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2016

Perù

Nikon D5300 con Nikkor 18-200 e Sigma 50mm f/1.4 - iPhone 6

30 luglio 2016

Il piano voli per questa viaggio non è proprio dei migliori. Da Roma siamo in cinque a partire e dobbiamo spostarci a Milano Malpensa per uno scalo di varie ore!

Atterrati a Malpensa allora approfittiamo per visitare il museo di Volandia (link qui), raggiungibile a piedi dall’aeroporto. Volandia nasce dal recupero delle Officine Aeronautiche Caproni e permette un tuffo nella storia dell’aeronautica.

Abbiamo tutto il tempo di visitare i vari padiglioni – anche se nel periodo estivo la mancanza di aria condizionata rende alcuni di essi soffocanti. Della serie che li abbiamo percorsi di fretta pur di uscire a respirare 😁 Comunque c’è una parte iniziale dedicata all’esplorazione spaziale seguita da un’altra dedicata alla Seconda Guerra Mondiale.

Concludiamo la nostra visita ammirando alcuni cimeli automobilistici, tra cui una Citroën DS 19. All’orario convenuto ci riuniamo col resto del gruppo e finalmente si parte per la grande avventura. Nessun ritardo per il volo intercontinentale: dodici ore per coprire la tratta Milano-Sao Paulo in Brasile.

31 luglio 2016

Breve scalo prima dell’alba nell’aeroporto di Sao Paulo. Altre cinque ore di volo e siamo a Lima. Durante il volo sorvoliamo il Lago Titicaca. Immenso. Bellissimo. Restiamo incollati ai finestrini ad ammirarlo.

Sebbene l’atterraggio avvenga all’alba, tra il recupero dei bagagli e lo spostamento in città perdiamo molto più tempo di quanto avessimo preventivato e raggiungiamo il centro di Lima praticamente ad ora di pranzo. In più il centro storico è chiuso al traffico. Non perché sia domenica ma perché due giorni prima il Perù ha festeggiato la propria festa nazionale. I festeggiamenti sono stati però protratti per tutto il weekend. Lasciamo allora in deposito in un albergo non lontano da Plaza Mayor i bagagli e decidiamo di girare a piedi il centro della capitale del Perù.

In Plaza Mayor de Lima è stato eretto un palco dove si alternano cantanti e cabarettisti. La piazza è affollata e piena di banchetti che cucinano e vendono pietanze locali. Mangiamo qualche spiedino cotto davanti i nostri occhi e poi via per un veloce giro turistico. Abbiamo tempi stretti – alle 16 dobbiamo aver recuperato il bagaglio e molte chiese ora sono chiuse e riapriranno al pubblico solo dopo quell’ora. Comunque visitiamo la Catedral de Lima (link qui), dove riposano le spoglie di Pizarro, conquistatore del Perù. Apprezziamo le facciate barocche di altre chiese vicine la piazza centrale e l’architettura coloniale della zona con i tipici balconi decorati.

Dopo aver ammirato le facciate del vicino Palazzo Arcivescovile e della Casa de la Literatura Peruana raggiungiamo la poco distante Iglesia de San Francisco de Jesús El Grande e visitiamo anche questa bella chiesa. Dopodiché recuperiamo il bagaglio e ci spostiamo nel quartiere di Miraflores, sul mare. É una zona molto vissuta dagli abitanti di Lima, dove si può passeggiare tranquillamente. C’è anche una piazza dedicata all’amore, e quindi ritrovo di coppiette e famiglie. La passeggiata è inserita sulla cima di una ripida scogliera che cade a picco su un mare zeppo di surfisti, mentre il cielo è pieno di parapendii. Gli istruttori infatti fanno vorticare i turisti tra i grattacieli e la scogliera. Magari sarebbe carino provare l’esperienza ma i nostri tempi sono troppo stretti.

Ci godiamo comunque una crêpe – considerate che in Sud America tra quando ordinate del cibo a quando sarà pronto può passare moooolto tempo 😅.

Lasciamo Lima e raggiungiamo Pisco, dove pernottiamo all’Hotel Residencial San Jorge (link qui). Pisco è la località famosa soprattutto per aver dato il nome al liquore tipico del Perù, il pisco (link su Wikipedia qui) appunto, il cui gusto ricorda vagamente la sambuca.

