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2024

da Edfu ad Abu Simbel

Nikon D750 con Nikkor 24-70 e Nikkor 70-200, iPhone 12 Pro

14 agosto 2024

Sbarchiamo dalla nave per salire su dei calessi che ci portano fino al Tempio di Edfu. Risalente all’Antico Regno, fu restaurato durante il Nuovo Regno da Thutmosi III e la parte antica fu successivamente inglobata in una nuova costruzione durante la dinastia tolemaica. Nel 1860 venne liberato da Mariette dalle sabbie che lo seppellivano quasi completamente, rivelando l’ottima conservazione sia dell’edificio, naos compreso, che delle tre statue colossali di falchi in granito nero recanti la doppia corona dell’Alto e Basso Egitto. Risulta essere l’archetipo del tempio egizio con struttura “a cannocchiale”, con una struttura quindi che prevede una teoria di sale sempre più piccole e sempre più buie fino al sacrario del naos, completamente avvolto nell’oscurità.

Tornati a bordo ci si prospetta una lunga giornata di navigazione lungo il Nilo. Il fiume è molto largo e profondo e colpisce guardarne le sponde verdi con alle spalle le sabbie del deserto.

Sbarchiamo al tramonto letteralmente davanti il Tempio di Kom Ombo. Questo tempio fu costruito sotto la Dinastia Tolemaica. Il tempio era inizialmente dedicato a un duplice culto: quello di Sobek, il dio coccodrillo, e di Horus, il dio con la testa di falco. Per questa ragione, il tempio è realizzato con una struttura doppia e perfettamente simmetrica lungo l’asse principale. Le due sezioni prendevano il nome di Casa del Coccodrillo e Castello del Falco. All’interno del tempio si trova un bassorilievo notevole che illustra il calendario egizio, mentre nel cortile esterno se ne trova un’altro molto interessante che rappresenta vari strumenti chirurgici, segno che nel tempio si praticasse l’arte medica.

Incluso nell’area del tempio visitiamo anche il Museo dei Coccodrilli (link qui) dove sono esposti coccodrilli mummificati. Sono esposte anche varie statuette del Dio Sobek ed una vasta teca centrale che mostra i coccodrilli mummificati scoperti nella Cimitero di Shutb.

Tornati a bordo facciamo shopping nella boutique della nave perchè stasera c’è la il Galabya Party, una festa in costume tradizionale egiziano. Ceniamo e balliamo vestiti all’araba per poi finire la serata con un drink in piscina – tanto per cambiare 🤪

15 agosto 2024

E dopo aver fatto le ore piccole la sera prima… sveglia prestiiiissimo stamane perché si va in autobus da Assuan ad Abu Simbel. Esistono due modi per raggiungere il tempio. Uno rapido, in aereo. Ed uno meno rapido, in autobus. Ma con l’autobus Stefania può approfittare per raccontarci più cose sull’antico Egitto, quindi è quella la nostra opzione.

Impieghiamo circa tre ore per raggiungere il tempio, passando nel deserto. Ci fermiamo per goderci l’alba, che è stupenda. Costeggiamo molti campi coltivati. Emad ci spiega che è in corso un programma per irrigare le sponde del Lago Nasser tramite canali artificiali ed ampliare le zone coltivabili. Quando arriviamo a destinazione la prima cosa che vediamo è proprio il Lago Nasser, l’enorme invaso nato con lo sbarramento del Nilo all’altezza di Assuan.

Personalmente Abu Simbel è il sito che più volevo vedere in questo viaggio e non delude le mie aspettative. Dal parcheggio dell’autobus bisogna percorrere una breve curva a piedi per raggiungerlo ed è emozionante vederlo comparire man mano. È stupendo! Enorme! Impressionante! Ed affollatissimo 😂 Ramses II eresse questo tempio per intimidire i vicini Nubiani e per commemorare la vittoria nella battaglia di Qadeš. I nubiani non so, ma noi ai piedi delle statue del faraone siamo intimiditi 🤪

Esiste anche un interno del tempio! Lo dico perchè realizzo solo lì che in effetti tutti mostrano sempre la facciata ma nessuno parla del tempio rupestre, che comprende una sala ipostila con statue di 11 metri che raffigurano il faraone con sembianze di Osiride. Seguono un atrio ed il santuario E se pensiamo che tutto questo è stato smontato pezzo a pezzo per evitare che le acque dell’invaso la sommergessero, tutto appare ancora più incredibile.

A fianco del tempio dedicato a Ramses II c’è quello dedicato alla grande sposa reale Nefertari. Ad entrambi i lati dell’ingresso, a testimonianza del grande legame con la sua sposa, tra due colossali statue di Ramses si erge anche una statua di Nefertari. A noi può sembrare poco ma nella simbologia egizia questa presenza aveva un enorme valore.

Tornati a bordo ci riposiamo un po’ per poi uscire nel pomeriggio per una nuova avventura. Questa volta in barca. La barca si chiama King Taharka ed appartiene alla famiglia Helwa. Ci imbarchiamo nei pressi del nostro embarcadero ed iniziamo a risalire il Nilo. Sulla sponda occidentale vediamo prima la zona archeologica delle Tombe dei Nobili e poi passiamo davanti al Mausoleo dell’Aga Khan (per la cronaca qui riposa il nonno dell’attuale Aga Khan, l’Aga Khan III, al secolo Mahommed Shah). Nel frattempo alle nostre spalle scorre l’Isola di Elefantina, il cui nome pare derivi dai macigni di granito grigio presenti nella sua parte meridionale, il cui profilo evocava un gruppo di elefanti. In epoca faraonica la città di Assuan era ubicata sull’isola ed era un importante snodo commerciale dato che poco dopo sorge la prima cateratta del Nilo. Le cateratte sono zone dove si susseguono rapide e piccole cascate e che quindi risultano non navigabili. Il Nilo ne ha sei e quindi alla loro altezza le merci andavano trasbordate e spostate via terra.

