Skip to content

2010

Outback e Brisbane

Casio Exilim, iPhone 3GS

13 agosto 2010

La mattina facciamo una passeggiata sullo sconfinato lungomare di Cairns, l’Esplanade. C’è la bassa marea e l’odore non è eccezionale 😬 A parte questo quello che notiamo (e che c’era sfuggito a Sydney ma che invece ritroveremo a Darwin ed a Brisbane) è come il centro delle città australiane sia attrezzato per l’attività fisica all’aria aperta e la socializzazione. In una nazione dove il mare è pericoloso (squali, meduse) le città sono dotate di piscine pubbliche intorno alle quali svolgere le attività sociali. Qui infatti c’è la Cairns Esplanade Lagoon (link qui), una piscina con installazioni artistiche, giochi d’acqua ed una sessione in corso di aquagym.

Dopo la veloce passeggiata si va in aeroporto e ci spostiamo ad Alice Springs, nel cuore dell’Outback (il deserto) australiano! Per questa parte del viaggio avremo tre auto con cui spostarci, dei Mitsubishi Pajero con cui ci avviamo subito verso Uluru.

Ogni giorno i nostri spostamenti saranno sempre lunghi – oggi per esempio nel pomeriggio dovremo percorrere 450 km! Nell’Outback il paesaggio è stupendo, sebbene un filino monotono: terra rossa, piante verdi, cielo azzurro cobalto. Stupendo ma vi assicuro che il rischio di addormentarvi alla guida è altissimo 😂 Per fortuna le strade sono sempre dritte, quindi non si corrono veri rischi. Nell’Outback le escursioni termiche sono importanti. Si passa dai 24 gradi del giorno ai 4 della notte.

Al tramonto arriviamo ad Yulara, dove alloggiamo al Outback Pioneer Hotel and Lodge (link qui). Questa è indubbiamente la sistemazione più scomoda di tutto il viaggio. Abbiamo delle stanzette minuscole, dei cubi di cemento, con due letti a castello ed il riscaldamento. I servizi sono esterni ed in comune. I bagni sono comunque puliti e dalle docce esce acqua bollente 😅 È stata una scelta voluta, perché domani mattina saremo a neanche mezz’ora di auto da Uluru.

14 agosto 2010

Per le 7 del mattina siamo già entrati nel Uluru-Kata Tjuta National Park (link qui). Vista l’ora fa ancora freddo e siamo tutti con giacche e felpe.

Decidiamo di andare prima al Kata Tjuta (formazione denominata in epoca coloniale come Monti Olgas). Kata Tjuta consiste di una trentina di cupole (kata tjuta vuol dire molte teste) costituite di un misto di tre distinti materiali: granito, basalto e scisto.

La temperatura è rapidamente salita a 20 gradi, siamo in maglietta e, raggiunta la Valley of the Winds (link qui), ci incamminiamo nel trekking predisposto.

Sono sette chilometri e mezzo di facile passeggiata che si snoda tra queste enormi rocce rosse regalandoci scorci mozzafiato.

Il complesso di Kata Tjuta ha un’importante valenza spirituale per gli aborigeni. Infatti in questo luogo si sono sempre svolte, e si svolgono tuttora, parecchie cerimonie, soprattutto durante la notte. Storicamente in una di queste cerimonie era compresa una forma di punizione eseguita in pubblico, che in casi estremi poteva portare anche alla morte del condannato.

Il pomeriggio ci spostiamo ad Uluru (che in epoca coloniale era chiamato Ayers Rock). Come un’isola nel mare, Uluru si erge solitario e maestoso circondato dalla superficie completamente piana del bush.

L’avvicinamento è lento e ci fermiamo a distanza per poterlo ammirare nella sua interezza, consci che una volta raggiunto ci dominerà completamente.

Raggiunta la base decidiamo di percorre tutto il periplo lungo l’Uluru base walk (link qui), un percorso di 10 km che gira intorno alla roccia. Il percorso è in realtà ancora più semplice di quello di Kata Tjuta, dato che è costantemente in piano.