1 agosto 2016

Il nostro primo giorno completo in Perù promette di essere molto impegnativo. Partiamo alle sei e mezza del mattino per raggiungere l’imbarcadero nella zona della Riserva Nazionale di Paracas. La nostra meta sono le Islas Ballestas – a volte soprannominate le Galapagos dei poveri 🤪 Le isole non meritano assolutamente questo appellativo leggermente sprezzante che si può trovare su qualche guida turistica. Vengono definite così perché sono molto vicine alla costa e permettono di vedere facilmente e a basso costo una notevole varietà di animali: dalle sule ai pellicani, dai pinguini ai leoni marini.

Le Ballestas meritano sicuramente di essere visitate – e ve lo dice uno che alle Galapagos comunque c’è stato. La tratta in motoscafo per raggiungerle dura poco più di mezz’ora e la gita dà molta soddisfazione. Non si può assolutamente scendere a terra – sia perché non è agevole farlo, sia perché le isole sono famose anche per la notevole quantità di guano che vi può essere raccolta e che rende, diciamo… poco pratica una escursione 😜 Infatti uno dei nostri timori – per fortuna rivelatosi infondato – consisteva dall’essere bersaglio degli escrementi degli uccelli 😎

Tornati dall’escursione alle Islas Ballestas, ci spostiamo più a sud lungo la costa. Questa zona del Perù è caratterizzata da zone desertiche abbastanza estese. Raggiungiamo un’oasi nei pressi della città di Huacachina. Lì avevamo prenotato un giro sui classici mezzi da deserto, i dune buggy.

L’agenzia che ci scarrozza sulle dune è la Mayo Adventures (link qui). È un’avventura molto divertente. Gli autisti ci sballottano in su ed in giù per le dune e ci fanno divertire da pazzi.

Dopo pranzo riprendiamo il nostro tragitto e raggiungiamo la piana di Nazca. La nostra prima sosta è ad un mirador nel mezzo della piana, lungo la Strada Panamericana.

Il mirador (link su Google Maps qui) consiste in un traliccio alto all’incirca un paio di piani, eretto a ridosso di due delle famose Linee di Nazca. Per chi avesse timore a sorvolare con gli aerei da turismo le linee questa è l’unica soluzione per apprezzarle – dal livello del suolo infatti non si vede assolutamente nulla. Vi consiglio però di farvi coraggio e di affrontare il volo, perché in effetti dal mirador si vede pochissimo e non si riesce ad avere un’idea neppur minima dell’estensione e della varietà delle figure.

Dopo la breve sosta al mirador raggiungiamo l’aeroporto di Nazca. Nella struttura sono ospitate varie compagnie aeree. Noi eravamo in contatto con la Nazca Travel Air. Veniamo pesati e ripartiti negli aerei, piccoli piper da turismo con cinque posti ciascuno per i passeggeri. Il volo è stato spettacolare. Si resta senza parole di fronte all’impegno di questa civiltà che ha voluto onorare i propri dei celesti con queste figure visibili solo dall’alto.

Riesco anche a fotografare il mirador dove ci eravamo fermati prima sulla Panamericana! Un’esperienza splendida. Una volta atterrati abbiamo raggiunto il nostro albergo, La Posada de Don Hono (link qui), sito a due passi dalla Plaza de Armas della cittadina.

Nota per chi non fosse avvezzo alla toponomastica delle città coloniali spagnole. Non si sfugge a questa regola: la piazza principale si chiama sempre Plaza de Armas. In rare eccezioni è Plaza Mayor. Rare eccezioni però…

E’ ancora presto per cenare e pensiamo, stoltamente, di prendere un aperitivo. Troviamo un locale non proprio all’ultima moda che offre del Pisco Sour. Il Pisco Sour vuole essere una sciccheria peruviana: liquore pisco, zucchero, bianco d’uovo, ghiaccio, zenzero… meglio dimenticare… veramente, meglio dimenticare… Ci siamo rifatti comunque a cena al Ristorante La Estación, un ottimo locale sulla Plaza dove servono carne squisita.

2 agosto 2016

Oggi ci aspetta una lunga giornata di spostamento per poter raggiungere in serata la città di Arequipa. La prima sosta la facciamo vicino Nazca, presso il Cimitero di Chauchilla.

