Skip to content

2023

Svaneti

Nikon D750 con Nikkor 24-70 e iPhone 12 Pro

11 Agosto 2023

Prima tappa della mattina è il Castello di Khertvisi. Il castello è una delle più antiche fortezze della Georgia. Il primo nucleo della fortificazione fu eretta nel II secolo a.C.. Le mura attuali invece risalgono al 1354. In realtà non andiamo a visitare il castello. Lungo la strada esiste un’area di sosta ai piedi della collina su cui sorge il castello stesso. Da lì con un ponte tibetano si attraversa il fiume Kura (sì, è lo stesso fiume che passa a Tiblisi: nasce in Turchia, percorre Georgia ed Azerbaigian e sfocia nel Mar Caspio) e si può ammirare il castello incorniciato nel paesaggio circostante.

Ci spostiamo quindi in una delle location più notevoli del viaggio: la città rupestre di Vardzia.

Vardzia è un monastero rupestre scavato nel fianco del monte Erusheti, sulla riva sinistra del fiume Kura. Fu fatto costruire del Re Tamara nel 1185.

Tamara era una donna ed è considerata tra i più grandi monarchi georgiani, dato che il suo regno vide la conquista di quasi tutti gli stati confinanti di religione musulmana. Tamara usava di proposito il titolo di diritto al sovrano maschio, facendosi appunto chiamare Re. Alla sua morte fu seppellita nel monastero di Gelati a Kutaisi, anche se non è stato ancora individuato il punto preciso.

Successivamente, anche per resistere alle incursioni mongole, la struttura fu ampliata con la costruzione di abitazioni civili, di strutture difensive e di una rete di approvvigionamento idrico. Nel suo momento di massima espansione la città rupestre consisteva di seimila stanze disposte su tredici piani, tutte scavate nella rocce e nascoste alla vista. Tutto finì con il violento terremoto del 1283 che distrusse approssimativamente due terzi della città, espose le stanze alla vista esterna e fece collassare il sistema di irrigazione.

Al momento il monastero è mantenuto attivo da un ristretto gruppo di monaci che fondamentalmente custodisce la Chiesa della Dormizione della Vergine Maria. Una chiesetta ipogea spettacolare, con pareti alte 9 metri che conservano gli affreschi dipinti al momento della sua costruzione con molte scene del Nuovo Testamento e, sulla parete nord, Giorgio III e Tamara prima di sposarsi. Dei tredici piani originari ne sono rimasti accessibili solo 8, collegati da scale e tunnel. Il campanile che si intravede in alcune foto fu costruito successivamente al crollo della parete rocciosa per mantenere attiva la chiesa.

Tornati al parcheggio, pranziamo al ristorantino lì presente. Ci accomodiamo a dei tavolini all’ombra di alcuni alberi, lungo il fiume. Ad uno dei tavolini sta già pranzando un gruppetto di tre georgiani che parlano un po’ di italiano. Stanno mangiando khinkali (ravioli ripieni), hanno delle bottiglie di vino bianco mezze finite ed una bottiglia di plastica che NON contiene acqua. Sono gentili, chiacchieriamo ed insistono per offrirci, dalla bottiglia di plastica che NON contiene acqua, della chacha (grappa a 60 gradi). Poi gentilissimi, prima di andare via, vanno all’interno del locale e ci regalano una bottiglia di vino bianco a tavolo! Poi ci raggiunge Sasha, che ha pranzato all’interno del locale per chiacchierare con gli avventori. Ha una bottiglina da mezzo litro che aveva contenuto acqua, ma che ora contiene la chacha fatta dai proprietari del ristorante (ad 80 gradi).

In tutto lo spazio ex sovietico si beve vodka, spesso a temperatura ambiente e durante il pasto. In Georgia, dove si produce vino, è invece diffusa la grappa, detta chacha. A noi turisti (considerati dai locali astemi 🤪) la servono a 40 gradi. Loro generalmente la bevono a 60 gradi. Poi, quando vogliono bere sul serio, hanno quella ad 80 gradi! L’alcolismo è una piaga sociale marcata. In Russia si stima che metà della popolazione sia alcolizzata. Anche qui in Georgia non perdono occasione per bere superalcolici e per vantarsi di quanto reggano l’alcol – tipo noi quando siamo adolescenti. Sasha, la nostra guida, quando la sera si trova con i suoi connazionali, beve abitualmente. Lo stesso autista del bus beve tre bicchierini di chacha dopo cena “per rilassarsi ed addormentarsi”.

