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2012

Safari

Nikon D90 e Nikkor 18-200

29 luglio 2012

Si parte dall’Italia il 28 Luglio per fare scalo a Dubai ed arrivare a metà pomeriggio a Johannesburg. Normalmente chiamata Jo’burg dai locali, è una città moderna e violenta. La ricchezza del Sud Africa ha attirato molte persone dai paesi vicini. Dall’Angola, come dal Mozambico, molti ex guerriglieri hanno pensato di trovare fortuna qui. Ma, non essendoci carenza di manodopera non qualificata, molte di queste persone sono andate ad ingrossare le fila della malavita locale, apportando il carico di violenza delle loro vecchie vite. La vulgata con cui ci hanno messo in guardia dall’Italia è: prima ti sparano e poi ti rapinano!

Durante l’organizzazione del viaggio le opzioni per questa prima sera erano due: dormire a Jo’burg con la raccomandazione di non uscire dall’albergo ed andare via la mattina dopo. Oppure dormire ospiti di un’organizzazione che riuniva alcune vedove a Soweto, uno dei più famosi sobborghi neri di Johannesburg. Sia perchè ci sembrava una scelta obbligata, sia perchè la scelta di Soweto ci avrebbe messo subito a contatto con la realtà locale, abbiamo preferito questa seconda opzione.

Quindi all’aeroporto prendiamo le nostre due auto a noleggio ed inseriamo nei navigatori il luogo in cui abbiamo appuntamento con il nostro contatto, una pompa di benzina. Lasciamo quindi la luccicante Johannesburg per raggiungere la vicina e, sottolineo, priva di illuminazione Soweto.

Una premessa: da quelle parti del mondo hanno abitudini diverse dalle nostre anche per gestire la sicurezza domestica. I bianchi vivono spesso in compound o ville circondati da mura di cinta sormontate da una rete elettrificata. I neri quasi sempre in case nettamente più modeste, protette da filo spinato. Se le difese servano di più a limitare le incursioni dei ladri o quelle delle scimmie non saprei dirlo… Immaginatevi comunque la scena: siamo su due auto nuove di zecca, con a bordo uno sconosciuto di cui conosciamo a mala pena il nome proprio e giriamo per le stradine non illuminate di un posto dove tutte le case che vediamo sono nascoste dietro masse di filo spinato. Andrà tutto bene, tranquilli, ma vi assicuro che eravamo preoccupatissimi 😬

Andiamo tutti a cena nella stessa casa, dove già ci attendono le signore che ci ospiteranno. Ci sono tutte loro, alcuni uomini e molti bambini. E’ una bella serata, allegra e chiassosa, che fuga quel timore che ci ha pervaso mentre giravamo per Soweto. Confidiamo le nostre precedenti preoccupazioni ai nostri ospiti. E loro ci confermano tutto. Johannesburg è effettivamente proprio pericolosa. Tant’evvero che molti giovani da Soweto erano andati a viverci in cerca di fortuna ma alla fine hanno preferito tornare a vivere qui!

Dopo cena veniamo divisi in coppie e andiamo in case diverse. Io ed un amico siamo ospiti di una signora che vive in un compound, un recinto che racchiude due strutture. La prima consiste di un bar e di un appartamento – palesemente liberato per ospitare noi, visto che l’armadio è ancora pieno di vestiti da donna. La seconda struttura è la casa dove vive la nostra ospite con i figli.

Prima di andare a dormire ci fa vedere i bagni esterni ma ci anticipa che per lavarci l’indomani mattina potremmo sfruttare il bagno di casa sua.

30 luglio 2012

Mi alzo di buon ora e non vedo l’ora di togliermi di dosso la stanchezza del viaggio e della serata precedente con una bella doccia. Vado nell’altra casa, la porta da direttamente nella cucina. La signora è affaccendata: c’è un enorme pentolone pieno di acqua che bolle sui fornelli. Starà cucinando penso io… La padrona di casa mi fa vedere dov’è il bagno. C’è la vasca, non la doccia. Mette il tappo alla vasca, torna in cucina, prende il pentolone, viene in bagno, lo svuota nella vasca e mi indica il rubinetto dell’acqua fredda affinché io possa miscelarla a mio gradimento! 😂 Benvenuti in Africa 🔝

Riunito il gruppo iniziamo il nostro giro. Una guida locale ci porta a visitare Kliptown. Nel mezzo della zona del mercato visitiamo il monumento che ricorda come qui, il 26 giugno 1955, circa 3000 rappresentanti delle organizzazioni che si opponevano al regime dell’apartheid si riunirono per redigere la Freedom Charter, la Carta della Libertà. Il documento, con la sua famosa frese di apertura: il popolo deve governare!, fu alla base della politica dell’ANC, l’African National Congress di Nelson Mandela, e fu la base per stendere la nuova costituzione della nazione nel 1996. Il monumento è molto semplice, un enorme cono cavo con all’interno delle lastre con incisi sopra i punti della Carta. Inutile che mi soffermi a descrivervi la povertà che traspare affacciandosi ai bordi della piazza del mercato. Le foto qui sotto possono darvi un’idea.