Il Cimitero di Chauchilla è un sito archeologico risalente ad un periodo compreso tra il 900 ed il 1500 d.C. Si possono visitare alcune tombe restaurate, dove si possono osservare i resti di alcune mummie e la loro caratteristica sepoltura. Si tratta dell’unico sito archeologico peruviano nel quale le mummie sono conservate a cielo aperto nelle loro tombe originali. Grazie al clima arido del deserto di Nazca nel quale si trova il cimitero, le mummie si trovano in un ottimo stato di conservazione nonostante la loro antichità. Passeggiando nella piana invece si possono rilevare numerosi resti umani (femori, anche, spine dorsali) della cui età però non saprei dire.

Dopo questa prima sosta ne effettuiamo un’altra in una zona collinare, coltivata ad ulivi. Ci fermiamo in un villaggio polveroso, un classico in questa zona del mondo, dove alcun abitanti si affrettano ad aprire le loro bancarelle per noi così da offrirci assaggini di olive e patè sempre d’oliva e poterceli quindi vendere. Facciamo giustamente qualche acquisto, scattiamo qualche foto ai bambini che sono interessatissimi a questi imprevisti visitatori e riprendiamo il viaggio.

Percorriamo la Panamericana Sur che ci offre viste spettacolari della costa peruviana. Prima di Chala effettuiamo una nuova sosta per apprezzare il deserto che finisce in mare. È un paesaggio suggestivo che mi ricorda vagamente la Skeleton Coast in Namibia.

Dopo la pausa pranzo effettuata in un locale lungo la strada, il Restaurant Cevicheria Don Memo (link qui), continuiamo il nostro viaggio, continuando ad effettuare qualche sosta per sgranchirci le gambe. Spesso alcuni condor ci sorprendono volando maestosi sulle nostre teste. Infine a sera arriviamo finalmente ad Arequipa, la Ciudad Blanca, a duemila e rotti metri di altezza. Prendiamo le stanze all’Hostal Arequipa Inn (link qui). Ceniamo all’Ary Quepay (link qui), un ottimo ristorante vicino al nostro albergho. L’Ary Quepay offre sia vini peruviani che vini cileni. Il mio consiglio è quello di prendere sempre vini cileni quando ve ne sia l’occasione. Poi fate voi, ma io vi ho avvertiti 😉

3 agosto 2016

L’intera giornata di oggi è dedicata ad Arequipa. Abbiamo una visita guidata del centro la mattina ed il pomeriggio libero. Io non sto benissimo ma, sebbene debole, mi faccio forza almeno per non perdermi le spiegazioni della guida. Il nome Ciudad Blanca con cui spesso è denominata Arequipa deriva dal colore candido della pietra utilizzata per decorare le facciate delle sue chiese. Le più belle si affacciano entrambe sulla Plaza de Armas.

La prima che ammiriamo è il Iglesia de la Compañía de Jesús, costruita tra il 1590 ed il 1699. Le caratteristiche peculiari della pietra locale hanno consentito di sviluppare la decorazione superficiale oltre i confini del portale, dando vita ad uno stupendo arazzo in pietra che decora tutta la facciata. Stupenda!

Risalente al 1540 invece è l’inizio della costruzione della Basilica Cathedral. La chiesa originale fu rasa al suolo da un terremoto del 1583 e quella attuale ha subito numerosi rifacimenti della facciata a seguito dei danni di ulteriori scosse sismiche.

Poco lontano dalla piazza raggiungiamo il Monastero de Santa Catalina (link qui), la cui visita ha occupato buona parte della nostra mattinata. È infatti una struttura immensa, una vera città nella città. Si effettua una visita guidata dopodiché si è liberi di girarlo da soli. Si tratta di un monastero di clausura che una volta ospitava un centinaio di suore. Le più ricche avevano anche diritto a stanze confortevoli e ad una cameriera! Ora la sua popolazione è molto ridotta e buona parte della struttura è aperta al pubblico. Le mura sono colorate con tinte vivide ed ogni nuova madre badessa ha la facoltà di cambiare la colorazione precedente. All’interno del monastero c’è anche un coffe shop per rilassarsi. Ed io che oggi sono fiacco a causa di un virus passeggero ne approfitto per riposarmi un po’… e dato che in realtà sono veramente molto debole, approfitto del pomeriggio libero per andare in albergo a riposare.

4 agosto 2016

Se ieri ero a pezzi, oggi sto già molto meglio 💪🏻 Giornata di spostamento. La nostra meta finale è Chivay. Lungo il tragitto ci inerpichiamo fino al Mirador de los Vulcanos nella località di Patapampa. Il mirador è un passo andino a 4910 metri, un’altezza di tutto rispetto, soprattutto quando viene raggiunta di botto come abbiamo fatto noi! Dal mirador si possono ammirare i vulcani che dominano la zona di Arequipa.

