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2019

West

Nikon D750 con Nikkor 24-70 e Nikkor 70-200, iPhone X

14 agosto 2019

Oggi si entra in California attraverso la Death Valley, o Valle della Morte che dir si voglia (link qui, mappa qui). Il luogo più caldo, più arido e nella sua parte centrale anche il più basso di tutto il Nord America. E noi ci arriviamo per mezzogiorno 💪🏼 Quando uno si vuole bene… 😈

La prima sosta è a Zabriskie Point. Fa relativamente fresco, circa 103 gradi Fahrenheit. Una quarantina di gradi Celsius. Tutta la zona della Valle è stata formata dai sedimenti generati dal prosciugamento di un lago preistorico, lago di cui ovviamente ora non resta traccia. Zabriskie Point in particolare offre ai visitatori uno scenario naturalistico irreale.

Dopo le foto di rito viaaaaa verso Badwater Basin, il punto più basso del Nord America, ad ottantasei metri sotto il livello del mare! Badwater Basin è un bacino dove l’acqua evapora formando poligoni di sale. Parcheggiamo al lato del bacino e con calma ne raggiungiamo il centro a piedi camminando sul sale. Il tutto ad una cinquantina di gradi Celsius. Un forno. Un forno ventilato, ventilato da un bel vento caldo. Niente ombra – e per fortuna ho il mio cappello da cowboy 🤠 Non tutti decidono di scendere dalle auto con questo caldo infernale. L’aria condizionata delle auto non riesce comunque a compensare lo sbalzo termico e fa caldo anche lì dentro. Vari cellulari di bassa qualità si bloccano per l’eccesso di calore.

Ultima sosta a Furnace Creek, località famosa perchè qui il 10 luglio 1913 si registrò la temperatura più alta di sempre: 56,7° C. Oggi abbiamo invece solo 47,7° C (118° F) e ci sembra che si stia pure un filino meglio rispetto a Badwater Basin 🔥 Entriamo nel visitor center per un panino e rischiamo di collassare perchè qui dentro ci sono i pinguini 🥶 Ripartiamo ed iniziamo la salita per uscire dalla valle. Una delle tre auto deve fermarsi per far raffreddare il motore e la solerte polizia interviene per accertarsi che non serva chiamare un carrattrezzi 🚔

Fuori dalla Death Valley facciamo sosta per un rifornimento di benzina in una cittadine sperduta: Trona. Ve ne parlo perchè è una di quelle città dell’America più profonda dove il tempo scorre letteralmente con ritmi sempre uguali. Trona è una città mineraria – prende il nome da un minerale, il trona, utilizzato nella produzione della soda. Scopriamo addirittura da Wikipedia che qui intorno sono state girate scene di alcuni film (link qui). Ma non è questo a colpirci, quanto il concetto per cui le apparenze ingannino. Trona è una cittadina cadente, polverosa, con molte case abbandonate, con relitti di automobili lasciati arrugginire nei cortili. La scena alla pompa di benzina non ci rassicura. Sono le 17,30 e sulla veranda dello spaccio c’è un gruppo di operai che beve chiassosamente birra – in tutta l’America profonda che abbiamo attraversato i ritmi lavorativi sono scolpiti nella pietra: dalle 9 alle 17, nine to five dicono loro. Avventori con abbigliamento che eufemisticamente definirei molto casual parcheggiano, entrano nello spaccio e risalgono in macchina bevendo lattine di birra. Come se non fossimo in quella America puritana dove rischi l’arresto per un’azione del genere. Noi riforniamo le auto, sfruttiamo il bagno, ci mettiamo in fila per pagare acqua e snack. Ed uno di questi operai, con una confezione di lattine di birra da portare al gruppo fuori, mi cede il posto e con la massima educazione mi chiede – come sovente c’è capitato in questo viaggio – chi fossimo, dove andassimo e soprattutto come mai ci fossimo fermati a Trona, dove non c’è nessun motivo per fermarsi! Le apparenze ingannano: rudi operai, un posto poverissimo ma comunque è la provincia americana dove tutti sono educati, gentili e dove la microcriminalità praticamente non esiste.

