15 agosto 2016

Passato il confine a Desaguero saliamo su un altro bus che ci riporta a Puno. In teoria avremmo un accordo con il referente locale dell’agenzia per trovare subito un altro mezzo per raggiungere prima del tramonto il sito di Sillustani. In teoria…




Il referente di Avventure a Puno continua a dimostrarsi fallimentare e l’autobus lo dobbiamo aspettare non poco. Riusciamo ad arrivare al sito che il sole ormai è quasi tramontato. Marce forzate con affanno per salire dal cancello al sito – siamo sempre a 3800 metri. Sillustani è un colle su cui sono state costruite delle enormi chullpas (torri funerarie) dalla cultura Qulla, sottomessa dagli Inca nel XV Secolo. Il sito domina la Laguna Umayo e, una volta raggiunta la cima del colle, ci godiamo gli ultimi raggi del sole da lassù.
Torniamo a Puno. Dato che il precedente albergo in questa città non ci aveva soddisfatto, avevamo chiesto al referente di trovarcene uno migliore. Finiamo a La Posada di Vargas (link qui) dove ovviamente abbiamo gli stessi problemi dell’Hostal Vylena: poca acqua calda che arriva pure con difficoltà, stanze fredde, ecc.
16 agosto 2016

Lo spostamento a Cuzco ci prende tutta la giornata. Utilizziamo un autobus pubblico che prevede varie soste turistiche.





La prima sosta è nella cittadina di Pucarà, sede di una fortezza Inca, dove visitiamo il locale Museo Lítico de Pukara, museo dove sono esposti reperti vari (dalle statue alle ceramiche) rinvenuti nel sito. In questa zona inoltre è molto diffusa la tradizione di mettere dei tori di terracotta sui tetti delle case come auspici di buona fortuna. E ovviamente li vendono anche come souvenir.






Altra sosta al Passo La Raya al confine tra il dipartimento di Puno e quello di Cuzco. Sosta successiva al sito archeologico di Raqchi, un’altra fortezza Inca. Il sito è molto vasto e comprende i resti del Tempio di Wirachoca, uno dei templi più grandi le cui rovine ci siano pervenute dopo le distruzioni operate dai conquistadores.






Sosta successiva nel paesino di Checacupe, per il circuito los tres puentes. In pratica sul fiume Pitumarca sono sospesi uno dopo l’altro tre ponti che coprono tre epoche diverse della storia del Perù. Un ponte inca, in legno. La fondazione incaica del ponte è originale, mentre ovviamente la struttura sospesa viene ciclicamente rinnovata. Un ponte in pietra di epoca coloniale. Ed un moderno ponte in ferro, eretto in epoca repubblicana.





Ultima tappa ad Andahuaylilas per visitare la bellissima chiesa di San Pedro Apóstol de Andahuaylilas (link qui). Arriviamo a sera a Cuzco alla Cusco House Inn (link qui).
17 agosto 2016

Tutta la valle in cui insiste Cuzco è denominata Valle Sacra degli Incas, Valle Sagrado de los Incas, e corrisponde alla valle scavata dal fiume Urubamba tra Cuzco stessa e Machu Picchu. La denominazione valle sacra deriva dal fatto che il fiume Urubamba in lingua quechua si chiamava Wilcamayu, che significava appunto fiume sacro.





Iniziamo la giornata con una visita guidata ai quattro siti archeologici più a ridosso di Cuzco: la fortezze di Saqsaywaman, il tempio di Qenqo, la fortezza di Puka Pukara, ed il sito di Tambomachay.





Delle fortezze non è rimasto granché, come delle strutture templari o di altro genere – gli spagnoli furono molto attenti a distruggere le vestigia della precedente civiltà per meglio controllare i loro nuovi domini. Fanno comunque impressione alcune enormi pietre, trasportate da lontano probabilmente su tronchi d’albero – qui la ruota non era conosciuta – e sagomati perfettamente per incastrarsi gli uni con gli altri.

A metà mattinata ci spostiamo all’interno della Valle Sagrada per raggiungere le rovine della fortezza di Pisac.





Al contrario dei quattro siti precedenti che non ci avevano colpito più di tanto, qui restiamo impressionati dalle enormi terrazze semicircolari e dai resti della fortezza. Le terrazze furono costruite dagli Inca prelevando a mano il terreno più ricco dalle pianure sottostanti. Questo meccanismo permise alle antiche popolazioni di produrre molto più cibo di quanto sarebbe normalmente possibile ad un’altitudine di 3600 metri.