Girando intorno ad Uluru affrontiamo tutte le stagioni. La primavera quando camminamo al sole accarezzati dal vento. L’estate quando smette di tirare vento. L’autunno quando siamo dal lato in ombra e non tira vento. L’inverno quando invece si solleva il vento 😅

Uluru è una roccia piena di cavità e formazioni particolari, tutti luoghi sacri per gli aborigeni. Lungo il sentiero sono presenti molti cartelli che illustrano i miti con cui gli aborigeni hanno giustificato queste pecularietà della formazione, legandole ad una mitologia chiamata dreamtime, l’era del sogno. Per esempio fu la Lucertola Rossa Tatji a scavare parte del monte con l’intento di ritrovare il suo boomerang lanciato e conficcatosi nella roccia, mentre altre deriverebbero dalla lotta tra i Fratelli Bellbird e gli Uomini Lucertola Lungkata e Mita, lotta scaturita a seguito di una disputa derivante dall’uccisione di un emù.

Gli aborigeni ritengono che tutto questi elementi geologici mantengano per sempre l’essenza vitale e creativa degli esseri che l’hanno generata, ed è questo il motivo per cui invitano i turisti a non scalare il monte. Invito che noi avevamo deciso di seguire già prima della partenza, in segno di profondo rispetto per la loro religione.

In alcuni punti più riparati si sono conservati anche resti di arte rupestre. Lo stato di preservazione purtroppo non è eccezionale.

Lasciamo il base walk per appostarci lungo la strada ed aspettare il tramonto. È eccezionale osservare come col calar del sole la roccia letteralmente si incendi, dando vita immota ad uno spettacolo unico!

15 agosto 2010

Ci alziamo di nuovo all’alba perché vogliamo vedere sorgere il sole davanti Uluru! L’aver preso posto all’Outback Pioneer ci permette di farlo con agio, vista la breve distanza.

Torniamo a fare colazione, dopodiché ci spostiamo per raggiungere il Watarrka National Park (link qui), al cui interno è contenuto il Kings Canyon.

Il Kings Canyon è caratterizzato da una gola enorme delimitata da pareti verticali di arenaria rossa, che si innalzano al cielo per oltre 100 metri fino ad arrivare ad un altopiano di cupole rocciose chiamate “The Lost City”,  ed altre formazioni sempre in arenaria rossa. Noi percorriamo il sentiero chiamato Rim Walk e lungo circa 6 km. Il paesaggio è veramente spettacolare!

Dormiamo al Kings Canyon Resort (link qui). Vorremmo uscire dopo cena per cercare i canguri – nell’outback vive il canguro rosso, che può raggiungere anche i due metri di altezza – ma i gestori ce lo sconsigliano. Ci sono molti dingo in zona e sarebbe pericoloso.

16 agosto 2010

Dobbiamo tornare ad Alice Springs. La via più agevole sarebbe tornare indietro verso Uluru e ripercorrere così la strada dell’andata. Ma pagando l’ingresso in una riserva aborigena c’è un modo più breve e divertente (per me che sono alla guida almeno 😎) di raggiungere Alice Springs in molto meno tempo.

Questo modo si chiama Mereenie Loop. Un centinaio di chilometri di pista nel deserto rosso, senza asfalto né linea di mezzeria, senza semafori né tantomeno pompe di benzina. I nostri 4×4 sono fenomenali qui, ci permettono di procedere ad una discreta velocità così da minimizzare le vibrazioni. E comunque si balla 🛞 Restiamo sempre a vista – contate che in buona parte dell’outback i cellulari non hanno segnale – ma finché possibile distanziati e sfalsati visto che alziamo una lunga scia di polvere alle nostre spalle.

A metà tragitto facciamo una gradita sosta alla Ormiston Gorge, una gola dalle spoglie pareti rosse che ospita una pozza d’acqua quasi permanente intorno alla quale crescono alberi di ghost gum, alberi sempreverde tipici di questa zona.

