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2023

Tiblisi

Nikon D750 con Nikkor 24-70 e iPhone 12 Pro

8 Agosto 2023

Partiamo nel pomeriggio con Turkish Airlines da Roma e da Milano. Il gruppo si riunisce all’aeroporto di Istanbul e di lì ripartiamo la sera per Tiblisi (ve lo dico qui, abbiamo scoperto che in georgiano Tiblisi si scrive Tbilisi ma che comunque si pronuncia tibilisi). Pernottiamo (o meglio sveniamo per la stanchezza, visto che arriviamo in albergo alle 4,30 del mattino) al Biography Tbilisi (link qui) 😴

Anche per questo viaggio ho attivato una esim con Airalo (link qui), sebbene scopriamo di avere addirittura un wifi sul nostro bus! Comunque mentre smanetto sulle mappe dopo aver attivato la esim, mi salta all’occhio che a Tiblisi esiste una via dedicata a George W. Bush. Sempre a riprova di quanto questo sia un paese in bilico tra due poli opposti.

9 Agosto 2023

Appuntamento in albergo alle 9 con la nostra guida Aleksandre Giorgadze, detto Sasha. Sasha è un ex seminarista che parla molto bene l’italiano, avendo frequentato per anni un seminario a Verona. Sasha ha un tono di voce sommesso e pacato ma lo compensa con un’erudizione ed una cultura da far paura.

Iniziamo il nostro tour dal centro storico di Tiblisi. Già di prima mattina l’afa si fa sentire. Il clima torrido effettivamente non l’avevo considerato quando avevo programmato il viaggio. Uno pensa: vado sul Caucaso, in montagna… ma poi si, vai anche in montagna ma quando sei giù a valle fa caaaaaaldo 🔥

Sasha ci fa presente che nella nostra settimana in Georgia vedremo per lo più chiese e castelli. Anzi, più chiese che castelli. E che le chiese saranno di due tipologie: armene o georgiane. Come distinguerle? Dai campanili. Le chiese di rito armeno hanno il campanile posto sopra la chiesa stessa. Quelle di rito georgiano o ne hanno uno posto al lato o, in mancanza di un campanile, alloggiano le campane su una struttura in ferro al lato della chiesa.

Esiste una grande diatriba tra georgiani ed armeni su quale dei due antichi regni si sia convertito per primo al cristianesimo. Gli storici sembrano concordare che il primo regno cristiano al mondo fu quello armeno. Incerto resta chi sia stato il secondo tra il Regno di Georgia e l’Impero Romano. Comunque resta il fatto che il cristianesimo attecchì molto presto nelle valli del Caucaso e che vi sia rimasto nonostante i vari tentativi di eradicarlo attuati dai persiani zoroastriani, dai mussulmani arabi e turchi o dagli atei sovietici.

La prima tappa che tocchiamo a Tiblisi è la Chiesa di Metekhi, uno dei monumenti più antichi della città. Il nome completo della chiesa in realtà è Chiesa della Vergine Maria Assunta di Metekhi (che in georgiano si scrive così მეტეხის ღვთისმშობლის შობის ტაძარი ma giuro che non farò mai più copia ed incolla dei nomi georgiani perché tanto sono il primo a guardare basito le lettere della lingua senza saperle nemmeno pronunciare 🤪) ed è una chiesa ortodossa georgiana di origine medioevale, costruita tra il 1278 ed il 1289 d.C.. Distrutta e ricostruita più volte, come Tiblisi del resto, si erge su una rocca che domina il fiume Kura e fungeva sia da fortezza che da residenza dei re georgiani. Ospita la tomba di Santa Shushanik (o Susanna) regina georgiana di fede cristiana che fu uccisa dal marito per essersi rifiutata di abiurare la propria fede in favore dello zoroastrismo.

Dopo aver visitato la chiesa ci affacciamo sulla balconata che domina il fiume Kura ed il centro di Tiblisi. Su questa piazza, prospiciente la chiesa, è eretta la statua equestre del Re Vakhtang Gorgasali, fondatore della città di Tiblisi e riorganizzatore della chiesa ortodossa (autocefala apostolica) georgiana. Dopo esserci goduti la vista, scendiamo dallo sperone roccioso su cui è eretta la chiesa ed attraversiamo il Ponte Metekhi o dei Centomila Martiri Georgiani. Secondo la Cronaca di cento anni, una cronaca del XIV secolo, questi martiri furono messi a morte per non aver rinnegato la fede cristiana a seguito della presa di Tiblisi da parte dello scià corasmio Jalal al-Din nel 1227.