Raggiunta Chivay, alloggiamo a Los Portales de Chivay (link qui). Chivay è una zona termale e quindi il pomeriggio lo passiamo a mollo nelle terme. La sera andiamo all’osservatorio astronomico, struttura facente parte dell’albergo Casa Andina. Il cielo è limpido e poco illuminato e la vista al telescopio di Saturno con i suoi anelli ci strappa un’esclamazione di stupore 🪐

5 agosto 2016

La mattina di buon ora ci addentriamo nel Canyon del Colca. Queste sono zone iperturistiche e vorremmo provare a precedere, per quanto possibile, l’arrivo del grosso degli altri visitatori.

La nostra prima sosta è nella cittadina di Yanque. Almeno qui la nostra strategia si è rivelata vincente. Arriviamo presto, molto presto, e la piazza è ancora sgombra di turisti. Visitiamo subito la Chiesa dell’Immacolata Concezione. Come ad Arequipa anche qui la chiesa si distingue per il suo colore bianco e il suo stile barocco. All’interno ospita pale d’altare in legno con influenze meticce. La chiesa è poco illuminata (non sappiamo se perchè siamo arrivati troppo presto o perchè non è proprio prevista illuminazione elettrica) e notiamo che su altari e pale sono incastrati molti specchi. Scopriamo che nel passato, quando l’illuminazione era basata solo sulla luce delle candele, questi specchi aiutavano a diffondere la luce e sono quindi una caratteristica comune di molte di queste chiese.

Quando usciamo nella Plaza de Armas ormai stanno arrivando frotte di torpedoni. Prima dell’invasione completa però facciamo in tempo a goderci la danza di un gruppo folkloristico locale e a girare per le bancarelle.

Ci sono anche pastori di lama ed allevatori di falchi che permettono di scattare fotografie (a pagamento ovviamente) ai loro animali.

Lasciamo Yanque mentre la piazza si riempie velocemente e ci spostiamo per poter ammirare dall’alto le Terrazze di Collagua, opera mirabile dove vengono coltivate a mais e patate. Questi dirupi sono lo scenario naturale del volo dei condor e subito ne abbiamo qualcuno che ci sorvola.

La tappa successiva è il villaggio di Maca e qui, come ci avevano avvisato, la visita alla Iglesia de Santa Ana è resa difficile dalla folla. La viuzza davanti la chiesa, via che si apre in una piazza, è invasa dalle bancarelle ma soprattutto dalla massa compatta dei turisti.

Ultima tappa della mattinata è il Mirador del Condor, sito che tiene fede al suo nome dato che il cielo è solcato da molti di questi maestosi rapaci.

Il resto della giornata è dedicato ad un lungo trasferimento verso il Lago Titicaca attraverso un altopiano a circa 4500 metri di quota. E la quota si sente tutta, anche se uno passa buona parte del tempo seduto nel pulmino! Ho una bocchetta dell’aria che mi soffia in faccia e che voglio chiudere e fatico a farlo! Anche gli altri si sentono fiacchi e strani. Effettuiamo comunque qualche sosta per sgranchirci le gambe ed ammirare il paesaggio, come alla Laguna Lagunillas, ed arriviamo in serata a Puno. Pernottiamo all’Hostal Vylena (link qui).

6 agosto 2016

Puno è una grande città che si affaccia sul Lago Titicaca. Ed il Lago Titicaca è ai nostri occhi un mare azzurro incastonato a 3800 metri di altezza, il cui spettacolo è completato da una magnifica cordigliera innevata a fargli da sfondo.

Il Titicaca è costellato da varie isole ed oggi ne vedremo due: Taquile ed Amantani – e su quest’ultima pernotteremo. In questa zona cambia anche la lingua degli indios. Non si parla più il quechua, l’idioma Inca, ma l’aymara. Per noi ovviamente cambia poco, visto che oltre un pessimo spagnolo non arriviamo! 😎

Con un’imbarcazione ci allontaniamo da Puno costeggiando le Islas Uros, le isole galleggianti che visiteremo il giorno successivo. La zona in cui sono costruite queste isole è fittissima di canne, dette in lingua locale totora. Con tre ore di navigazione raggiungiamo l’Isla Taquile. Sbarchiamo e subito dobbiamo farci una bella scarpinata in salita per raggiungere il villaggio – in realtà saranno un cento metri, ma partendo dai 3800 del lago tutto diventa faticoso… siamo l’oggetto misterioso dei tanti bambini che incrociamo: queste strane persone con l’affanno che arrancano dove loro corrono senza problemi 😂