Arrivati ad Alice Springs ci dedichiamo ad un po’ di shopping su Todd Mall, via piena di gallerie d’arte e negozi di souvenir. Le rappresentazioni pittoriche aborigene sono per lo più astratte, oniriche. Quelle che si trovano qui sono di buona fattura e richiamano molto quelle che abbiamo visto ieri passeggiando intorno Uluru. L’artigianato invece è per lo più semplice e di fattura grossolana. Da Alice Springs in poi nel nostro viaggio incontriamo molti aborigeni. Trasandati, sporchi, spesso con i sintomi di un alcolismo cronico. La storia degli aborigeni australiani è tragica, prima emarginati dai colonizzatori inglesi e poi ancor di più vessati dal governo australiano.

La sera prendiamo le stanze all’Alice Springs Airport Motel e ceniamo all’ottimo The Overlanders Steakhouse, una ottima bisteccheria arredata con selle, pelli e corna di mucca.

17 agosto 2010

La mattina andiamo all’Alice Springs Desert Park (link qui). Che si è uno zoo in versione australiana ma visto che i canguri sono animali notturni, ameno qui qualche foto riusciamo a scattarla 🤷🏻‍♂️

Il parco consiste in un percorso a piedi che permette di passare dentro vari recinti dove vivono gli animali. Lo scopo ultimo del parco è infatti mostrare ai turisti come il deserto non sia un posto vuoto ma un ecosistema ricco di piante, animali ed uccelli.

Finita la visita imbocchiamo la Stuart Highway ed iniziamo il nostro viaggio verso nord toccando quelle cittadine che ospitavano le vecchie stazioni della posta. In realtà ci fermiamo poco dopo essere partiti perché poco a nord di Alice Springs passa il Tropico del Capricorno e dobbiamo fare la foto di rito al monumento.

Qui non ci sono ferrovie e le merci si spostano su strada. Su strade dritte aggiungerei. E quindi i camion trascinano non uno ma almeno due, se non tre rimorchi. Ragion per cui sono noti come Road Trains. Sono così lunghi che per superarli in sicurezza conviene mettersi alle loro spalle ed attendere che sia il camionista a dare il via libera facendo lampeggiare una freccia.

Sosta a Barrow Creek Hotel, un pub dall’arredo kitchissimo con ninnoli di qualunque tipo ad arredare le pareti della hall. Il top è il signore alla cassa vestito da pirata con tanto di bandana nera. La struttura risale al 1932 ed è il più antico hotel costruito sulla strada che collega Alice Springs con Tennant Creek.

Sosta successiva a Wycliffe Well, la capitale australiana degli UFO!!! Un posto dove gli avvistamenti di UFO sono così comuni, che se restassi sveglio tutta la notte a guardare, saresti considerato sfortunato a non vedere nulla, piuttosto che fortunato a vedere qualcosa 👽 Sembra che dalla Seconda Guerra Mondiale strane sagome volanti e luci notturne siano state ripetutamente segnalate da piloti d’aereo, lavoratori della ferrovia, aborigeni, turisti.

Delusi per non aver incontrato alieni, se non nella forma di cartonati verdi alla pompa di benzina, ripartiamo per raggiungere Karlu Karlu o Devils Marbles. Queste sono una formazione composta di enormi massi di granito sparsi in una valle a sud di Tennant Creek. Si ergono fino a 6 metri di altezza e formatisi nel corso di milioni di anni, continuano a rompersi e cambiare.

E a fine giornata, dopo 500 km, arriviamo a Tennant Creek. I negozi della strada principale hanno chiuso da tempo (dai cartelli leggiamo che chiudono alle 17 🤷🏻‍♂️). Dormiamo al Desert Sands Motel. La temperatura la sera non è più quella estrema della zona di Uluru. Dopo cena andiamo in giro appena fuori la cittadina con le torce a vedere i canguri.

