30 ottobre 2023


Dopo i test e gli acquisti finalmente si parte per Alessandria d’Egitto. Tre ore di bus più sosta tecnica all’autogrill – che è più un centro commerciale che un autogrill – con annesso saccheggio di confezioni di datteri. Stefania ci parla a lungo di vari aspetti dell’Antico Egitto ed in serata arriviamo al nostro albergo, il San Giovanni Hotel (link qui).




Ok. Se al Cairo l’albergo era in stile Avventure nel Mondo, qui la storia è completamente diversa. Questo È un albergo! Elegante, con un ristorante di livello (dove ceniamo), a due passi dallo Stanley Bridge, una delle location più iconiche della El Gaish Road, il lungomare di Alessandria.
31 ottobre 2023

Prima tappa la Fortezza di Qaitbay. Nota anche come la Cittadella di Alessandria, è una dei più importanti e antichi edifici storici di Alessandria, curata da sultani e governanti d’Egitto nel corso delle epoche storiche.





È anche uno dei più bei castelli di guerra del bacino del Mediterraneo. Ma soprattutto… sorge dove si ergeva il Faro di Alessandria. Si dice che furono utilizzati i suoi resti per le fondamenta della fortezza.





Dopo aver visitato la fortezza ci spostiamo alla Nuova Biblioteca di Alessandria(link qui), o Bibliotheca Alexandrina. La biblioteca sorge sul sito dove sorgeva l’Antica Biblioteca di Alessandria. Costruita in base ad un progetto norvegese, la Biblioteca è rivolta verso la zona a mare ed è caratterizzata da una curiosa struttura che evoca vagamente la forma di una meridiana, formata da pannelli di vetro che lasciano filtrare all’interno la luce naturale. La zona posteriore invece è realizzata in granito grigio di Assuan in cui sono incisi grafemi di 120 stili differenti di scrittura. Lo spazio dedicato agli scaffali è pensato per ospitare fino ad otto milioni di libri. La parte rimanente dell’area destinata a biblioteca è riservata a sala lettura e copre 70000 metri quadrati distribuiti su undici livelli.



La visita guidata è effettuata con una dipendente della biblioteca che parla solo arabo (con Emad a tradurre) e si conclude davanti ad una copia di Description de l’Égypte, opera scritta dai circa 160 studiosi e scienziati, noti solitamente come i savant (scienziati), che accompagnarono Napoleone durante la campagna d’Egitto dal 1798 al 1801. Fu questa opera che con i suoi disegni ed incisioni diede il via all’egittomania che poi imperversò in Europa. L’opera è stata digitalizzata dalla Biblioteca ed è disponibile qui.
La visita alla biblioteca ha un suo fascino e non nascondo una certa emozione ad aggirarmi tra i suoi scaffali, immaginando che tanto tempo fa proprio in quei luoghi sorgeva similmente il più importante scrigno del sapere antico.
Ultima tappa le Catacombe di Kom El Shoqafa. Scoperte accidentalmente in una zona relegata a discarica – un asino è caduto nell’ingresso principale delle tombe, a più di 12 metri di profondità il 28 settembre 1900 – risalgono al II secolo d.C. e furono utilizzate fino al IV secolo.

Le catacombe erano utilizzate per seppellire le mummie – perché in Egitto si è continuato a mummificare i morti fino alla conversione al cristianesimo. Chiariamo un punto. Per citare una frase cara a Stefania Sofra: gli egizi vivevano per morire e morivano per vivere. Tutti, al di là delle classi sociali, aspiravano alla vita nell’aldilà. Ovviamente la mummificazione per come la vediamo illustrata è la tecnica riservata alle classi sociali elevate. Per i poco abbienti si utilizzavano metodi meno sofisticati e che davano risultati molto meno soddisfacenti. Ma comunque tutti erano mummificati. Sul volto coperto di bende delle persone normali veniva posta una effige dipinta sul legno. Se cercate “ritratti del Fayyum” potrete avere una buona idea dell’alto livello che poteva essere raggiunto.






Entriamo in un vasto cortile e scendiamo una scala a chiocciola per arrivare in una stanza circolare, nota come “la Rotonda”. Al centro c’è un pozzo d’acqua. Da un lato si trova una sala rettangolare, utilizzata come luogo per i banchetti. Alla fine della stanza circolare, ci sono dei gradini che conducono a un secondo seminterrato, pieno di stanze, corridoi, camere e la maggior parte delle tombe. Quello che risalta dai bassorilievi è l’adattamento ai tempi degli abiti delle divinità. Anubi per esempio resta l’Anubi con la testa di sciacallo ma veste una tunica romana.
A questo punto ripartiamo per tornare al Cairo. Solite 3 ore di bus, sosta ad un diverso centro commerciale spacciato per autogrill, riprendiamo posto nel vecchio albergo e ceniamo lì vicino al ristorante Antakh Carnaval. Dopo cena a nanna perché domani si va presto in aeroporto.
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