Dopo pranzo ci spostiamo per visitare il Castello Rabati (o Akhaltsikhe, link qui), una fortezza del IX secolo, originariamente chiamata Lomsia (leone). Nata come roccaforte georgiana, resistette all’assalto delle truppe di Tamerlano. Nel 1590 però il territorio fu annesso dall’Impero Ottomano, che lo perse nel 1938 a favore della Russia zarista. La caratteristica unica del castello è avere al suo interno, oltre ai giardini, al maschio e alle strutture tipiche di una fortezza, una chiesa ortodossa, una moschea ed una sinagoga. Completamente restaurato, il castello rivela al visitatore gli elementi caratteristici delle diverse culture georgiana, ottomana, russa, ebraica ed armena sottolinenando la tolleranza religiosa e culturale di questa regione.

Altra tratta in bus e raggiungiamo Kutaisi, la prima capitale della Georgia. Prendiamo le nostre stanze all’Hotel Sani Kutaisi (link qui) ed andiamo a cena in centro, al Ristorante Papavero (link qui). Visto che siamo già lì, dopo cena approfittiamo per fare un giro del centro. C’è molta gente nelle strade e ci godiamo le temperature più basse della sera. Raggiungiamo il Kutaisi Park, su cui si affaccia il Teatro dell’Opera. All’altro capo del parco raggiungiamo Piazza Agmashenebeli, una rotonda al cui centro sorge illuminata la Fontana di Colchis. La fontana, costruita nel 2011, è decorata con modelli ingranditi di gioielli in oro rinvenuti durante gli scavi archeologici nel vicino sito di Vani. Le statue della fontana rappresentano leoni, cervi e cavalli ma il loro aspetto stilizzato e la superficie dorata mi richiamano alla mente il mito di Giasone e del vello d’oro, mito greco ambientato proprio in questa terra.

12 Agosto 2023

Ecco, quel richiamo a Giasone ed al vello d’oro ritorna di prima mattina, mentre carichiamo i bagagli sull’autobus. Nel giardino dell’hotel stanno costruendo la nave degli Argonauti! 🤪

Stamane visitiamo Kutaisi, che si traduce in: visitiamo due monasteri prima e poi andiamo al mercato per immergerci un po’ nella vita locale.

Prima tappa il Monastero di Motsameta, il cui nome vuol dire “luogo dei martiri”. I martiri sono Davide e Costantino Mkheidzes. Nel 735 Marwan ibn Muhammad capeggiò un’incursione araba con lo scopo di soggiogare queste zone. I Mkheidzes furono sconfitti in battaglia e presi prigionieri. Fu concessa loro salva la vita in cambio della conversione all’Islam. Rifiutata la conversione furono torturati, uccisi ed i loro corpi gettati nel fiume Rioni. Leggenda vuole che i georgiani li recuperassero e li seppellissero nel luogo dove ora sorge il monastero. Successivamente i due martiri furono riconosciuti come santi dalla chiesa ortodossa. Il monastero è molto pittoresco, situato sulla cima di un promontorio che svetta sull’ansa del fiume Tskaltsitela.

Ci spostiamo poi al Monastero di Gelati, uno dei principali centri culturali della Georgia medievale. Fu fondato nel 1106 dal più famoso dei re georgiani, Davide II di Georgia, detto “Il Costruttore”. Il monastero era dotato di un’accademia in cui lavoravano i maggiori scienziati del paese, soprattutto teologi e filosofi, molti dei quali prima avevano studiato o lavorato all’estero, soprattutto a Costantinopoli. Tale era la fama raggiunta da questa accademia, che i contemporanei la chiamavano “la nuova Grecia” o “il secondo Monte Athos”.