Successivamente andiamo a visitare la casa di Nelson Mandela (link qui), quella dove viveva prima di essere incarcerato. E’ una casa in mattoni, relativamente grande, non lontano dalla strada. La casa è piena di cimeli di Mandela e di vari quadri che lo raffigurano. Ma quello che attira la. mia attenzione è un particolare che a prima vista sembrerebbe fuori luogo. Il coperchio del bidone della spazzatura, poggiato a terra sotto una finestra, con vicino una targa. E sulla targa leggo che i poliziotti bianchi di pattuglia quando passavano da quelle parti avevano l’abitudine di sparare contro quella finestra dalla strada. ragion per cui era consuetudine per la famiglia Mandela utilizzare il coperchio del bidone come scudo quando si passava davanti la finestra 😱

Finita la visita guidata per Soweto lasciamo Johannesburg per raggiungere la città di Sabie dove pernottiamo.

31 luglio 2012

Da Sabie raggiungiamo il Blyde Canyon, il più grande canyon verde al mondo. Con un fogliame rigoglioso che ricopre le ripide scogliere di arenaria rossa, questa meraviglia naturale è rinomata per essere il terzo canyon più grande del mondo.

La nostra prima tappa è vicinissima a Sabie, a soli 6 km e consiste nelle Bridal Veil Falls. Sono chiamate “cascate a velo di sposa” perchè normalmente la velocità dell’acqua è sufficientemente lenta da dare loro un aspetto che lo ricorda.

Tutta la zona intorno a Sabie è ricca di sentieri per il trek e cascate. Ci spostiamo allora velocemente alle Horse Shoe Falls, sempre più affascinati dalla bellezza della natura che ci circonda.

Iniziamo ad allontanarci da Sabie e ad inoltrarci nel Canyon risalendo la Panorama Route verso nord. Ci fermiamo velocemente alle Mac Mac Pools che dovrebbero essere una specie di piscine allestite nel fiume. Sono più un’attrazione per i locali che non avendo una piscina loro volessero rinfrescarsi che per i turisti e quindi ripartiamo subito.

Ripartiamo subito per fermaci poco dopo alle ben più meritevoli Mac Mac Falls. Ci si affaccia sulle cascate dall’alto, grazie ad una terrazza panoramica. Hanno un’altezza di 65 metri ed hanno una storia curiosa. Infatti originariamente la cascata era solo una. Ma dei minatori fecero saltare parte della roccia nella speranza di mettere in luce una vena aurifera e da allora c’è una seconda piccola cascata a lato di quella originaria. Poco dopo aver lasciato le cascate ci fermiamo ad un mercatino di artigianato lungo la strada. Lo saccheggiamo. Letteralmente. Ed è stata la migliore idea che potessimo avere. In tutto il viaggio non troveremo nulla di paragonabile alla bellezza delle maschere, dei teli, delle stuoie che abbiamo comprato qui.

Tappa successiva The Pinnacle Rock, un solitario pinnacolo roccioso alto 30 metri rimasto completamente isolato ad ergersi sulla valle sottostante.

Dal Pinnacle Rock proseguiamo a piedi per il punto panoramico più famoso del parco, The God’s Window. Seguendo un sentiero nella foresta si raggiunge una piattaforma rocciosa a 900 metri d’altezza da cui dominare la valle e, nei giorni più sereni, riuscire ad allungare lo sguardo fino al Mozambico.

Ci spostiamo poi alle Bourke Luck Potholes. Seguendo il percorso e grazie ad un ponte si possono ammirare queste eccezionali sculture rocciose dalla forma cilindrica, risultato dei forti mulinelli d’acqua che si creano quando il fiume Treur si immerge nel fiume Blyde. Sono così levigate e perfette da sembrare artificiali!

Risalendo ancora la Route arriviamo alle Three Rondavels, tre picchi alti circa 700 metri che dominano la valle e che hanno le forma delle rondavels, termine che in sudafricano sta ad indicare le tipiche capanne africane rotonde. Di lato la vista spazia poi sul Blyde River Canyon e sul suo fiume che hanno dato vita a questa sequenza di meraviglie naturali.