Pranziamo nel mercato, il Mercado de Abastos de Pisaq. Questo mercato è il centro di approvvigionamento più famoso e affollato della Valle Sacra degli Incas. La sua fama è dovuta principalmente al colore delle sue bancarelle, dove vengono offerti tutti i tipi di prodotti: frutta, verdura, capi di alpaca o gioielli in argento. Nel mentre che visitiamo il mercato, il sole ci lascia per dare spazio al brutto tempo.





Tappa finale: la fortezza di Ollantaytambo. Ollantaytambo è famosa perché nella battaglia qui combattuta nel gennaio del 1537 gli Inca, sotto la guida dell’Imperatore Manco II, riuscirono per la prima ed unica volta nella loro storia a respingere gli spagnoli. Fu una vittoria temporanea dato che questi, ricevuti rinforzi, ad aprile espugnarono la fortezza. Manco II fuggì prima a Vitcos, conquistata dagli spagnoli a luglio. E da lì allora gli ultimi Inca ripiegarono prima a Machu Picchu e poi a Vilcabamba, el ultimo refugio de los Incas, dove la civiltà Inca fu definitivamente distrutta dai conquistadores con la cattura e l’esecuzione di Túpac Amaru, ultimo imperatore Inca, nel 1572.
La fortezza di Ollantaytambo è imponente con i suoi enormi massi perfettamente tagliati ed incastrati l’uno nell’altro. Sia il trasporto di tali pietre che una tale perizia nella lavorazione facevano si che servissero non meno di quattro generazioni per ultimare progetti simili. Ci spiega la nostra guida che all’arrivo degli spagnoli la fortezza non era stata ancora completata. La vista, nonostante la pioggia, è mozzafiato dato che la fortezza ricopre un’intera parete rocciosa.
18 agosto 2016

Secondo giorno nella Valle Sagrada. Stamani la nostra prima tappa è Chinchero, un paesino famoso per la lavorazione della lana d’alpaca.





Raggiungiamo a piedi la Antigua Plaza che si apre davanti il sito archeologico. Al lato della piazza sorge una bella chiesa in stile coloniale spagnolo, la Iglesia de Nuestra Señora de la Natividad. Nella Valle Sagrada come in Cuzco, il cuore della cultura Inca, gli spagnoli costruirono sistematicamente i loro edifici sulle fondamenta di quelli preesistenti, onde appunto soppiantare anche fisicamente il retaggio della vecchia civiltà. Così a Chinchero le fondamenta della chiesa appartengono all’antico Tempio del Sol.





Come accennavo prima Chinchero è famoso per la lavorazione della lana. Tant’evvero che già in piazza ci sono molte venditrici che espongono su dei tappeti colorati la loro merce.
Dopo aver visitato la chiesa siamo ospiti di uno dei laboratori dove la lana viene lavorata. Le signore, che indossano un vestito ed un cappello tipico del villaggio, ci mostrano il funzionamento del telaio e le varie tecniche per colorare il tessuto.




Lasciato Chinchero passiamo velocemente per Maras, piccolissimo borgo dove è evidente la tradizione di decorare con motivi artistici le porte e gli architravi delle case. La nostra meta è Moray. Qui ammiriamo quattro fosse circolari, adibite a terrazze per la coltivazione. Gli archeologi hanno rivelato che qui gli Inca stavano sperimentando nuove tecniche di coltivazione, sfruttando la peculiarità della zona, che garantisce temperature diverse tra i vari livelli delle terrazze.





Tappa finale della mattina è il Sal de Maras, le saline di Maras. Le saline consistono in tremilaseicento vasche che danno lavoro a circa duecento famiglie. Il sale estratto da queste saline è privo di iodio, quindi destinato solo agli animali. Sono un centro di estrazione di epoca Inca ed il metodo di raccolta non è cambiato da secoli. La produzione di sale è scandita dal calendario delle stagioni. Nella stagione secca l’accumulo di sale è rapido, vi è una maggiore produzione e si ottiene una migliore qualità del sale, che ha un colore bianco/rosato. Nella stagione delle piogge invece la produzione risulta difficile ed il colore del sale possiede diverse tonalità di marrone. Lo spettacolo è veramente unico ed affascinante.