Il re Davide II (non so perché ma si trova anche come Davide IV 🤷🏻‍♂️) è considerato il restauratore del Regno di Georgia per essere riuscito a scacciare gli invasori selgiuchidi e per aver attuato profonde riforme in campo militare ed amministrativo. Grande sostenitore della Chiesa e della religione cristiana, venne canonizzato dalla Chiesa ortodossa georgiana. Alla sua morte, come era nelle sue volontà, venne seppellito sotto una pietra posta all’ingresso principale del monastero di Gelati, in modo tale che chiunque entrasse in quel luogo fosse obbligato a posare il piede sulla sua tomba, dando così dimostrazione di profonda umiltà.

Il monastero ospita tre chiese: la chiesa della Natività e due chiese più piccole, la chiesa di San Nicola e quella di San Giorgio. Le chiese sono decorate con affreschi che risalgono per lo più ai secoli XVI e XVII ed ospitano numerose tombe reali, tra cui quella del Re Tamara e varie dei sovrani della dinastia Bagrationi

La dinastia dei Bagrationi fu una delle dinastie più importanti nella storia della Georgia ed esercitò il suo influsso su questa regione a partire dal primo Medioevo fino al XIX secolo. Con l’occupazione zarista la dinastia perse il trono ma si trasformò in una importante famiglia dell’aristocrazia russa. La figura più famosa di questa seconda fase fu il principe Pyotr Bagration, generale dell’esercito imperiale, che si distinse nelle guerre napoleoniche. Del generale, sul lungofiume a Tiblisi, esiste anche una statua a cavallo. Il suo nome fu utilizzato durante la II Guerra Mondiale dall’Armata Rossa per l’operazione che portò alla distruzione del Gruppo Armate Centro della Wehrmacht e che consentì all’esercito russo di riconquistare la Bielorussia e di raggiungere la Vistola.

Prima di lasciare il monastero accettiamo di assistere ad una rappresentazione di un gruppo musicale folkloristico che canta per noi alcune canzoni tipiche georgiane.

Torniamo in centro a Kutaisi – così vediamo anche di giorno la Fontana di Colchis e ci spostiamo al mercato. Situato vicino il Ponte Rosso, il mercato coperto conserva una tipica facciata decorata in epoca sovietica. Nel mercato si vende di tutto: frutta, verdura, abbigliamento, dolci.

Dopo averlo girato ed aver fatto qualche acquisto di cibarie e dolciumi, attraversiamo il fiume Rioni sul Ponte Rosso ammirando l’architettura tradizionale delle case che si affacciano sulle sponde del fiume.

Lasciando in autobus la città passiamo davanti il Palazzo del Parlamento Georgiano (o meglio ex palazzo del parlamento). La struttura avveniristica fu progettata dall’architetto Alberto Domingo Cabo e fu voluta dal Presidente Mikheil Saakashvili per stimolare l’economia della seconda città del paese, decongestionando al contempo in parte Tiblisi. Ospitò il Parlamento dal 2012 al 2019, per poi essere abbandonato quando in quell’anno il nuovo governo decise di riportare a Tiblisi la sede del Parlamento.

Ci aspetta un lungo viaggio, più di 200 km, per lasciare la regione dell’Imereti, attraversare quella di Samegrelo e salire fino a 1500 metri sul Caucaso nello Svaneti.

A metà strada ci concediamo una sosta alle Cascate Delpak. Appena superato il tornante dopo lo spiazzo dove sono le cascate la vista si apre sull’invaso creato dalla Diga di Enguri. Costruita in epoca sovietica con i suoi 272 m è la quarta diga più alta del mondo, la seconda tra quelle ad arco in calcestruzzo, e da vita ad un enorme invaso lungo ben 30 km.

Arrivati a Mestia prendiamo le nostre stanze all’Hotel Chubu (link qui) che ci fornisce anche una cena a buffet.

13 Agosto 2023

Oggi lasciamo a riposo il nostro autobus ed il nostro autista, perché la meta odierna richiede dei 4×4 per essere raggiunta. Abbiamo un suv e due pulmini, che ci recuperano davanti il nostro albergo.

La nostra prima tappa è la Torre dell’Amore. Ora… una premessa sulle torri dello Svaneti. Le case nei villaggi dello Svaneti erano troppo distribuite nel territorio per poter essere inglobate all’interno di mura difensive, e quindi ogni casa ha dovuto attrezzarsi per diventare una vera e propria fortezza a se stante. Le case-torri erano quindi contemporaneamente abitazioni e rocche fortificate a difesa dei proprietari, dei loro animali e dei loro beni. La maggior parte di queste case-fortezza risale al IX-XII secolo.