Passato il ponte raggiungiamo il quartiere delle terme, chiamato Abanotubani. Il significato di “Tbilisi” è “luogo caldo” ed è legato proprio alle sue sorgenti sulfuree. La leggenda narra che il re Vakhtang I Gorgasali, durante una battuta di caccia al falcone che lo aveva portato in questa zona, vide il fagiano cacciato riemergere guarito da una delle pozze. Il re, incuriosito, si accorse che l’acqua della pozza era calda e decise dunque di fondare proprio in quel luogo una nuova città. Si narra che nel XII secolo fossero ben 65 i bagni sulfurei presenti in città e le terme di Tiblisi hanno avuto per lunghissimo tempo un ruolo molto importante nella vita dei georgiani, divenendo luogo dove celebrare matrimoni e fidanzamenti o altre occasioni speciali. Non a caso le sale dei bagni più antichi sono molto ampie, affrescate e decorate con mosaici, nonché dotate di ampi salottini con tavolini e poltrone per bere e mangiare in compagnia. Oggigiorno sono solo sette i bagni termali ancora in funzione. Gli Orbeliani Baths attirano subito la mia attenzione per i forti richiami all’architettura uzbeka – d’altronde è passato giusto un anno dal mio viaggio in Uzbekistan (link qui).

Attraversando due ponticelli ribattezzati Bridge of Love (anche qui è arrivata la moda per le coppiette di attaccare lucchetti ai ponti) percorriamo un profondo canyon che si chiude con un po’ di refrigerio dovuto alla Cascata Leghvtakhevi.

Ritorniamo sui nostri passi e ci inoltriamo nelle vie del centro per raggiungere la vicina Chiesa Armena di San Giorgio, dove è sepolto il poeta Sayat Nova, considerato il più grande poeta armeno del ‘700.

Dopo aver visitato la chiesa scendiamo nel Meidan Bazaar, un mercato ipogeo che, grazie alla sua natura, ci regala qualche minuto di frescura rispetto all’afa dell’esterno. Oltre ad una mappa della Tiblisi medievale dipinta sulla volta, ammiriamo molta produzione artigianale locale, nonché molte bottiglie di vino in vendita, sia di vinificazione europea che qvevri.

La Georgia è famosa per il suo vino. Sebbene si trovi molta produzione con vinificazione europea, la fama del vino georgiano è legata al metodo qvevri (ქვევრი). Questa tecnica, che risale ad epoca preistorica, prevede che il mosto fermenti in giare di terracotta poste sotto terra. La forma delle giare è un segreto che gli artigiani si trasmettono di generazione in generazione. La tecnica qvevri produce un vino secco e di gradazione sostenuta, con un gusto diverso da quello a cui siamo abituati con la vinificazione europea.

Tappa successiva è la Cattedrale Sioni (o della Dormizione), una chiesa medievale che porta il nome del Monte Sion di Gerusalemme (era una tradizione in uso nella Georgia medievale quella di dare alle chiese il nome dei luoghi della Terra Santa). Oltre ad affreschi ed icone qui è conservata la Croce di Santa Nino, che si narra essere stata forgiata dalla santa in persona.

Santa Nino (o Cristiana) predicò ed introdusse il Cristianesimo in Georgia ed è una dei santi più venerati della chiesa georgiana. La sua croce ha le braccia orizzontali fatte di tralci di vite e per questo pendenti verso il basso. La tradizione però attribuisce la curvatura al peso dei peccati dei fedeli.

Usciti dalla Cattedrale Sioni raggiungiamo il vicino fiume per ammirare il Ponte della Pace, un ponte pedonale in acciaio e vetro, progettato da Michele De Lucchi (link qui).

Tornati nei vicoli di Tiblisi visitiamo la Basilica di Anchiskhati, la più antica chiesa di Tiblisi. Costruita dal Re Dachi di Iberia tra il 522 ed il 534 d.C. fu, come tutte le chiese locali, danneggiata e ricostruita più volte.