Guidiamo per le strade della California fino a sera ed arriviamo a Exeter, dove dormiamo al Best Western Exeter Inn & Suites (link qui)

15 agosto 2019

Oggi visitiamo il Sequoia National Park (link qui, mappa qui) – in America i parchi sono immensi, questo in realtà sarebbe il Sequoia & King Canyon National Park ma ci siamo limitati a visitare una piccola parte del solo Sequoia NP, quella intorno alla zona chiamata Giant Forest.

Ragazzi, che colpo d’occhio guidare attraverso gli immensi tronchi delle sequoie!

Comunque non ci facciamo mancare una piccola escursione a piedi per salire sulla cima del Moro Rock, una cupola di granito che domina la San Joaquin Valley (tranquilli, siamo in America e nei parchi più gettonati tutto è pensato per essere privo di rischi, per cui si raggiunge la vetta grazie a delle comode scale 😬).

Poi è il turno del The General Sherman Tree, l’albero con il volume più grande al mondo: vuol dire che ce ne sono di più alti ma questo è quello con più legno in assoluto! Misure: 83 metri di altezza per 11 metri di larghezza – ma la suolo questa cresce a 31 metri! Età stimata: 2600 anni. Duemilaseicentoanniiiiiiiiiii 🔝🌲

La sequoia fu chiamata General Sherman dal naturalista James Wolverton, che aveva servito come sergente nel 9th Indiana Cavalry sotto Sherman durante la Guerra di Secessione Americana. In linea con questa nomenclatura militaresca la seconda sequoia più grande, nel vicino Kings Canyon, si chiama come un altro famoso generale unionista: General Grant.

Dopo essere rimasti a lungo a guardare senza parole l’immensità del Generale Sherman facciamo un salto al Tunnel Log, un tunnel ricavato nel tronco di una sequoia caduta. Una enoooorme sequoia ovviamente. Enorme! Vabbè, avrete capito che mi sono sentito un lillipuziano oggi 🤷🏻‍♂️

Si dorme a Mariposa, l’ingresso dello Yosemite, al Miners Inn Motel (link qui). Dopo cena in due decidiamo di provare a fotografare le stelle. Purtroppo c’è troppo inquinamento luminoso e siamo troppo stanchi per pensare di guidare a lungo per allontanarci ulteriormente. Decidiamo di fare delle lunghe esposizioni per catturare le scie luminose dei fanali della auto di passaggio. Ovviamente qualcuno degli automobilisti chiama la polizia che, perplessa, viene a vedere cosa facciano questi due tizi con due cavalletti e due reflex a bordo strada 🚔

16 agosto 2019

Yosemite National Park (link qui, mappa qui e mappa del canyon del visitor center qui). Intanto partiamo dalla pronuncia. Ognuno lo pronuncia come vuole. Comunque la dizione giusta sarebbe iosèmiti. Ora… l’ho detto che questi parchi sono immensi e che con una giornata non ne vedi che una minima parte?!? Bene. Non mi ripeto allora.

Comunque la Bridalveil Fall ed El Captain sono un must e le vediamo. Consiglio anche di salire come noi fino a Glacier Point per dominare con lo sguardo la Yosemite Valley.

E comunque El Captain, questo enorme sperone di granito che svetta nel mezzo della valle rende poco in foto. E’ visto dal vero che emana tutta la sua magnificenza! Lo guardo e penso a Free Solo, il documentario in cui Alex Honnold lo scala a mani nude!

E poi viaaaa verso la costa della California: San Franscisco! Abbiamo deciso di prendere un’intera casa grazie ad Airbnb a Daly City, appena fuori del comune di San Francisco. Abbiamo una metropolitana vicino casa, ma siamo anche a mezz’ora di auto da Union Square, il centro di Frisco.

