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2025

Varkala

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3 Gennaio 2025

Giornata libera oggi. Col gruppo ci dividiamo: c’è chi aveva prenotato una giornata in un ashram, chi si dedica ai massaggi ayurvedici. Io ne approfitto per esplorare un po’ Varkala. Qui si gira a piedi o in tuc tuc – anche se ci sono solo 30 gradi perché inverno appunto, ad ora di pranzo il sole picchia eccome e un passaggio sugli economici tuc tuc può essere ben gradito.

La cittadina è costruita sulla sommità delle imponenti scogliere che la rendono famosa, le Varkala Cliffs, le uniche nel sud del Kerala ad ergersi proprio di fronte il mare (ricordate che buona parte della Costa del Malabar è invece occupata dalle lagune salmastre dette Blackwaters?!?). Ed allora per prima cosa sono andato al belvedere che domina la Varkala Beach, che funge anche da eliporto per il vicino ospedale e da rampa di lancio per i parapendii.

Visto che però dal belvedere si “belvede” solo il mare, scendo sulla spiaggia dove sotto vari ombrelloni sono sistemati dei santoni che effettuano la puja ai fedeli hindu.

Presso la religione induista e anche in molte tradizioni buddiste Pūjā (dal sanscrito reverenza) è un termine che genericamente indica un atto di adorazione verso una particolare forma della Divinità, che può esprimersi in un’offerta, un culto, una cerimonia o un rito.

Prima che il sole sia troppo a picco decido di visitare il Shri Janardanaswamy Temple. Questo è il tempio principale del culto della divinità Vishnu, che qui è adorato col nome Janardana. Questo nome risale ai testi sacri Purana e si può tradurre con Colui che è la dimora originale e il protettore di tutti gli esseri viventi.

Sperando di non aver detto bestialità (sono effettivamente scarsamente preparato sul pantheon hindu) aggiungo che è possibile visitare liberalmente il cortile del tempio (a piedi nudi come in tutti i luoghi sacri indiani) salvo il sancta sanctorum che è accessibile ai soli fedeli.

È tarda mattinata ed il sole picchia ed è ora di godersi un bel bagno a Varkala Beach. Il mare è caratterizzato da cavalloni e grande risacca. Tanti gli indiani sono lungo la battigia, vestiti ed al massimo con i piedi nudi. Ci rendiamo conto, anche con stupore, che gli indiani non sanno nuotare e che quando sono in acqua (sempre vestiti) al massimo giocano con le onde letteralmente a riva. In passato avevo letto da qualche parte che anche in Europa il saper nuotare era una pratica che si era iniziata a diffondere a fine ‘800. Prima non esistevano le ferie, i redditi erano bassi, le coste spesso malsane a causa di acquitrini e lagune. Una situazione sovrapponibile a buona parte dell’India quindi.

Molti dei turisti sulla spiaggia sono coppiette in viaggio di nozze. Gli indiani già normalmente sembrano più giovani ed in più si sposano molto presto, per cui all’inizio pensavo fossero liceali che avevano marinato la scuola 🤪 Pranzo all’Holy Rabbit Restaurant sulla Cliff Road, la strada che percorre la cresta della scogliera (il vero centro città, quasi tutte le attività commerciali sono qui) e vado a riposarmi un po’ in stanza.

Per il tramonto sono di nuovo in spiaggia ma dal lato opposto della scogliera rispetto alla mattina, dove si trovano la Black Sand Beach e la Odayam Beach. Riunito il gruppo andiamo a cena al ristornate Little Tibet.

4 Gennaio 2025

Oggi tutti insieme andiamo a fare una gita. Ma prima ci sono le sessioni di yoga mattutino e soprattutto la colazione! Come ho già accennato io mi sono dedicato più al mare e a fotografare i fedeli hindu del tempio che a partecipare allo yoga o alle sedute di massaggi ayurvedici 🤪 Comunque chi vi ha partecipato straconsiglia sia yoga che massaggi!

Per la colazione ci incontriamo tutti al Bindu’s Café, sul lato della Black Beach della Cliff Road. Da lì vediamo i pescatori tirare a secca le reti che avevano precedentemente steso nel mare di fronte la costa. È un’operazione lunga e faticosa ma a quest’ora è stata quasi conclusa. Mi riprometto di alzarmi presto domani per andare in spiaggia a vedere meglio.

Oggi ci siamo organizzati per una gita a Golden Island. Ieri avevamo contrattato l’andata e ritorno con tre tuc tuc, che puntualissimi si fanno trovare la mattina al luogo concordato per la partenza. I nostri driver sono giovani e scanzonati e soprattutto, nonostante quella a Golden Island sia una gita classica da Varkala, sembrano non sapere dove siano gli imbarcadero 😬 Dopo però essere finiti chissà dove, grazie alle nostre mappe (sempre utile attivare una esim quando viaggi) raggiungiamo il Nova Boat Club (link qui). Affacciandoci sulla banchina notiamo l’elevatissima densità di nibbi bramini che volano intorno all’ansa del fiume dove è ancorata la barca.