Pranziamo ad Urubamba abbastanza di fretta perché a metà pomeriggio dobbiamo tornare ad Ollantaytambo per prendere il treno della Inca Rail (link qui) per Machu Picchu. È un treno panoramico, con grandi finestroni sui lati delle carrozze e sul tetto. Si addentra in stretti canyon ed il tragitto è molto bello da ammirare. Arriviamo la sera ad Aguas Calientes, il cui nome ufficiale in realtà sarebbe Machu Picchu Pueblo. Siamo in una zona termale in un’ansa del fiume Urubamba. La cittadina è raggiungibile facilmente tramite la ferrovia e ha come unica funzione il ristoro dei turisti che affluiscono per visitare il sito archeologico. Quindi è un’accozzaglia di brutti edifici di cemento zeppi di alberghi e ristoranti. Pernottiamo al Keros (link qui).
19 agosto 2016

Giornata dedicata a Machu Picchu! La visita al sito funziona così: la salita da Aguas Calientes verso il sito è consentita dalle cinque del mattino in poi. Si può salire o a piedi o con un servizio di autobus (meglio prenotare il biglietto, sebbene si possa compare la mattina stessa). La salita a piedi consente di alzarsi poco prima delle cinque, ma è abbastanza erta e priva di panorama – le scale da percorrere sono immerse nella vegetazione. Considerate che Aguas Calientes è a 2000 metri di altezza, mentre Machu Picchu a 2400 metri.




Noi abbiamo optato quindi per il servizio navetta. Volevamo però avere la possibilità di ammirare le rovine prima che fossero letteralmente invase dalle orde di turisti. In più qui c’è un clima tropicale, piove spesso per poco tempo ed i turisti girano con keyway colorati addosso. Arrivando tardi avremmo rischiato di avere una foto della città piena di questi puntini multicolore 🤪 Quindi volevamo necessariamente prendere uno dei primi autobus. Gli autobus hanno trenta posti ognuno e si sale in ordine di arrivo. Quindi alle tre e mezza del mattino ci siamo messi in fila – e non eravamo neanche i primi!!! Le attività commerciali aprono anche loro verso quell’ora, sia per dare ristoro a chi attende, sia per permettere di approvvigionarsi di cibo ed acqua per la giornata. Infatti una volta arrivati al sito gli unici rifornimenti sono disponibili ai cancelli di ingresso ed il prezzo delle vettovaglie è esorbitante. Come vi dicevo siamo in una zona tropicale e noi siamo fortunati perché un violento acquazzone inizia e termina nel mezzo della nostra lunga attesa e durante la giornata al massimo ci raggiunge qualche goccia portata dal vento, ma nulla di più. Saliamo sul sesto autobus ed in mezz’ora siamo all’ingresso del sito.




Machu Picchu – in realtà il nome della città non è noto, Machu Picchu è il nome del monte su cui è costruita – è completamente nascosta alla vista dalla valle sottostante, come dall’ingresso del sito. Tanto è vero che è arrivata intatta fino a noi proprio per questo motivo: gli spagnoli non l’hanno mai scoperta! Ragion per cui quando entri nel sito e percorri il ripido sentiero di ingresso e ti compare davanti d’improvviso, a vederla ti si mozza il fiato. Nonostante i nostri sforzi per essere tra i primi già qualche gruppo di turisti sta invadendo il sito con i loro kayway colorati. Ma alla faccia dell’affanno (tanto qui siamo più bassi che nel resto del viaggio) scaliamo quasi di corsa la salita per il mirador della Capanna del Custode per scattare le nostre foto 📸 Le rovine ancora avvolte dalle prime nebbie del mattino restano una vista indimenticabile.




Abbiamo appuntamento con Simon, la nostra guida per il sito, verso ora di pranzo. In ragione di questo avevamo prenotato già dall’Italia l’accesso al monte Machu Picchu, il Cerro Machu Picchu. Ci sono solo due fasce orarie per salire e i biglietti sono contingentati. La Lonely Planet parla di una camminata. Una camminata… se siete ben allenati forse la si potrebbe definire così. Io ho impiegato un’ora e mezza a salire dai 2600 metri dell’ingresso ai 3061 metri della vetta e sono stato tra quelli che sono arrivati prima del grosso del gruppo di turisti. La salita è sicuramente fattibile ma considerate che è abbastanza faticosa sia all’andata che al ritorno perché per buona parte il tragitto si snoda su degli scaloni intagliati nella pietra. Non vi sono indicazioni sulla distanza mancante o percorsa e spesso il sentiero si affaccia sul vuoto. La vista dalla cima però è spettacolare perché si dominano le valli sottostanti con le loro foreste nebulari e le rovine del sito. Ovviamente nel nostro caso c’era una simpatica nuvola proprio sulle rovine che non aveva alcuna intenzione di levarsi… Per cui ho scattato le foto alla città mentre scendevo 😎 Alla fine della discesa sveniamo un attimo, finché Simon non viene a cercarci per iniziare il tour, chiedendosi come mai fossimo tutti accasciati al suolo e mezzi svenuti 😬