Il territorio del Caucaso anticamente era diviso in tre zone: Colchide, Iberia ed Albania. La Colchide corrispondeva all’attuale costa georgiana sul Mar Nero ed al suo entroterra. L’Iberia (o Iberia Caucasica per distinguerla dalla penisola iberica di Spagna e Portogallo) era il nome dato dagli antichi Greci e Romani all’antico regno georgiano di Cartalia, corrispondente all’incirca alle parti orientali e meridionali dell’odierna Georgia. L’Albania (anche lei Caucasica per distinguerla dall’odierna Albania balcanica) corrispondeva più o meno all’odierno Azerbaigian.

In questa chiesa ci imbattiamo per la prima volta in un’icona di San Giorgio che uccide anziché il drago… l’Imperatore Diocleziano! Scopriremo che si tratta di un’iconografia largamente diffusa nel Caucaso, su cui ho reperito un interessante paper su Academia.edu (lo trovate liberamente qui). San Giorgio, che secondo le leggende locali era cugino di Santa Nino, l’evangelizzatrice della Georgia, fu martirizzato proprio sotto il regno di Diocleziano. Il ritorno dalla morte per vendicarsi del proprio uccisore sottolineava la manifestazione di una protezione ultraterrena, una protezione che si proiettava anche oltre una sconfitta momentanea nel mondo terreno.

Lasciata anche questa chiesa andiamo alla Torre dell’Orologio del Teatro Gabriadze (link qui). Costruita nel 2010 da Renzo Gabriadze a fianco del teatro delle marionette, la torre ha una struttura sbilenca ed è decorata da centinaia di piastrelle ideate dall’autore stesso. Alla fine della strada incrociamo le Meezove-Janitor Sculpture, un’installazione artistica composta da varie statue.

Da lì raggiungiamo il Bazar Orbeliani, un centro commerciale dove poterci dividere per pranzare. Dovendo dopo pranzo fare sosta alla sede della Omnes Tour, approfittiamo anche per visitare la vicina Cattedrale dell’Assunzione della Vergine, una chiesa cattolica.

A questo punto raggiungiamo Piazza della Libertà ed il centrale Viale Rustaveli. Sulla piazza si affaccia il Municipio di Tiblisi ed al centro della sua rotonda sorge la Statua di San Giorgio, una alta colonna con sopra la statua equestre del santo (qui il santo uccide il canonico drago). Il monumento è dedicato all’indipendenza e alla libertà del popolo georgiano. Percorrendo il Viale Rustaveli passiamo davanti il Museo Nazionale ed il Parlamento fino a raggiungere la Statua dedicata ad Ilia Chavchavadze e Akaki Tsereteli, poeti e figure importanti nella storia nazionale georgiana.

Torniamo sui nostri passi percorrendo vie più interne rispetto alla rinnovata e linda Rustaveli. Passiamo davanti a vecchi edifici dissestati dai terremoti e a condomini polverosi. Raggiungiamo così la Betlemi Street Stairs: una lunga scalinata che collega la valle alla sommità della collina su cui sorge la Kartlis Deda. La scalinata consta di 120 scalini che con questo caldo non sono proprio il massimo. Ma ci rivela una chiesetta deliziosa, la Upper Betlemi, dove un fumo di incenso e la luce che filtra diagonalmente attraverso una finestra ci regalano una visione a dir poco mistica dell’ambiente. Dopo questa sosta riprendiamo la salita e finalmente raggiungiamo la fine della scalinata, proprio ai piedi della Kartlis Deda. La Madre dei Kartli (i georgiani) è una statua di alluminio alta 20 metri realizzata nel 1958 per celebrare i 1500 anni dalla fondazione della città.

Da lì torniamo al punto di partenza della mattina, grazie alla cabinovia che collega la zona della statua con Piazza Europa, ai piedi dello sperone su cui sorge la chiesa di Metekhi. Torniamo in albergo per una sana doccia e ceniamo al Ristorante Ortachala (link qui).

10 Agosto 2023

Lasciamo Tiblisi per la città di Mtskheta (si pronuncia mizcheta). Questa è una delle più antiche città della Georgia e fu la capitale del regno di Iberia fra il III secolo a.C. e il V secolo d.C.

Prima tappa, il Monastero di Jvari (jvari, un nome che ricorre spesso nella toponomastica, vuol dire croce). Narra la tradizione che all’inizio del IV secolo Santa Nino, evangelizzatrice della Georgia, eresse una grande croce di legno su quello che allora era il sito di un tempio pagano. La croce era ritenuta miracolosa e quindi attirò numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del Caucaso. Una piccola chiesa fu eretta sui resti della croce di legno e successivamente l’edificio fu ampliato nella forma attuale.