Nel caso di questa torre solitaria si aggiunge anche una leggenda a darle il nome di Torre dell’Amore. C’era una volta una giovane coppia felice di sposini. Arrivò la guerra ed il giovane marito, andato a combattere, morì. La moglie, disperata, non volle credere alla notizia e si fece costruire dal padre questa torre. Vi si rinchiuse dentro e qui morì aspettando il ritorno del suo amato.

Entriamo nella torre e saliamo per i suoi quattro piani, arrampicandoci sulle sue strette scale a pioli. All’interno le stanze sono tutte in penombra, scarsamente illuminate da strette finestre.

Ripresa la marcia raggiungiamo la nostra agognata meta: Ushguli. Siamo a 2000 metri in quello che si vanta essere il villaggio più alto d’Europa (con buona pace delle cartine che posizionano la Georgia in Asia con la catena montuosa del Caucaso a fare da confine tra i due continenti 🤷🏻‍♂️). Ushguli conta 37 torri e 70 famiglie, suddivise in quattro agglomerati. Buona parte delle abitazioni è adibita a b&b.

Iniziamo la nostra visita dalla zona più in alto del villaggio, quella dove sorge la Chiesa di Lamaria. Davanti a noi troneggia il Monte Shkhara, che con i suoi 5.200 m è il più alto della Georgia. Dal suo ghiacciaio nasce il fiume Enguri, quello della diga. Entriamo nel recinto che circonda la chiesa e subito veniamo accolti da un truculento racconto che ben caratterizza il carattere degli abitanti di Ushguli. Questa regione faceva parte del regno di Georgia, però non era sotto il dominio di nessuno. Ad un certo punto un uomo molto abile in battaglia cercò di acquistarne il dominio. La gente del villaggio lo accolse amichevolmente ed organizzò un banchetto in questo spiazzo, facendogli bere molto vino. Una volta che fu ubriaco, lo uccise sparandogli da un piccolo buco di questo muro.

La Chiesa di Lamaria (o della Madre di Dio) risale al IX o X secolo. La caratteristica delle chiese dello Svaneti è che recavano affreschi anche sulle mura esterne. Se anche questa chiesetta ne avesse avuti, non si sono preservati. Visitiamo ovviamente la cappella, dove invece gli affreschi sono presenti e sono molto belli.

Dopodiché scendiamo verso valle attraversando il villaggio che tanto ci ricorda il nostro San Gimignano. Ci racconta Sasha che il benessere di questa zona era legato all’essere il salvadanaio dei nobili georgiani. Remota, difficile da raggiungere, fortificata, conservava parte delle ricchezze dei nobili così da preservarle dalle razzie dei nemici. Sasha ci racconta anche che lungo il corso del fiume Enguri c’era l’abitudine di setacciare il limo con la pelle di pecora in cerca di pagliuzze d’oro. Questa tradizione avrebbe dato vita al mito del vello d’oro cercato da Giasone e compagni.

Pranziamo al Cafè Koshki (link qui) e torniamo a valle per poter visitare il Museo Etnografico dello Svaneti (link qui) a Mestia. Qui Sasha supera se stesso, lasciandoci a bocca aperta. Letteralmente dà prova di conoscere tutti i reperti esposti, sapendoci dire qualcosa praticamente su ogni icona od oggetto.

Scopriamo per esempio che qui le icone sono dipinte direttamente sul legno. E che, al contrario che nel resto della Georgia, qui in Svaneti gli artisti firmavano le icone, richiedendo una preghiera per loro. In Svaneti i personaggi delle icone hanno menti allungati. Un po’ perché è una caratteristica fisionomica di queste genti, un po’ per giustificare la barba. Le fronti invece sono sempre rappresentate piccole. Questo perché qui è diffuso il cappello svani che si porta calato fin sulle ciglia. Protegge dal vento e dall’acqua – e quindi previene la sinusite. Nelle rappresentazioni i capelli prendono il posto del cappellino e quindi le fronti sono rappresentate piccole. Ovviamente non riesco a prendere appunti su tutto quello che ci racconta, ma sono restato veramente impressionato dalla cultura di Sasha.