17 agosto 2019

Primo giorno a San Francisco. Una veloce corsa via Uber che ci lascia a Union Square.

Andiamo a piedi a vedere la Grace Cathedral e poi con uno dei classici tram visti in tanti film raggiungiamo Lombard Street – o quantomeno quella piccola porzione di Lombard Street dotata di qualche curva 😅

Girare a piedi o via tram per San Francisco è sempre piacevole, vista la architettura in stile europeo di molti palazzi. Andiamo a pranzo alla mitica Crab House (link qui) al Pier 39. Dal molo rimiriamo la baia con l’isola di Alcatraz ed il Golden Gate sullo sfondo.

Dopo pranzo ci spostiamo all’Alamo Square Garden per ammirare The Painted Ladies, una serie di magioni in stile edoardiano che circondano la piazza e che contrastano fortemente con lo sfondo modernissimo dei grattacieli che svettano in lontananza alle loro spalle.

Ci spostiamo a Crissy Field per il tramonto ma il tempo – che a San Francisco è variabilissimo e ad Agosto tende al freddo – è già cambiato da metà pomeriggio e ci regala una bruma che rende spettrale la baia ed il Golden Gate. Da quando a metà pomeriggio è andato via il sole per far posto alle nubi e al vento fa veramente freddo!

Ma dato che appunto il tempo cambia repentinamente in due, temerari, ci avviamo nottetempo con reflex e cavalletti per Battery Spencer, una ex postazione di artiglieria al di là del Golden Gate, per qualche scatto notturno. L’aria è limpida ma accipicchia che vento che tira!

18 agosto 2019

La mattina gita con le auto a Sausalito, una amena località turistica ed una delle zone residenziali più ricche della zona.

Facciamo colazione all’Equator Coffees (link qui) e ci godiamo la bella giornata passeggiando verso Plaza Viña del Mar. Visitiamo qualche galleria d’arte e qualche negozio di souvenir per loro ricchi 💸

Nel pomeriggio abbiamo la gita ad Alcatraz, prenotata per tempo dall’Italia qui (per Agosto bisogna prenotare con netto anticipo per trovare posto). E lo debbo dire: è stata una visita veramente bella. La audioguida che forniscono è fatta molto bene. Mentre ti invita a girare nelle varie zone della prigione ti racconta la sua storia, la rivolta (sedata a cannonate dalla costa) e la famosa fuga poi raccontata nel celeberrimo film Fuga da Alcatraz con Clint Eastwood.

Film che poi mi sono rivisto appena rientrato in Italia. E debbo sottolineare come non ci si renda conto dalle inquadrature cinematografiche di quanto possa essere claustrofobica e dura la vita in quegli ambienti ristretti e sempre uguali. Questo vale per ogni carcere immagino. Ma Alcatraz era un carcere di massima sicurezza, un posto dove la sorveglianza era costantemente rigorosa. Insomma ne sono rimasto molto colpito.

Nel gift shop della prigione era anche in corso un “incontro con l’autore”. Il libro in questione è Alcatraz #1259 di William G. Baker. Un ottantacinquenne vecchietto dall’aria mite che finì ad Alcatraz nel 1957, a 23 anni, dopo aver aggredito una guardia carceraria durante un tentativo di evasione. A bad, bad boy come si definisce nella quarta di copertina del libro. Restò per quattro anni ad Alcatraz e nel libro racconta la sua esperienza dentro quelle mura.

Tornati al Pier 39 ceniamo al Bubba Gump Shrimp Co. per non farci mancare nulla dei posti must go di Frisco.

19 agosto 2019

Lasciamo San Francisco e seguiamo la costa lungo la Highway 1. Incontriamo molte auto storiche lungo la strada perchè, come scopriremo più tardi, il giorno prima c’è stato un grosso raduno a Monterey.

MontereyCarmel by the Sea sono il buen retiro di artisti, poeti e scrittori. E dall’opulenza delle case si nota subito che siamo in un posto da vip.