Dopo la visita al Monastero di Jvari risaliamo sull’autobus ed scendiamo in città per visitare la Cattedrale di Svetitskhoveli. Conosciuta come il luogo in cui sarebbe stata sepolta la tunica di Gesù Cristo, la chiesa è stata per lungo tempo il principale edificio di culto del paese e rimane tuttora uno dei luoghi più venerati della Georgia. L’attuale struttura fu costruita nel corso dell’XI secolo sul sito in cui era stata edificata una prima chiesa nel IV secolo. La cattedrale è spettacolare, con un Cristo Pantocratore che riempie le mura dell’abside ed un grosso ciborio del XVII secolo interamente affrescato. È il luogo più santo della Cattedrale, sotto cui è sepolta una donna di nome Sidonia. Leggenda vuole che nel I secolo un ebreo di nome Elias, tornato da Gerusalemme, portò con se la tunica di Gesù, dopo averla comprata da un soldato romano. La sorella di Elias, Sidonia appunto, appena toccò la tunica fu presa da sgomento e morì sul colpo, stringendo così forte la tunica che fu impossibile separarla da essa. Furono sepolte insieme e sulla tomba di Sidonia crebbe negli anni successivi un enorme cedro che fu tagliato solo nel IV secolo da Santa Nino. Con il legno ricavato dal cedro Santa Nino costruì una chiesa intorno alla tomba di Sidonia, appoggiata su sette colonne. Una di queste però si sollevò da terra e rimase sospesa! Santa Nino allora pregò per tutta la notte finché la colonna non tornò al suo posto. La colonna poi, vuole la tradizione, iniziò a piangere e curò tutti gli abitanti di Mtskheta dalle malattie.

La chiesa è magnifica, piena zeppa di affreschi, tombe, reliquie ed icone. La visitiamo tutta e restiamo estasiati.

Torniamo sul bus e ci spostiamo ad Uplistsikhe, un’antica città scavata nella roccia a 10 km da Gori. Secondo gli archeologi questa location sarebbe uno dei più antichi insediamenti urbani della Georgia. Fu per molto tempo una delle roccaforti del regno, fino al declino causato dalle invasioni mongole. Fatale per le rovine fu il terremoto del 1920, che fece crollare molte parti del complesso, come la volta della chiesa ipogea. Sebbene la maggior parte delle grotte di Uplistsikhe sia priva di decorazioni, alcune delle strutture più grandi del complesso hanno soffitti con delle volte a cassettoni in pietra scolpita a imitazione di tronchi in legno.

Dopo aver visitato la città rupestre ed esserci fermati presso una cantina inserita nel parco archeologico per una veloce degustazione (di giorno, con quel caldo, sarebbe stato meglio evitarla 😬) andiamo a Gori per visitare il museo della casa di Stalin (link qui).

In realtà la città natale di Iosif Vissarionovič Jughashvili, noto prima come Koba e poi come Stalin, ha dedicato al suo figlio più famoso un museo suddiviso in tre sezioni.

La prima consiste in un palazzo con cimeli veri o presunti del dittatore (che non abbiamo potuto visitare per questioni di tempo). La seconda sezione consiste in un padiglione con colonne in stile greco che protegge una casetta di legno. Qui nacque nel 1879 e visse fino all’età di quattro anni Stalin. La piccola struttura è composta da due ambienti al piano terra e di un seminterrato. Il padre di Stalin, Vissarion Jughashvili, un calzolaio locale, affittò la stanza sul lato sinistro dell’edificio e mantenne un laboratorio nel seminterrato. La casetta originariamente faceva parte di un quartiere di abitazioni simili, che fu sgomberato in epoca sovietica per far posto ad alloggi più moderni, a una piazza e al museo.

La terza sezione del museo è composta dalla carrozza ferroviaria personale di Stalin. Una carrozza Pullman verde, blindata e del peso di 83 tonnellate, che fu utilizzata da Stalin dal 1941 in poi, comprese le sue partecipazioni alla Conferenza di Yalta e alla Conferenza di Teheran.

Il poco tempo messoci a disposizione da Sasha è dovuto alla distanza che ci separa dalla destinazione finale della giornata:, la città di Akhaltsikhe. Situata a mille metri di altezza ci porta molto vicini al confine con la Turchia.

Alloggiamo all’Hotel Tiflis (link qui) e ceniamo al Ristorante Dubli (link qui).

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