Dopo una serrata contrattazione per abbattere il costo del tour ci imbarchiamo e raggiungiamo l’isola. Il nome Golden Island secondo la leggenda è legato al fatto che la famiglia reale di Travancore avesse nascosto qui il proprio tesoro composto da oro ed ornamenti. Da qui il nome Ponnumthuruthu (Golden Island in Malayalam) e la credenza che il tesoro sia ancora nascosto sull’isola. Seguendo un sentiero che ci porta all’interno di un bosco di alberi da cocco raggiungiamo lo Shiva Parvathi Temple.

È una struttura antica di circa un secolo ed era caduta in rovina. Restaurato recentemente, nel mese di febbraio è meta di pellegrinaggio per il Sivarathri festival. In questa occasione molti devoti trascorrono la notte sull’isola e depositano nel lago delle lanterne galleggianti. Al nostro arrivo al tempio è in corso una cerimonia per una famiglia hindu, cerimonia a cui assistiamo con rispetto e a distanza. Al termine della cerimonia il sacerdote ci permette di guardare (ma non di fotografare) la statua di Shiva nel suo tempio!

Tornati a Varkala ci disperdiamo di nuovo. Pranzo al volo al solito Holy Rabbit Restaurant e mi dedico al full relax al mare. Ci godiamo tutti insieme il tramonto sulla Varkala Beach. Qui i bagnini sono molto aggressivi con gli indiani che giocando con i cavalloni (ovviamente vestiti, non in costume come noi) si addentrano troppo verso la linea di rottura delle onde. Noi torniamo a riva per chiedere se sia sicuro inoltrarsi e loro ci rispondono gentilmente: voi sapete nuotare, andate pure. Loro non sanno nuotare e qui l’acqua è subito profonda e rischiano di affogare!!! Dopo il bagno ci mettiamo a guardare gli indiani che guardano il tramonto sulla battigia 😬

Dato che come vi avevo detto qui c’è molta foschia ed il sole sparisce molto prima di toccare l’orizzonte, approfittiamo della luce per andare di nuovo al Shri Janardanaswamy Temple. Si rivela una fonte continua di bellissime immagini visto l’afflusso continuo di fedeli che lo caratterizza. Ceniamo al Clafouti Restaurant, sempre sulla Cliff Road.

5 Gennaio 2025

Ultimo giorno a Varkala – ed ultimo giorno di viaggio. Come mi ero ripromesso mi alzo presto per andare a vedere i pescatori sulla spiaggia.

La scena sulla spiaggia è uno squarcio sulla faticosa quotidianità di questa comunità. Le reti vanno tirate in secca a forza di braccia e questo coinvolge un nutrito numero di persone. I nibbi bramini volteggiano a bassa quota, pronti ad artigliare i pesci finiti nella rete. Il grosso del pescato si è accumulato nel tratto che raccorda i due lati delle reti e viene recuperato una volta tiratolo in secca.

Torno indietro e percorro tuta la Cliff Road per scendere di nuovo alla Varkala Beach dove oggi sono presenti meno santoni degli altri giorni. O forse è solo l’orario e gli altri verranno più tardi.

Torno per la terza volta in tre giorni al Shri Janardanaswamy Temple che anche oggi è gremito di fedeli. Poi raggiungo il resto del gruppo al Bindu’s Café per una colazione prima di lasciare Varkala.

Ci spostiamo col nostro pulmino nella capitale dello stato del Kerala, Trivandrum (ora però chiamata Thiruvananthapuram, sebbene il vecchio nome sia ancora utilizzato frequentemente). La nostra prima tappa nella città è il Napier Museum (link qui).

Il museo ospita reperti archeologici e storici del Kerala e di regioni commercialmente collegate col questa regione ed è sito in un palazzo del XIX Secolo e porta il nome dell’allora governatore inglese, Francis Napier, decimo Lord Napier. Il palazzo reca influenze architettoniche indiane, cinesi e delle scuole del Kerala e Moghul.

Il museo ospita una rara collezione di reperti archeologici e storici, idoli di bronzo, ornamenti antichi, un carro da tempio e sculture in avorio.

Poi ci spostiamo al Sree Padmanabhaswamy Temple (link qui). Architettonicamente è una fusione intricata di stile tipico del Kerala e di stile dravidico (kovil) simile ai tempi costruiti nello stato confinante di Tamil Nadu e caratterizzato da alte mura e da un Gopuram (una torre monumentale) del XVI secolo. La principale divinità del tempio è Vishnu ed il tempio stesso è meta di un incessante ed importante pellegrinaggio. Anche qui l’accesso al tempio è limitato ai soli fedeli e ci sono regole più stringenti per abbigliamento e fotografia rispetto al tempio di Varkala.

Tornati al nostro parcheggio siamo ancor di più circondati dai pellegrini che risalgono sui loro autobus per andare via. Sono coloratissimi, sorridenti, felici e adorano essere fotografati 📸

Concludiamo alla grande il nostro viaggio con una spettacolare cena a Villa Maya (link qui), un ristorante di lusso ricavato in uno dei palazzi Ammaveedu, una volta residenze delle consorti dei Maharajah di Travancore. Dopodiché si va in aeroporto per il volo di ritorno ✈️

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