12 Luglio 2024

Il gruppo è molto frammentato per quel che riguarda gli aeroporti di partenza e Genti ci raduna all’esterno degli arrivi per aspettare tutti. Il punto di ritrovo è la statua di Madre Teresa di Calcutta, a cui è intestato anche l’aeroporto. Spesso sfugge che Madre Teresa non era indiana, bensì albanese. Era infatti nata nel 1910 a Skopje (adesso capitale della Macedonia del Nord ma allora parte dell’Impero Ottomano) da famiglia albanese. Visse lì fino a diciott’anni per poi andare in India. L’Albania ha intitolato a Nënë Tereza l’aeroporto internazionale di Tirana, gratificandola anche di una statua che concorre con quella a Papa Giovanni Paolo II in Piazza dei Cinquecento a Roma come bruttezza!



Superato il trauma della statua e riunito tutto il gruppo, Genti ci porta al nostro albergo a Tirana, l’Hotel Livia (link qui). Prese le stanze è ormai pomeriggio ed usciamo per un giro di Piazza Scanderberg. Genti ci aveva anticipato durante il transfer dall’aeroporto come la piazza sia il palcoscenico dell’Albania moderna, con palazzi antichi restaurati e svettanti grattacieli dalle forme moderne. Il problema è che basta girare l’angolo ed il tutto si rivela come la scena di un teatro: case fatiscenti ed un’economia modesta.




Nella piazza visitiamo subito la Moschea Et’hem Bej. Questa è una moschea ottomana costruita tra il 1789 ed il 1823 dal nobile albanese Et’hem Bey Mollaj e da suo figlio. Nel 1991 divenne un simbolo della rinascita religiosa albanese perchè diecimila persone decisero di sfidare i divieti della dittatura comunista ed entrarvi per pregare. Viste le modeste dimensioni della moschea (ha una capienza sulle sessanta persone) doveva essersi creata una notevole folla nella immensa piazza. Gli affreschi all’esterno dell’edificio, più precisamente nel portico, presentano motivi a forma di alberi, cascate e ponti. In contrasto con la classica architettura islamica, che invece presenta motivi astratti. Questo perché le maestranze erano veneziane e non musulmane. Alle spalle della moschea svetta la Torre dell’Orologio, costruita anch’essa da Et’hem Bey Mollaj nel 1811 ed al tempo edificio più alto di Tirana.






Dopo aver visitato la moschea andiamo al Bunk’Art 2 (link qui). Questa struttura, originariamente un bunker sotterraneo costruito durante il periodo comunista, era stato concepito come un rifugio antiatomico durante il regime di Enver Hoxha. Oggi, il sistema di bunker è stato trasformato in uno spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea e alla riflessione sulla storia e la memoria collettiva albanese. Molto spazio è dedicato alla polizia segreta nota come Sigurimi. Del tutto analoga alla Stasi della DDR, anche alla Sigurimi impiegava ogni mezzo per spiare e reprimere il dissenso interno.






Terminata la visita al museo decidiamo di visitare la Cattedrale della Resurrezione di Cristo (link qui). In realtà l’antico edificio risalente al 1865 fu distrutto dal regime comunista nel 1967 per erigere al suo posto un albergo! Così nel 2012 fu eretta questa chiesa moderna, che risulta essere la terza chiesa ortodossa più grande d’Europa.




Ci avviamo a piedi verso il ristorante passando per la zona del Castello di Tirana, di cui non resta quasi nulla ma la cui zona è sede della movida cittadina con spettacoli, bancarelle di street food e ristoranti. Ad un certo punto, svoltando un angolo, alzo lo sguardo e mi trovo improvvisamente catapultato ad Istanbul sotto la Moschea Blu! Siamo infatti ai piedi della Moschea Namazgâh o Grande Moschea di Tirana. Ancora non inaugurata, è destinata a diventare la più grande moschea dei Balcani. Genti ci spiega che si attende una visita di Erdogan, capo di stato turco, per l’inaugurazione essendo stata finanziata in larga parte dalla Turchia.



Ceniamo al Ristorante Oda Garden (link qui), un ristorante di cucina tradizionale albanese.
13 Luglio 2024

Iniziamo il nostro viaggio nell’interno dell’Albania… passando la frontiera con la Macedonia del Nord! Come avevo accennato per Madre Teresa di Calcutta, sotto l’impero ottomano la comunità albanese era diffusa oltre gli attuali confini politici e quindi la zona del Lago di Ohrid è culturalmente molto legata all’Albania.
A costo di ripetermi, i problemi di traslitterazione dei nomi accompagneranno tutto questo diario. La città principale che si affaccia sul lago è chiamata Ohrid ma spesso sulle mappe potete trovare Ocrida o similari.