18 agosto 2010

Si riparte! Prima tappa Daly Waters. Entriamo al Daly Waters Pub (link qui), un altro posto kitch con tutta una serie di reggiseni appesi sopra il bancone.

Questo pub è di poco più antico di quello a Barrow Creek: 1930 contro 1932. Dicono anche di avere un fantasma in cucina che lancia piatti, il fantasma della signora Sarah assassinata qui dal marito che l’accusava di avere una relazione col giardiniere 👻

Sosta successiva Mataranka Thermal Pool (link qui). La temperatura dell’acqua è sui 34 gradi. Più o meno la stessa che c’è all’esterno 😂 Dopo esserci lessati un po’ nelle acque termali seguiamo un sentiero che porta al Roper River. Così magari ci possiamo fare un bagno in della acque fresche. Bella idea, no?!? Peccato che troviamo un cartello che ci avverte che (come in tutti i fiumi australiani comunque) qui ci possono essere coccodrilli che potrebbero ferirci o addirittura ucciderci 🐊 Dura la vita in Australia!

La sera arriviamo a Katherine. Alloggiamo in una fattoria fuori città, la Springvale Homestead, dove i wallaby la fanno da padroni. I wallaby sono marsupiali la cui taglia non è sufficiente per farli considerare dei canguri. Ma sono mooooolto meno schivi dei canguri. Non puoi far cadere una mollica che già se la sono mangiata! 

19 agosto 2010

La mattina andiamo alla Nitmiluk Gorge. Il sistema di gole è spettacolare ma noi possiamo apprezzarlo solo in minima parte. Sebbene infatti seguiamo un sentiero per ammirare dall’alto la zona, qui si dovrebbe restare più giorni per esplorare tutte le gole e divertirsi con le canoe o con crociere commerciali.

Proprio per questo alla fine della strada c’è un vasto camping. Noi comunque ci godiamo i panorami scavati dal Katherine River in questo altopiano roccioso. A pranzo invece ci fermiamo alle Edith Falls, una serie di tre cascate che alimentano altrettanti laghetti. Ormai le temperature hanno raggiunto i 36 gradi e l’afa è pesantissima. Da quì fino a Darwin iniziano anche ad esserci mosche e zanzare fastidiosissime.

In serata effettuiamo una tappa non prevista ad una miniera di uranio. Abbiamo infatti sbagliato a svoltare ad un incrocio ed abbiamo raggiunto Ranger dove sorge questa miniera a cielo aperto che produce il 5% dell’uranio mondiale! Torniamo indietro e finalmente arriviamo a Jabiru. Alloggiamo nel Lakeview Park Kakadu (link qui). Siamo nel cuore del  Kakadu National Park (link qui), circondati dalla giungla, con un’afa pazzesca. Tant’evvero che le nostre casette hanno le pareti traforate per far passare l’aria. Pensate che con la luce accesa si vede perfettamente l’interno. Dormiamo sotto le zanzariere ed abbiamo una pala sul soffitto. Di sera il cielo è pieno di volpi volanti. Dormiamo benissimo, nonostante qualche timore iniziale.

20 agosto 2010

La mattina andiamo a vedere Nourlangie Rock (link qui), una formazione rocciosa che conserva delle fantastiche testimonianze di arte rupestre. I graffiti risalgono a 20000 anni fà e sono stati eseguiti con le mani utilizzando un mix di terra e sangue.

La zona è stata abitata così a lungo perché presenta molti rifugi naturali in cui gli aborigeni hanno sempre trovato una protezione dalla pioggia e dal calore.

