Gli sciamani di quella religione, i marabout, vennero tenuti in grande considerazione dai nuovi padroni del Senegal, perché permettevano loro di controllare meglio la popolazione. Sebbene entrambe le religioni dominanti non attribuirebbero alcun valore ai riti dei marabout i senegalesi ricorrono tranquillamente a queste figure per scacciare il malocchio o solo per augurare salute e prosperità alle persone care. Per vari tipi di riti che il marabout deve officiare possono servire dei feticci, per lo più parti di animali: mani di scimmia, rane essiccate, corna di bufalo, penne di uccello. E quindi su un marciapiede della Avenue Blaise Diagne, non lontano dallo Stadio Reubeuss, c’è una lunga sequela di bancarelle che espongono tale mercanzia.
Quella del marabut o della médecine traditionnelle non è una attrazione turistica. Non ci sono marabut da visitare e fotografare e le bancarelle dei feticci si trovano nei mercati locali e non in quelli dove vengono accompagnati in massa i turisti.





Finito di girare per macabre bancarelle ci allontaniamo dal centro di Dakar per andare a visitare il Monumento alla Rinascita Africana. Parliamo di una originale statua bronzea alta 49 metri – quindi più alta della Statua della Libertà di New York o del Cristo Redentore di Rio de Janeiro. Commissionata alla Corea del Nord presenta nel classico stile sovietico una famiglia – lui, lei ed il bambino – protesi verso il sol dell’avvenire. Famiglia dai tratti abbastanza orientali debbo dire… 😬
Lasciamo Dakar per andare al Lac Rose – detto anche Lago Retba.
28 Dicembre 2017

Il Lac Rose era il punto d’’arrivo della mitica Paris-Dakar. La gara, tra la guerra in Mali e le ribellioni dei touareg algerini, ormai è stata spostata in Sud America, sulle Ande. Se siete curiosi qui c’è il link per vederne l’itinerario di quest’anno.





Il Lac Rose deve il suo nome al colore di alcune alghe che ne tinteggiano le acque. Ed è anche noto per il suo alto contenuto di sale – alla stregua del Mar Morto in Giordania. Il lago sorge tra il mare e le ultime propaggini del deserto e la zona tra lui ed il mare è piena di stupende dune sabbiose.





Decidiamo allora di fare il giro del lago con i quad. Sono vecchi e tenuti insieme con lo spago. Ma noi siamo avventurosi e li domeremo! Niente di più sbagliato. Nel primo tratto del percorso, in una zona di brecciolino, il manubrio di un quad si rompe – o meglio, finisce di rompersi – ed il mezzo finisce fuoristrada. All’inizio sembra che le due ragazze a bordo non si siano fatte niente, sebbene una delle due sia stata sbalzata dal mezzo ed abbia usato il fianco su un tronco 😬 Finiamo allora il giro del lago correndo tra di noi, saltando sulle dune e scorrazzando sulla spiaggia. Tornati sul pulmino le cose cambiano perchè in effetti una delle due ragazze, quella che era stata sbalzata ed aveva sbattuto col fianco su un tronco, calata l’adrenalina sta sempre peggio. La facciamo stendere nel pulmino ma visto che è sempre meno lucida decidiamo di fare un salto al vicino ospedale, il Centre Hopitalier Youssou Mbargane.





Ovviamente noi siamo spaesati dal non trovare una struttura simile alle nostre. Questo ospedale è composto da tanti piccoli edifici riuniti in un compound ed è estremamente essenziale. Per farvi un esempio: la sala d’attesa del pronto soccorso è una panchina all’ombra di un albero davanti l’ingresso dalla struttura stessa 🤷🏻♂️ Gli infermieri però sono solerti ed effettuano il triage salendo direttamente a bordo del pulmino! Dopodiché grazie ad una sedia a rotelle – non proprio del tipo che uno si aspetterebbe, sembra una poltrona ginecologica riadattata – portano la nostra amica a fare una lastra. Dalla sala raggi il tecnico esce e ci mostra la lastra: la vostra amica ha la scoliosi! 🤪 Tornati al proto soccorso – stavolta con una vera sedia a rotelle – la nostra amica viene visitata da un medico ed imbottita di antidolorifici per il resto del viaggio. Spoiler: facilmente aveva due costole incrinate che nel resto del viaggio si sono poi fratturate. Al ritorno nuova visita al pronto soccorso, nuova lastra ed un mese di riposo 😰





Proseguiamo quindi il viaggio concedendoci un’altra sosta fuori programma da un meccanico. Abbiamo il cavo del freno che non funziona benissimo ed Aliou saggiamente preferisce farlo riparare 😅 Tra un intoppo e l’altro è sera quando raggiungiamo Saint-Louis.




Saint-Louis è una città sulla foce del fiume Senegal, famosa per il suo centro storico. Ma anche per essere l’unica cittadina con un po’ di vita notturna che incontreremo lasciata Dakar 😂 Dopo cena passiamo il resto della serata all’Iguane Cafe, un night più carino di quello che ci saremmo attesi 🥃
29 Dicembre 2017

La mattina abbiamo in programma un’escursione nel Parco Nazionale del Djoudj (link qui). Il Parco si trova sulla riva sud-orientale del fiume Senegal ed è un santuario lacustre dove proliferano pellicani e cormorani.