La comunità di Taquile vive di turismo e commercio di tessuti. Esiste sull’isola un’unica cooperativa i cui responsabili stabiliscono volta per volta il prezzo della mercanzia. Ragion per cui questo è uno dei pochi posti del Perù dove non è possibile mercanteggiare sul prezzo. Una cinquantina di famiglie offrono ospitalità per il pranzo. Le autorità locali – distinguibili da un cappello colorato – assegnano equamente i gruppi di turisti alle varie famiglie. Anche qui menù unico a prezzo fisso. Mangio in assoluto la migliore trota ai ferri della mia vita.

Un’altra ora di navigazione e siamo ad Amantani. In questa isola dormiremo ospiti di alcune famiglie locali. Il nostro gruppo viene diviso in tre parti ed io vado a prendere posto nella casa di Angela (pronunciato alla tedesca Anghela). Angela ha 63 anni ed è stata la prima persona ad avviare questa attività sull’isola. A trent’anni era infatti rimasta vedova con sei figli a carico, cinque ragazze ed un ragazzo. E tra l’agricoltura e questa attività è riuscita a crescere tutta la famiglia.

Siamo arrivati a metà pomeriggio e buona parte dei turisti si avvia sulla cima dell’isola per godersi lo spettacolo del tramonto sul Lago Titicaca. Il fiato non mi assiste – sono ancora stanco dalle fatiche dell’Isla Taquile – e preferisco rimanere nel villaggio dove è in corso una festa di matrimonio.

Al mio arrivo dev’essere da molto che i convitati stavano bevono birra, perché ce ne sono alcuni che a mala pena si reggono in piedi. La sposa veste l’abito bianco e gli invitati le hanno spillato varie banconote sul petto come augurio di buona sorte. C’è una banda con vari strumenti e si ballano danze locali. Gli anziani portano appeso al collo un classico sacchetto pieno di foglie di coca, foglie che si scambiano in segno di saluto.

Allontanatici dalla festa risaliamo un po’ il pendio del villaggio per avere la vista libera sul lago ed aspettiamo il tramonto.

La sera ceniamo nella casa di Angela. Nella sua minuscola cucina ci sono un fornello ed un fuoco a legna. Ci prepara una zuppa di verdure ed un piatto unico che consiste in un mix di riso e verdure. L’energia elettrica su tutta l’isola è fornita da dei pannelli solari e man mano che la notte procede, la luce artificiale diventa sempre più fioca fino a spegnersi del tutto. Noi comunque abbiamo le nostre lampade e non abbiamo problemi a muoverci nel buio della notte. Il cielo stellato è mozzafiato e se non fosse per il vento uno resterebbe tutta la notte a goderselo.

7 agosto 2016

Solita levataccia per salire di nuovo in barca e raggiungere le Isla Uros. Tre ore di navigazione e siamo arrivati su queste isole galleggianti. Un po’ come da noi per Venezia, nell’800 d.C. la popolazione Uros sfuggì ad un’invasione rifugiandosi nel Lago Titicaca. Non avendo a disposizione una laguna costellata di isolette, come in Veneto, crearono le loro isole sovrapponendo vari strati di canne. Ogni anno aggiungono uno strato per compensare quello più profondo che marcisce. Parliamo di una novantina di isolette grandi circa duecento metri quadri ciascuna. Ogni isola ospita dalle tre alle dieci famiglie, sebbene oggigiorno solo gli anziani vivano costantemente sulle isole. I giovani invece abitano in un loro quartiere nella città rivierasca di Puno.

Sbarcati sull’isola galleggiante chiamata Khana Uru, veniamo accolti dalla Presidenta, una sorta di capo villaggio elettivo, che ci racconta la loro storia e ci invita ad apprezzare – e comprare – i loro prodotti di artigianato.

Per ora di pranzo siamo di nuovo a Puno dove scopriamo che è in corso una parata militare. Sfilano i cadetti delle accademie, il corpo della Croce Rossa, i militari in servizio e quelli della riserva. Mangiamo qualche empanada in strada, visitiamo qualche chiesa e guardiamo sfilare un po’ di giovani e giovanissimi militari peruviani. Nel pomeriggio con un autobus pubblico passiamo la frontiera ed entriamo in Bolivia.

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