Quando Pizarro ed i suoi conquistadores arrivarono in Sud America, l’Impero Inca era stato appena squassato da una feroce guerra civile. Morto l’imperatore Huayna Cápac, i suoi due figli, Huáscar e Atahualpa, si contesero militarmente il trono. Durante la guerra civile la città che noi chiamiamo Machu Picchu – come ho già accennato non ne conosciamo il nome e le è stato attribuito quello del monte dove è situata – fu abbandonata. Nessuno sa il perché fu abbandonata. Dall’esame delle rovine (c’è un palazzo reale per ospitare l’imperatore, templi importanti, ecc) era comunque una città che poteva ospitare dalle 300 alle 500 persone e doveva rivestire una notevole importanza. Due sono le teorie principali sulla sua natura. Una vuole che fosse una residenza estiva dell’imperatore Inca. E’ una teoria che giustifica l’abbandono della popolazione in un momento in cui bisognava concentrarsi sulla difesa di Cuzco dalle truppe di Atahualpa. Il direttore del sito archeologico invece sostiene una teoria diversa. Esistono evidenze archeologiche per cui su Machu Picchu convergevano più tratte commerciali provenienti dalla zona amazzonica del dominio Inca. Quindi poteva ben essere la porta d’accesso alla capitale da quel lato ed è plausibile che durante la guerra civile la popolazione si fosse spostata altrove per lasciare solo un presidio militare nella città. Teoria anch’essa affascinante, che lascia comunque avvolto nel mistero il motivo del suo abbandono. Fatto sta che dopo la vittoria degli spagnoli nella seconda battaglia di Ollantaytambo, le truppe Inca in rotta sostarono per qualche mese nella città, per poi ripiegare nella foresta amazzonica a Vilcabamba. Gli spagnoli, inseguendo le residue forze Inca, passarono lungo le sponde del fiume Urubamba, quindi dove ora sorge Aguas Calientes, ma non scoprirono la città.





La visita guidata dura un paio d’ore. La perfezione dei muri dei templi Inca, con le pietre incastrate senza l’utilizzo di malta, è spettacolare. Visitiamo l’osservatorio astronomico (usavano due bacili di pietra colmi d’acqua per riflettervi a mo’ di specchio il cielo e non dover stare sempre con la testa all’insù!), la zona residenziale, il Tempio del Sol e quello del Condor.





Il pomeriggio torniamo sfiniti ad Aguas Calientes dove ceniamo e poi riprendiamo il treno per Ollantaytambo e da lì ritorniamo a Cuzco.
20 agosto 2016

Oggi pomeriggio abbiamo l’aereo per Lima e poi quello per tornare in Italia. Ma vogliamo sfruttare la mattina il più possibile per visitare Cuzco. Quindi usciamo e di buon passo raggiungiamo la Plaza Mayor, nel centro storico della città, per visitare la cattedrale.





Arriviamo in piazza e ci troviamo nel bel mezzo di una partecipatissima festa dedicata a Santa Rosita de Lima. Musica ovunque e gruppi in costume folkloristico che sfilano e che danzano in balli coreografati!
Per questo motivo questa mattina la Cattedrale è chiusa al pubblico. In compenso abbiamo la possibilità di divertirci ammirando gli artisti che animano la piazza.




Visitando la Iglesia de la Compañia de Jesus, una seconda chiesa che affaccia sulla piazza, abbiamo accesso ad un piano rialzato e dalle finestre possiamo goderci lo spettacolo in piazza dall’alto.





Nel centro storico tutte le case coloniali sono costruite sulle fondamenta dei precedenti edifici Inca. E tutte le chiese sono costruite sui vecchi tempi Inca, a voler rimpiazzare anche fisicamente la vecchia religione con la nuova imposta dai conquistadores. Le chiese sono molto belle ed i balconi decorati tipici dell’architettura coloniale affascinanti.





Mi concedo anche un giro nel Mercado Central de San Pedro e compro di corsa gli ultimi souvenir del viaggio, chè bisogna partire.
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