Momento fun: muovendoci finora in zone antropizzate o fortemente turistiche non abbiamo visto molti animali. Al massimo qualche innocua e timida scimmietta. Tornando alla macchina nel parcheggio delle Three Rondavels decidiamo di salire a bordo velocemente perchè c’è un grosso babbuino che si aggira nell’erba intorno al parcheggio. E quando sbadiglia le sue zanne fanno capire subito che può essere estremamente pericoloso 🐒

Tappa finale sono le Echo Caves. Sono considerate tra le più antiche del mondo e consistono di varie stanze, alcune alte fino a 60 metri, decorate da magnifiche stalattiti e stalagmiti.

La sera dormiamo a Phalaborwa, ai margini dell’immenso Parco Kruger. Mentre il giorno prima a Sabie la notte era silenziosa, qui risuona della vita che popola la savana.

1 agosto 2012

Gran giorno questo: si entra nel Parco Kruger (link qui) per il mio primo safari! Il Kruger è la più grande riserva naturale del Sud Africa e si estende su una superficie di 20.000 km2 (una superficie come quella del Galles per Dre un’idea). Siamo in Sud Africa, quasi Europa, per cui al Phalaborwa Gate c’è una postazione dei ranger dove: possiamo comprare un libricino con disegnate tutte le specie animali che vivono in questa zona, così da poterle riconoscere. Dato che guidiamo noi le nostre auto dobbiamo anche firmare una liberatoria in cui ci impegniamo a seguire strettamente tutte le regole del Parco. Leggiamo: c’è scritto che se morissimo sarebbe inutile lamentarsi con loro 😬 ok, non è scritto letteralmente così ma il senso è quello. La prima volta che si va’ in Africa in effetti il diverso approccio con la morte ed il fato lascia abbastanza interdetti 😅 Ci sono autovelox nel parco e quindi non bisogna superare i 50 km/h (qui si guida a destra come in Inghilterra ma le distanze sono in chilometri 🙃). È proibito scendere dai mezzi se non nelle zone segnalate sulla mappa: in pratica in tutti i campi recintati ed in un paio di belvedere. È anche proibito sporgersi dai finestrini o sedersi sugli stessi per scattare foto (ma di questo ce ne fregheremo bellamente 😎). Non bisogna avvicinarsi troppo agli animali, soprattutto agli erbivori: si spaventano e caricano! 🦏🐘🐃 Ah, è anche proibito lasciare le strade principali (sono quasi tutte asfaltate) per quelle che portano a lodge privati – ma ci sono ben segnalati dei divieti d’accesso quindi è difficile sbagliare.

Dopo tutta questa preparazione finalmente entriamo nel Kruger. Ovviamente i parchi non hanno confini riconoscibili (al di là dei gate e delle recinzioni a ridosso delle strade di ingresso) per cui è già da un po’ che la vegetazione rigogliosa delle foreste intorno al Blyde Canyon ha fatto posto alla savana.

Chi era già stato in Sud Africa ci aveva detto che il difetto del Kruger è l’essere troppo ampio. Che gli animali si disperdono e sono difficili da vedere. Che avremmo apprezzato di più i parchi più piccoli. E all’inizio sembra così… ci addentriamo nella zona a nord rispetto a Phalaborwa, procedendo verso il Mopani Rest Camp. Poco dopo il gate incrociamo dei bufali. Scimmie, qualche ippopotamo in acqua. Antilopi. Di tutte le razze e specie. Con corna dritte o torte, grandi o piccole, dal manto colorato o decorato da strisce o con macchie bianche sul retro. Antilopi, antilopi, antilopi… iniziamo ad odiare le antilopi! Un paio di elefanti mezzi nascosti tra gli alberi e due giraffe in lontananza… Uno mica si aspetta subito un leone, ma almeno un elefante a portata di foto, daiiiii 🤷🏻‍♂️