C’è anche una mostra fotografica di Vittorio Sella, che effettuò tre spedizioni sul Caucaso nel 1889, 1890 e nel 1896. Le foto sono spettacolari, rendendo veramente l’idea di quella che era la vita dei pastori di questi villaggi. Quelle che in una foto sembrerebbero mani umane sulla facciata di una abitazione a mo’ di decoro sono in realtà piedi di orso.

14 Agosto 2023

Tocca tornare a Tiblisi ed impiegheremo tutto il giorno per farlo. Effettuiamo una sosta culturale per visitare la Chiesa di San Giorgio ed il suo Monastero ad Ubisa, dove un pope molto amichevole si fa fotografare con piacere insieme a noi. Il monastero fu fondato nell’820 d.C. e gli affreschi all’interno della chiesa sono uno dei migliori esempi della cosiddetta pittura religiosa in stile Paleologo, eseguite nel XIV secolo dall’artista Gerasim, rappresentante della scuola artistica locale.

Arrivati a Tiblisi riprendiamo posto al Biography Tbilisi e ceniamo al Ristorante Bread House (link qui).

15 Agosto 2023

Oggi percorriamo al Strada Militare Georgiana. Questa strada corre tra Tiblisi (Georgia) e Vladikavkaz (Russia) e segue il percorso tradizionale utilizzato dagli invasori e dai commercianti nel corso dei secoli.

La nostra prima sosta è per ammirare l’invaso generato dalla Diga di Zhinvali – un posto zeeeeeeppo di bancarelle e location arredate da fiori e cuori per foto instagrammabili.

Più interessante la tappa successiva, la Fortezza Ananuri. Il complesso, che affaccia anch’esso sull’invaso Zhinvali, consiste di due castelli uniti da un muro di cortina merlato. All’interno del complesso, tra gli altri edifici, spiccano due chiese.

Dopo aver visitato le chiese, torniamo a bordo del nostro bus per raggiungere il Monumento all’Amicizia dei Popoli di Russia e Georgia (o Panorama Gudauri). Questo è un monumento realizzato dall’artista Zurab Cereteli ed inaugurato nel 1983 per celebrare il bicentenario del trattato di Georgievsk e l’amicizia tra i popoli della Repubblica Socialista Sovietica Georgiana e della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. È costituito da una grande struttura semicircolare in pietra e cemento. La parete interna del monumento è decorata con un grande murale di piastrelle decorate che raffigurano alcune scene della storia della Georgia e della Russia.

Proseguiamo e svalichiamo il Jvari Pass a 2395 m per fermarci poco dopo al Travertine Mineral Springs, una sorgente di acqua ferrosa che percola sulla roccia al lato della strada.

Raggiungiamo finalmente Stepantsminda, a 15 km dal confine con la Federazione Russa. Anche qui lasciamo il nostro bus per delle auto che ci portano velocemente fin su alla Chiesa della Trinità di Gergeti, a 2170 metri. La sua posizione isolata, sulla cima di una ripida montagna, circondata dalla vastità del paesaggio naturale ha reso la chiesa un autentico simbolo della Georgia. Fu costruita nel XIV secolo e, a causa della sua posizione remota ed isolata, nei momenti di pericolo accoglieva le preziose reliquie custodite a Mtskheta.

La sera a Tiblisi l’agenzia Omnes Tour ci offre una cena nel Ristorante Mravaljamieri (link qui), dove alle portate si alternano balli folkloristici georgiani (ai quali ovviamente ci uniamo anche noi 😎).

16 Agosto 2023

Mattina libera a Tiblisi, con obbligo di essere di ritorno in albergo per ora di pranzo per andare in aeroporto. Mi unisco al gruppo che vuole visitare il Museo Nazionale Georgiano. Interessante la sezione dedicata all’occupazione sovietica e alla storia del movimento di liberazione nazionale della Georgia.

Di ritorno tagliamo per una via più interna rispetto al lungofiume, cosa che ci permette di apprezzare un po’ di brutalismo architettonico sovietico. Cosa che non guasta mai 🤪

Puoi tornare alla tappe principali del viaggio grazie al menu qui sotto