Superata Elefantina con la nostra barchetta entriamo nella Riserva Naturale di Salouga e Ghazal, due piccole isole. Navighiamo lentamente nei canali che si dipanano tra le coste per raggiungere una spiaggia sulla terraferma dove sbarchiamo per farci un bagno e goderci le fresche acque del Nilo.

Dopo il bagno (ovviamente le acque in questa zona sono pulite e fresche ma fuori il sole picchia come sempre e ci asciughiamo in un attimo 😎) riprendiamo la navigazione per andare a visitare Gharb Soheil, un villaggio nubiano. I nubiani erano una popolazione che viveva più o. meno in quello che ora è l’alto Sudan ed avevano tratti somatici e culturali molto diversi dagli egizi. A tutt’oggi mantengono una pelle scura e lineamenti pronunciati. La Nubia fu occupata dall’Impero Egizio ed i suoi guerrieri si distinsero come ottimi arcieri. Addirittura a seguito di un periodo di instabilità furono dei sovrani nubiani a dare vita alla XXV Dinastia, quella dei cosiddetti faraoni neri.

Le case nel villaggio nubiano si distinguono da quelle egiziane per essere molto colorate. Veniamo accompagnati subito alla Núbiai falu – Crocodile House (così almeno è registrata su Google Maps) dove ci offrono un te o un karkadè. Nel centro della casa c’è una vasca chiusa da grate con dei coccodrilli di varie dimensioni. Ci viene spiegato che i coccodrilli sono importanti nella cultura nubiana ed alcuni di loro li allevano come animali domestici. In pratica li fanno crescere in cattività per poi liberarli quando diventati adulti. Se l’esemplare muore prima, i residenti preservano l’animale, imbalsamandolo e collocandolo nelle case o nel villaggio.

Lasciamo la casa dei coccodrilli e ci separiamo. Con alcuni ragazzi del gruppo scalo le pendici del villaggio per dominare con lo sguardo il fiume e la diga. Scendiamo poi verso la parte turistica attraversando la zona più tranquilla dove vivono gli abitanti e poi raggiungiamo il resto del gruppo tra le bancarelle del lungofiume.

16 agosto 2024

Oggi ci portano a vedere la diga di Assuan. È un’opera imponente, lunga 3600 m e larga 980 m alla base e 40 m sulla sommità, per un’altezza di 111 m. Fu voluta da Nasser, l’allora leader egiziano, per aumentare di un terzo l’area coltivabile del paese e per produrre energia elettrica e fu realizzata in collaborazione con l’Unione Sovietica.

La costruzione della Alta Diga (come viene anche chiamata in arabo) ha eliminato le piene del Nilo, causando il deposito del limo all’interno dell’invaso. Ed ha relegato coccodrilli ed ippopotami al tratto del fiume a monte della diga stessa. Sembra anzi che si debba stare attenti alla propria sicurezza nel Lago Nasser. La diga è zona militare e si può visitare solo raggiungendo una specifica piazzola dove sostare un quarto d’ora.

Ai margini della diga c’è il Monumento all’Amicizia Sovietica-Egiziana, dalla forma di un fiore di loto aperto composto da 5 foglie.

Lasciata la diga raggiungiamo l’imbarcadero per i Templi di File, che ve lo dico subito non sono più sull’isola di File ma su quella di Agilkia. Anche File è rimasta sommersa dall’invaso della diga. Si è provato ad isolare per alcuni anni il tempio dalle acque senza successo per poi smontarlo e spostarlo su questa isola. Ritenuto uno dei luoghi di sepoltura di Osiride fu sempre un sito meta di pellegrinaggio. Il tempio più importante è il Tempio di Iside, costruito in epoca tolemaica. Dopo una lunga via processionale circondata da un colonnato per lato si arriva al primo pilone attraverso cui si accedere ad un cortile interno. Di lì, attraverso un secondo pilone, ad una sala ipostila ed infine al santuario.

Qualche particolarità. Il tempio fu convertito in chiesa copta e porta ancora i resti di quel periodo (vedi la croce scolpita su una colonna e l’altare con tabernacolo ricavati nella sala ipostila). Già con la costruzione della vecchia diga di Assuan nel 1902 il Tempio di Iside era parzialmente sommerso per buona parte dell’anno. Questa situazione, protrattasi fino al 1980 ha causato lo scolorimento dei bassorilievi.

Tornati sulla terraferma andiamo al Essence Of Life Alfayed Perfume Palace (link qui). Le essenze per i profumi sono una delle tre colonne portanti dell’economia egiziana (le altre due sono il turismo ed il cotone) ed i produttori permettono ai turisti di fare acquisti in modica quantità. Per la cronaca queste sono le essenze alla base di quasi tutti i più famosi profumi che conoscete.

Lasciato il Palazzo delle Essenze recuperiamo i bagagli a bordo ed andiamo in aeroporto per tornare al Cairo, sempre al Pharaohs Hotel.

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