Decidiamo di raggiungere Mopani per pranzo e siamo quasi arrivati quando a bordo strada, poco dopo l’incrocio con una breve stradina sterrata, c’è un albero con un bell’elefante che ne bruca le foglie. Evviva!!! Io che guido la prima macchina svolto nella stradina e mi fermo, mentre l’altra auto resta sulla strada asfaltata e si ferma dopo di me al lato dell’elefante. Non siamo vicinissimi, ma evidentemente questa NON è la sua opinione. Mentre dai sedili posteriori aprono i finestrini per fotografare, io e l’altro ragazzo davanti ci proiettiamo fuori i finestrini aperti per sederci di sbiego sugli sportelli e fotografare. Saggiamente ho lasciato l’auto in moto col cambio automatico in folle. L’elefante inizia a borbottare e a pestare i piedi a terra. Sebbene, come ho detto, pensassimo di essere a debita distanza, non facciamo in tempo a ragionare sui suoi segnali che l’elefante prende con la proboscide una fronda e la sbatte a terra. Io, sinuoso come un serpente, sono già rientrato nell’abitacolo. Col piede destro già schiaccio l’acceleratore. E con la mano destra ecco che vado a spostare il cambio su D, drive, per far partire l’auto. Ma… vi avevo detto che il Sud Africa è un po’ Inghilterra?!? La guida è a destra e la mia mano sbatte sullo sportello 😱 Ma tranquilli… nulla è perduto! C’è sempre il mio gomito sinistro che repentinamente sposta il cambio e schizziamo via togliendoci da davanti l’elefante 💪🏼

Successivamente ci è stato spiegato che era vero che non eravamo troppo vicini, ma avendo involontariamente disposto le auto su due lati dell’elefante, lui si era sentito accerchiato. Insomma la nostra è stata una “imprudenza” minore, nulla a che vedere con quelli che vanno in auto veramente sotto gli elefanti e che poi vengono ribaltati. Comunque tutto bene quel che finisce bene.

Il Mopani Rest Camp (link qui) è un campo recintato. Questi campi, dove prenotando si può dormire in lodge o in tenda, sono circondati sia da un muro di cinta che da una rete elettrificata (più che altro per fermare le scimmie). Ci sono bagni e spacci, per cui ci compriamo cibo ed acqua e pranziamo.

Nel pomeriggio andiamo verso sud. Continuiamo a vedere tante antilopi, una tartarughina, altre antilopi, zebre, gli alberi baobab che fanno così Africa, ancora antilopi. E tanti elefanti. Per trattenere gli animali nel parco sono stati costruiti dei pozzi per l’acqua ed essendocene uno al lato della strada ci sono pure un sacco di elefanti assembrati per bere.

Per il tramonto bisogna o essere fuori dal Parco o all’interno di un campo recintato. Le targhe delle auto vengono registrate in ingresso ed in uscita e se non si arriva per tempo a destinazione partono le ricerche (i cui costi vengono addebitati ai dispersi). Il Sud Africa è proprio Europa! Raggiungiamo per tempo l’Olifants Rest Camp (link qui) e ci godiamo il tramonto dal suo belvedere, da cui si domina il fiume e si scorgono gli ippopotami che se ne vanno a zonzo tra le varie isolette sabbiose.

Dopo cena abbiamo il safari notturno organizzato dai ranger del campo. Saliamo su un camion e ci distribuiscono tre grosse torce con cui illuminare il panorama. Il driver ci dice di sventagliare il fascio luminoso contro la vegetazione e di avvertirlo quando vediamo un luccichio, così che lui si possa fermare. Il luccichio altro non è se non il riflesso della luce sugli occhi di qualche animale! Alla fine vediamo leopardi, gufi, antilopi (ancora loro?!? 🤷🏻‍♂️), ippopotami, coccodrilli (ma da lontano). Ed elefanti. C’è la nursery. Tanti elefantini stanno brucando le frasche degli alberi bordo strada mentre sull’asfalto c’è un grosso elefante a guardia. L’elefante barrisce e ci minaccia. Ma noi abbiamo un camion ed un cazzutissimo ranger sudafricano! Accende tutte le luci ed avanza poco alla volta. L’elefante barrisce, sbuffa, agita la testa ed avanza poco alla volta. Noi facciamo rombare il motore ed avanziamo un altro poco. E l’elefante sbuffa, grugnisce ed avanza. Ma noi insistiamo ancora e visto che siamo più grossi è l’elefante a fare letteralmente retromarcia! Entra nel boschetto bordo strada, si porta tra gli elefantini al nostro fianco e ci barrisce contro. Che nottata ragazzi!!!

2 agosto 2012

Oggi passeremo tutto il giorno dentro il Kruger e, ancora eccitati per safari notturno, abbiamo altissime aspettative. Quindi poche ore di sonno e alle 7 siamo già pronti alla partenza!

L’alba ad Olifants è notevole. Il campo ha la fama di essere il più bello del Kruger ed in effetti questa fama è meritata. Aspettiamo che i ranger aprano i cancelli e finalmente partiamo.

La mattina la passiamo destreggiandoci tra il bird watching e l’attendere che le mandrie di zebre e gnu abbiano smesso di attraversarci la strada! Le mandrie sono numerose ed alcuni uccelli effettivamente notevoli. Sulla strada incrociamo infatti una coppia di questi grossi uccelli, dei bucorvi. Le piume nere ed il becco prominente ce li fanno temere ma si fanno i fatti loro e ci ignorano del tutto.