E poi arriva quello che non ti aspetti. L’incomparabile bellezza della costa di Big Sur. Sì, perchè io sono rimasto folgorato dagli scenari che mi si aprivano dinnanzi gli occhi tra le curve a picco sul mare del tratto di costa a sud di Carmel. Parliamo del Pfeiffer Big Sur State Park (link qui). Un posto praticamente disabitato – attenti, la ricezione alberghiera è veramente scarsa – dove i Monti Santa Lucia, alzandosi a picco sul mare, danno vita a questo panorama eccezionale. Il parco offre molte occasioni per l’escursionismo e l’alpinismo, mentre se fermate l’auto in una delle piazzole lungo la costa potete scendere tra le rocce fino alla spiaggia e godervi l’oceano nella più completa solitudine.

Facciamo anche una sosta casuale all’Henry Miller Memorial Library (link qui), un’oasi di pace dedicata dal suo migliore amico all’autore statunitense. Ma attenzione! Non parliamo della classica “biblioteca” a cui tutti penseremmo… Scrisse Miller: La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose. E quindi la biblioteca non è un posto dove prendere in prestito un libro, né un sacrario con reliquie polverose, ma nemmeno una libreria o un negozio di cianfrusaglie pieno di magliette, tazze, manichini e cappellini. E non è neppure la vecchia casa di Henry Miller. E’ un mix di tutto questo ma principalmente un centro artistico ed un negozio di libri focalizzati alla promozione delle opere letterarie e artistiche di Henry Miller. Insomma un posto nascosto che vale la pena visitare, anche solo capitandoci per caso come è successo a noi.

Lungo la costa di Big Sur ammiriamo anche le McWay Falls – anch’esse facilmente visibili da una piazzola lungo la Highway 1 – che precipitano direttamente sulla spiaggia della omonima baia.

Proseguiamo costa costa verso sud fino a San Simeon, dove dormiamo al Motel 6 San Simeon – Hearst Castle Area (link qui).

20 agosto 2019

Si parte per l’ultimo spostamento del viaggio, quello che finalmente ci porterà alla tappa finale: Los Angeles.

Facciamo prima sosta a Santa Barbara, una città turistica zeppa di negozi e col classico pontile commerciale che si protende in mare. Sul lungomare incrociamo un vecchietto in muta che ci ricorda che si possa fare surf a tutte le età. Soprattutto qui in California.

Riprese le auto dopo pranzo, raggiungiamo finalmente Los Angeles e, come si può evincere dal video qui su, nella mia auto manifestiamo un certo entusiasmo per aver raggiunto la tappa finale 😂

Dopo aver percorso la strada costiera lungo Malibu con il suo splendido panorama, ci godiamo un meritato aperitivo al tramonto a Santa Monica. Anche a L.A. abbiamo preso una casa con Airbnb in zona MacArthur Park.

21 agosto 2019

Giornata losangelina. Al contrario di San Francisco questa non è una città da poter girare con i mezzi pubblici. Troppo grande la città e troppo sparpagliate le location che vogliamo vedere. Quindi per l’ultimo giorno siamo di nuovo in auto!

Iniziamo con Beverly Hills e la sua Rodeo Drive. Che è un posto di negozi di alta moda e caffetterie turistiche.

Poi ci spostiamo al Chinese Theatre e la Hollywood Walk of Fame. Che in realtà hanno perso del tutto quella magia che avevano avuto nel dopoguerra per diventare un luogo sciatto e tempestato di negozietti di souvenir e di trappole per turisti.

Tappa successiva il Griffith Observatory da cui vedere la scritta Hollywood e la città dall’alto, con i grattacieli di downtown e l’eterno smog a sovrastare lo sguardo.

E quindi per finire si va al mare: Santa Monica – la End of the trail della Route 66 – e Venice Beach. Dove dopo un fugace giro in alcuni negozi di souvenir ed aver visto qualche evoluzione sulla pista di skating, mi butto sulla riva del mare a cuocere per qualche ora al sole della California 🌞

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