Superate le formalità sul confine raggiungiamo Radozhda, un villaggio dove sostiamo per visitare la Chiesa di San Michele Arcangelo. Questa è una piccola chiesa rupestre scavata nella roccia a poche centinaia di metri di altezza rispetto al livello del lago. È raggiungibile tramite una scalinata che parte alle spalle del ristorante Dva Bisera, a cui bisogna ricordarsi di chiedere le chiavi per poter poi entrare nella chiesa.



La vista del lago dall’ingresso della chiesa è spettacolare. Ma lo sono anche di più gi affreschi conservati al suo interno. Nonostante i danni subiti in più occasioni sono ancora visibili affreschi che spaziano dal XIII al XVII secolo. A questi si affiancano numerose icone votive, tipiche della religiosità ortodossa.



Ci fermiamo a pranzo proprio al Ristorante Dva Bisera. È un rinomato ristorante di pesce, con i tavoli letteralmente sul lago, ma al pesce arrosto siamo costretti a preferire delle più rapide insalate non avendo il tempo di sostare a lungo.

Dobbiamo infatti raggiungere Ohrid per la nostra visita guidata. Genti ci lascia col pulmino alla sommità della città vecchia e con la nostra guida Caterina scenderemo man mano a valle per ammirare le vestigia cittadine. Ohrid è conosciuta come la Gerusalemme dei Balcani perchè una volta possedeva 365 chiese, una per ogni giorno dell’anno.




La città vecchia è dominata dalla Fortezza di Samuele e circondata da una cinta muraria. La fortezza risale al X secolo, quando Ohrid era la capitale del primo impero bulgaro governato dallo Zar Samuele appunto.




La Chiesa Madre di Dio Peribleptos fu edificata alla fine del XIII secolo su richiesta del governatore bizantino Progonos Sgouros ed è una delle chiese più antiche di Ohrid. Costruita in pietre e mattoni, ha una pianta a forma di croce su base rettangolare con al centro una cupola cieca ed è molto conosciuta grazie agli antichissimi affreschi che decorano il suo interno.





Gli affreschi comprendono immagini della Passione e dei Vangeli, della vita della Vergine Maria e della vita di Giovanni Battista e sono opera dei pittori bizantini Michael Astrapas ed Eutychio da Tessalonica. I lavori dei due artisti sono tra le più significative realizzazioni del cosiddetto Rinascimento dei Paleologi, che combina elementi dello stile grafico dell’arte Comnena (XI secolo) e dell’arte post-Comnena (XII secolo – seconda metà del XIII secolo).
È sabato ed è giorno di matrimoni. Incrociamo due coppie per il servizio fotografico qui ed una per il matrimonio vero e proprio più tardi alla Chiesa di San Giovanni il Teologo. Sono tutti molto giovani.





Superata la piccola Chiesa di San Dimitri (XIV secolo) raggiungiamo il Teatro Antico Ellenistico. Risalente al 200 a.C. è l’unico anfiteatro ellenistico di tutta la Macedonia del Nord (gli altri sono di epoca romana). Al suo interno è installato un palco che viene usato per i numerosi eventi che si tengono durante l’anno, incluso il Festival estivo di Ohrid, un’importante manifestazione internazionale teatrale e musicale che inizia proprio stasera. Lungo la strada Caterina ci fa notare una malridotta abitazione di epoca ottomana, tra le cui macerie si può notare la peculiare tecnica costruttiva. Il bondruk consiste in un telaio di legno riempito con canniccio ed argilla, una tecnica che tra incuria e terremoti non ha retto alle ingiurie del tempo.




Dopo una breve sosta nel sagrato pieno di piante e fiori della Chiesa della Santa Vergine Pandanos (ci sarebbe da ammirare un affresco al suo interno ma la chiesa è chiusa) ci troviamo in una strada dove campeggiano sulle case diverse bandiere. Caterina ne approfitta per spiegarci come la Macedonia del Nord sia stata costretta a cambiare la sua bandiera nazionale nell’ambito di un accordo con la Grecia per il riconoscimento della nuova nazione sorta dalla dissoluzione della Jugoslavia. Infatti nelle bandiere di entrambe le Macedonie, la provincia greca e la nazione indipendente, campeggiava il Sole di Verghina (o Stella Argeade), una stella simbolica con 16 raggi. Con gli accordi del 1995 la Macedonia del Nord ha sostituito alla stella argeade un sole nascente con otto raggi.