Dopo aver contrattato con un facocero l’accesso all’imbarcadero 🤪 visitiamo il parco a bordo di una piroga. Incrociamo numerose colonie di pellicani, una più folta dell’altra!
Questo parco è un vero paradiso per il bridwatching, anche senza essere appassionati del genere e senza avere attrezzatura fotografica specifica. Navigando sul fiume Senegal si è letteralmente circondati dai pellicani e li si riesce a fotografare o filmare con estrema semplicità quando sono in decollo o in atterraggio o mentre volano a pelo d’acqua.





Finito il tour lacustre decidiamo di effettuare una sosta in un povero villaggetto di poche capanne sulla strada per uscire dal Parco. Ci sono pochi adulti indaffarati e molti bambini che ci circondano, felici della nostra visita.





Riprendiamo il cammino e torniamo a Saint-Louis. La città fu la prima fondata dagli europei in Africa occidentale. Il nucleo iniziale sorse nel 1659 come un forte su un’isola disabitata nella foce del fiume Senegal. Nel 1858 quello che adesso è il centro storico era collegato alla terraferma da un ponte di chiatte, sostituito nel 1897 dal ponte Faidherbe. Il centro storico, l’Île Saint Louis, caratterizzato da una tipica architettura coloniale, è Patrimonio dell’UNESCO ed il modo migliore per visitarlo è a bordo di un calesse. Si sviluppa su un’isola stretta e lunga ed è diviso in una zona cristiana ed in una zona mussulmana. Saliamo sui nostri calessi e percorriamo le sue strade e stradine dove si incrociano indifferentemente persone e capre.
Nei pressi di una scuola coranica si notano alcuni studenti che stanno imparando a memoria il Corano. Seduti ognuno per conto loro lungo la strada, recitano ad alta voce le sure mandate a memoria tenendo ancora aperto il testo. Il risultato è una lunga litania che pervade l’aria.





Facciamo sosta nella zona portuale. Lungo le banchine si possono ammirare le molte barche dei pescatori locali, dalle prue riccamente colorate. Alcuni stanno uscendo per la pesca e la loro preoccupazione è urlarci di non fotografarli.





La sera ripartiamo per raggiungere un campo tendato nel deserto presso Lompoul. Ovviamente per non rendere la giornata troppo noiosa ed ordinaria, foriamo una gomma. Tardi quindi, ma arriviamo a destinazione.
30 Dicembre 2017

Avrei fatto bene a portarmi un sacco a pelo. Le tende sono attrezzate di letto e copertine non sufficientemente pesanti per dormire veramente al caldo.





Infreddolito mi alzo con gli altri per ammirare l’alba, che nel deserto è sempre uno spettacolo emozionante. Tornati al campo facciamo colazione e poi si riparte.





Prima tappa della giornata il mercato di Touba Toul. In realtà il programma avrebbe previsto la visita di un altro mercato nei giorni precedenti. Ma i vari imprevisti ci avevano costretto a saltare quella sosta. Aliou allora ci suggerisce di fermarci qui visto che è di strada. Questo è un classico mercato locale dove vendono di tutto: granaglie, cibo, stoffe e preparati per la medicina tradizionale. Il mercato occupa varie strade e stradine ed è tutto un pullulare di persone e di carretti trainati da cavalli e somarelli, quasi tutti guidati da gruppi di ragazzini.





Dopo la sosta al mercato il nostro autista, Aliou, ci chiede il favore di poter effettuare una visita di condoglianze – è venuta meno la mamma del suo migliore amico. Ovviamente accettiamo e quindi facciamo sosta in un villaggio appena fuori la cittadina di Khombole. Sostiamo nello slargo davanti la scuola e già solo per la novità la scolaresca sciama fuori per vedere chi siano questi inattesi visitatori. Dopo l’incontro con i bimbi ed i loro insegnanti accompagniamo Aliou dal suo amico. La famiglia dell’amico di Aliou ci accoglie con benevolenza e passiamo un po’ di tempo con loro.





Riprendiamo il nostro viaggio ed arriviamo in serata a Sokone. Il programma prevede di essere ospiti di alcune famiglie locali – una iniziativa del GIE (Gruppo di Interesse Economico) Touris Jokkoo (link qui), una associazione dedita allo sviluppo del turismo responsabile ed integrato – e di assistere, dopo cena, ad uno spettacolo di lotta senegalese. Veniamo suddivisi quindi in gruppi di due persone ed accompagnati man mano alle varie abitazioni. Alcune di queste sono dentro il villaggio ed altre più distanti.





Le esperienze sono state variabili. Si va da chi – come me – si è trovato bene a chi si è sentito trattare come un corpo estraneo da ignorare. Comunque sia, io finisco in una famiglia molto prolifica. Un capofamiglia con tre mogli e figli di varia età. Da quello di diciott’anni, che cena con noi, a quelli di pochi mesi. A cena appunto abbiamo pesce grigliato accompagnato da patate, verdura ed un saporito soffritto di cipolla.
A metà serata veniamo tutti recuperati dal nostro pulmino per raggiungere il luogo dove si terrà lo spettacolo di lotta senegalese. Si tratta di una lotta tradizionale (insieme al calcio è lo sport più praticato da queste parti e vede la partecipazione sia di uomini che di donne) e consiste in un combattimento corpo a corpo che termina con l’atterramento di uno dei due lottatori. L’intero villaggio si riunisce ad assistere a vari incontri che si susseguono uno dopo l’altro.
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