Tappa successiva le Jim Jim Falls. Per raggiungerle prima dobbiamo percorrere 20 km di sterrato normale, poi altri 10 km di terreno sabbioso dove è obbligatorio avere un 4×4. Alla separazione tra i due tratti, quello di sterrato e quello di sabbia, in pieno nulla, seduto all’ombra, troviamo un anziano ranger. Ha una bicicletta poggiata vicino ad un albero ed il suo unico compito è chiederci se siamo su un fuoristrada 😳

Le Jim Jim Falls sono asciutte in questa stagione. Questo ci permette di passare su una serie di rocce per raggiungere la loro base, dove ci sono tre laghetti molto carini. Nella stagione piovosa, quando l’acqua c’è e ce n’è tanta, si possono vedere solo in elicottero, proprio perché l’acqua sommerge le rocce su cui siamo passati.

Andiamo a dormire a Cooinda, in un resort coi fiocchi, il Gagudju Lodge Cooinda (link qui).

21 agosto 2010

All’alba affrontiamo una delle più belle esperienze che l’Australia può offrire: una crociera all’alba sullo Yellow Water. Fondamentale prenotare appunto il primo turno, così da godere appieno della magia del luogo. Fondamentale anche chiedere subito al comandante il repellente locale per zanzare. Non solo il nostro Autan gli è indifferente, ma le specie locali non sono fornite di pungiglioni ma di trivelle! L’antizanzara australiano è uno spray che ci lascia addosso uno spesso stato oleoso e si rivela efficacissimo.

L’atmosfera è magica. Il sole sale lentamente in cielo, c’è ancora la bruma, gli uccelli si risvegliano e si accingono a pescare. Sui rami in alto le aquile di mare invece ancora si crogiolano al primo tepore e loro… loro, i coccodrilli, iniziano lenti a scivolare nelle acque limacciose per iniziare la caccia!

Silenziosi, non increspano l’acqua, scompaiono alla vista tra i riflessi della vegetazione che circonda il fiume. Il capitano tenta ogni tanto di distrarci illustrandoci le piante che circondano le rive ma come fai a distrarti da queste enormi macchine da guerra?!?

Poi il sogno finisce, torniamo all’imbarcadero, ripassiamo dal resort per farci una doccia e toglierci quello strato oleoso antizanzara e raggiungiamo Darwin. Dopo averci percorso in una settimana quasi 3000 km restituiamo le macchine e ci facciamo un giro in città.

Si muore!!! L’aria letteralmente brucia. Tutte le spiagge hanno divieto di balneazione: squali e coccodrilli di mare. Sono bestie lungo circa 4 metri, vivono nei fiumi ma possono uscire per cacciare anche in mare. Ti afferrano quando sei sulla riva, nell’acqua bassa ed a loro sono imputate un terzo delle persone scomparse nel nord dell’Australia. La piscina di Darwin ha le onde! Forte! Decidiamo di andare in un locale con aria condizionata e scopriamo che c’è una festa in maschera: sono tutti vestiti come antichi romani 😎

Non dormiamo a Darwin perché abbiamo un aereo la sera per Brisbane. Quando lasciamo il nostro buon retiro condizionato ed andiamo direttamente in aeroporto. Sveniamo appena allacciate le cinture e ci risvegliamo dopo quattro ore all’atterraggio.

22 agosto 2010

Brisbane è un’altra città elegante e viva che fà concorrenza a Sydney. Mentre Sydney ha la baia, Brisbane ha il fiume. Un lungo parco lo costeggia, con prati da pic nic, varie piscine pubbliche (una ha anche la sabbia ai bordi), piste per chi vuole andare in bici e per chi vuole correre.

Lasciamo i bagagli in un deposito e la mattina visitiamo il Lone Pine Koala Sanctuary (link qui), dove si possono anche scattare le classiche foto con i koala in braccio.

Il pomeriggio giriamo per la città, passando buona parte del tempo lungo il fiume tra le varie piscine e zone di ristoro. A metà pomeriggio recuperiamo i bagagli e torniamo in aeroporto. Siamo in moto da due giorni con quattro ore scarse di sonno. Salgo sul volo di ritorno, chiudo gli occhi e li riapro direttamente all’atterraggio a Dubai ✈️

Puoi tornare alla tappe principali del viaggio grazie al menu qui sotto