Proseguendo la camminata raggiungiamo il Monastero di San Clemente e San Pantaleone, sito all’interno di un più vasto complesso archeologico di Plaosnik. La chiesa venne costruita sulle fondamenta di un precedente monastero su richiesta di Boris I di Bulgaria nell’anno 893 per soddisfare San Clemente, discepolo dei santi Cirillo e Metodio. Venne poi utilizzata da San Clemente e da San Naum di Preslav come edificio liturgico e soprattutto come scuola letteraria dove veniva insegnato l’alfabeto cirillico. Si dice che il complesso religioso accolse oltre 3500 studenti e costituì la prima università dei Balcani.


L’interno della chiesa, oltre ai meravigliosi affreschi, conserva la tomba di San Clemente (morto nel 916) e alcune aree con il pavimento in vetro dove si possono ancora vedere le fondamenta originali. Caterina ci racconta di come a Pasqua la tomba di San Clemente venga aperta cosicché i fedeli ne possano baciare le ossa (una pratica diffusa anche da noi nel medioevo ma caduta ormai da tempo in disuso e dimenticata).




Raggiungiamo finalmente le sponde del lago per visitare la Chiesa di San Giovanni il Teologo, detta anche Kaneo. Risalente al XIV secolo, la piccola chiesa sorge su un promontorio a picco sulle acque del lago. La struttura è costruita a forma di croce inscritta in un rettangolo e presenta un’unica cupola con un peculiare cornicione del tetto che forma timpani angolari.




A questo punto effettuiamo una breve escursione in barca a motore sul Lago di Ohrid. Il vasto lago tempera molto il clima della zona ed è una meta turistica molto frequentata. Numerose le spiagge attrezzate lungo le sue sponde e, di conseguenza, molti i locali e le vie della movida serale ad Ohrid.




Sbarcati nei pressi della Spiaggia Saraiste proseguiamo la nostra visita entrando nella Cattedrale di Santa Sofia. Risalente al X secolo, è uno dei monumenti più importanti di tutta la Macedonia del Nord. Durante l’XI secolo Santa Sofia era la Grande Chiesa dell’Arcivescovado di Ohrid, la cui Diocesi comprendeva i territori a sud del Danubio fino alle montagne albanesi e dal Golfo di Tessalonica fino alle coste meridionali dell’Italia ed ai territori dell’attuale Romania e Moldova. La chiesa ha la forma basilicale con transetto, cupola e logge ai lati. Al suo interno sono presenti più di sessanta affreschi di figure che rappresentano i più importanti patriarchi ortodossi, vescovi e preti. La parte sud dell’altare (il diaconico) è dedicata a San Giovanni Battista. Nella calotta dell’abside sono raffigurati sei papi romani che riflettono la Pleroma (totalità dei poteri di Dio) prima del Grande Scisma del 1054, quando la Chiesa ortodossa orientale si separò dalla Chiesa cattolica occidentale.




Finiamo la nostra visita guidata passando sotto alcune case ottomane ristrutturate e trasformate in musei, come la Casa Museo Robevci, costruita nel 1863 dai ricchi mercanti Robev, e la Casa Memoriale di Hristo Uzunov, popolare rivoluzionario macedone che nacque e visse in questa casa.



Ci godiamo un po’ di tempo libero al tramonto e ceniamo al Ristorante Viva Ksantika kaj Tanja (link qui).
14 Luglio 2024

Effettuiamo una breve sosta lungo la via presso il belvedere della Bay of Bones (link qui), un sito archeologico di epoca preistorica dove è stato ricostruito un villaggio su palafitta. Sebbene questo sito abbia una sua importanza scientifica in quanto per la prima volta in Macedonia del Nord è stata utilizzata la branca dell’archeologia subacquea, preferiamo proseguire per il Monastero di Sveti Naum.




Costruito su una delle sponde più belle del lago, il monastero fu fondato da San Naum di Ohrid nel X secolo. San Naum fece parte della missione dei Santi Cirillo e Metodio nella Grande Moravia per poi insegnare in varie scuole letterarie.




All’interno del monastero è racchiusa la piccola chiesa che contiene la tomba del santo. Narra la legenda che chi cade in preghiera profonda possa sentire ancora il battito del suo cuore.




Il monastero sorge in un parco molto bello, sede di un campeggio e con una bella spiaggia sul lago. E dove sono ubicate le sorgenti del Crn Drim conosciute anche come Springs of Sveti Naum o Black Drim’s Springs. L’acqua che sorge sul fondo del fiume in realtà arriva per via carsica dal lago Prespa, sito sull’altro lato del monte Galičica. Grazie ad un tour in barca a remi è possibile immergersi nella pace di questo tratto di fiume ed ammirare il sorgere dell’acqua dal fondo, mentre smuove la sabbia.
Lasciato il monastero rientriamo in Albania (di nuovo la trafila dei passaporti) e raggiungiamo il paesino di Voskopojë (ma trovate anche Moscopoli) e ci fermiamo subito a pranzo al Gonet Resturanti (di fatto il ristorante di Vila Falo)


Veniamo attirati al ristorante dalla musica tradizionale. È domenica e nel giardino del ristorante i tavoli sono pieni di famiglie, con nonni e nipoti. Qualcuno balla le danze tipiche e noi approfittiamo di questa parentesi rurale per ordinare un piatto tipico della zona di Korçë, la pizza Lakror. È una torta salata che può contenere diversi ripieni, costituiti da varie verdure o carne. Buona!


Quello che adesso è il villaggio di Voskopojë nel XVIII secolo fu una delle maggiori città dei Balcani, spiccando per la presenza della prima tipografia della Penisola Balcanica e di numerose chiese. L’antica Voskopojë fu rasa al suolo nel 1788 da Alì Pascià di Tepeleni, governatore ottomano, e fu devastata dal fuoco durante la I Guerra Mondiale. Adesso appunto è un piccolo villaggio. Il monumento più importante è la Chiesa di San Nicola.




L’edificio ha forma basilicale con un naos coperto da una cupola, un nartece e un chiostro. L’interno è interamente affrescato da circa un migliaio di immagini dipinte da David Selenica e dai suoi aiutanti Kostandin e Kristo. Considerato una delle figure più importanti dell’arte medievale albanese nel 1715 affrescò una delle cappelle del monastero della Grande Lavra, il primo monastero costruito sul Monte Athos. Dopo aver affrescato dal 1722 al 1726 la chiesa di San Nicola eseguì altre opere importanti a Salonicco. A differenza di altri pittori della sua epoca, Selenica utilizzava nei suoi dipinti e nelle sue icone colori vivaci, combinando inoltre elementi dell’arte bizantina dell’era paleologa a quelli della scuola d’arte veneta.
Avremmo voluto visitare anche la Chiesa della Dormizione della Santa Vergine ma è chiusa per restauro. Ripartiamo e così raggiungiamo Korçë.





A Korçë (o Coriza) visitiamo il Museo Nazionale dell’Arte Medievale o Museo delle Icone. Il museo accoglie una collezione di oltre 7.000 oggetti artistici e culturali, prevalentemente icone e opere realizzate in pietra, legno, metallo e tessuto, che coprono le varie fasi dello sviluppo dell’iconografia in Albania. Il museo è suddiviso in diverse zone. Un Muro d’Oro, che si estende su due piani composto di icone cinquecentesche. Un Balcone Bianco, che ospita le icone più antiche del Museo, risalenti al XIV secolo. Un Padiglione del Labirinto Nero dedicato alle opere del rinomato artista Onufri. Una Sala Rossa con al centro un’iconostasi settecentesca scolpita con motivi apocalittici. Ed una Sala Paradisiaca che ospita due capolavori dei fratelli Zografe.



Dopo questa ubriacatura di arte antica passiamo ad un genere più moderno con la Cattedrale della Resurrezione. L’edificio storico è stato distrutto tra il ’67 e il ’70, durante l’era della dittatura comunista, ed è stato interamente ricostruito nel 1992.



Ci spostiamo nella zona del bazar, ma scopriamo che del vecchio bazar non è rimasto nulla. Al suo posto c’è un normale centro commerciale e la piazza dove una volta venivano esposte le mercanzie ora ospita tanti localini. Scatta l’aperitivo 🍸



Prendiamo le stanze all’Hotel Vila Mano. È una residenza bellissima, una villa appartenuta da sempre alla famiglia Mano e gestita ancora da loro. Stanze ampie e decorate, una magione di altri tempi quasi tutta per noi! Per cena ci spostiamo alla storica sede della Birra Korça (link qui), birrificio inaugurato nel lontano 1928.
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