Arriviamo al Satara Rest Camp (link qui) per ora di pranzo. Abbiamo visto tantissimi animali, tutti erbivori. Ci mancano i carnivori ed i rinoceronti però… Mentre pranziamo facciamo il punto della situazione. Dato che il Sud Africa è Europa e quindi qui sono veramente organizzati, nei campi ci sono dei tabelloni con delle puntine che simboleggiano gli avvistamenti del giorno prima e della mattina. Un colore diverso per ogni specie principale. E a sud di Satara, lungo un loop in terra battuta che si protende verso il confine col Mozambico, ci sono una marea di avvistamenti.

Così dopo pranzo percorriamo questo loop e passiamo dal fare le foto a distanza agli animali a fargli i primi piani dal finestrino tanti che sono e tanto che vengono vicino alle auto!!! Zebre, elefanti, antilopi varie, facoceri, babbuini. Passiamo su dei ponticelli e vicino a dei laghetti e ci sono i coccodrilli e gli ippopotami. Uccelli variopinti o dalle forme strane. Un trionfo della natura!

Poi finito il loop notiamo due auto ferme bordo strada con le persone che scattano foto verso la savana. Noi ci fermiamo dopo di loro: mica staranno veramente scattando foto all’erba alta e secca?!? No, infatti. Ben confusi nell’erba alta ci sono tre leoni. I miei primi leoooniiiii 🦁 Oh si vede praticamente solo la testa, questi dormicchiano. Però che belliiiiii

Facciamo una sosta al Tshokwane Picnic Site, dove si può scendere dall’auto. E’ una zona rialzata che domina il fiume pieno di ippopotami. Fa piacere fare due passi dopo tanto stare in macchina…

Inizia ad essere tardi e per il tramonto dobbiamo raggiungere il campo di Skukuza. Al di là dei regolamenti, guidare di notte è pericoloso perchè gli animali camminano sulla strada e si rischia grosso. Insomma… siamo sulla strada, sono sul sedile del passeggero e davanti c’è una leggera curva a sinistra e c’è qualcosa sull’asfalto. Troppo grosso per essere una cacca di elefante… e per forza: è di spalle! Il leone gira la testa e vediamo il muso e la folta criniera!!! Emozione massima: un maschio adulto seduto in piena visibilità!!! Chiudiamo i finestrini (vedi mai fosse curioso?!? Le nostre auto sono relativamente basse e con una zampata di striscio ci aprirebbe in due ☠️) e decidiamo di avanzare lentissimamente. L’idea è di fotografarlo da dietro, dal lato e da davanti man mano che lo superiamo. Operazione riuscita perfettamente. Siamo lì a vari metri dal leone, ormai abbiamo riaperto i finestrini, abbiamo scattato una marea di foto a testa e qualcuno inizia a rivederle. E sento dall’altra auto: ma dietro di lui c’è la leonessa!!! Cavolo!!! E’ vero! Ora la vedo, si è mossa! Perfettamente mimetizzata nell’erba secca. Ricontrollando ancora in effetti si vede anche nelle fotografie che abbiamo scattato ma nessuno di noi l’aveva notata.

Bene, è tardi. Tocca sbrigarsi per arrivare in orario a Skukuza. E invece no! Inchiodata: eccoli lì belli lontani lontani due rinoceronti che sostano sulla strada. Ci fermiamo. Meglio una eventuale multa che rischiare di farsi caricare da quei due carri armati.

Quando finalmente se ne vanno ripartiamo – intanto ci siamo goduti il tramonto nel mezzo della savana. Quasi raggiunto lo Skukuza Rest Camp (link qui) guidiamo piano piano, con i fari abbaglianti, tra una leonessa ed un bufalo che se ne vanno a spasso sulla strada!

3 agosto 2012

A Skukuza abbiamo prenotato un safari all’alba. L’alba è un momento propizio per avvistare gli animali perchè vanno ad abbeverarsi. Solo che nella savana l’escursione termica è notevole. E se nel safari notturno le temperature non erano ancora crollate, partendo prima dell’alba si muore veramente di freddo.

Noi capita l’antifona ci siamo messi tutto quello che avevamo. Giubbotti, cappelli, sciarpe. Sul camion ci sono pure le coperte. Ce le mettiamo addosso ma il camion è ovviamente aperto per farci vedere gli animali ed il vento taglia letteralmente in due ❄️ Il camion è una versione 4×4 e teniamo i venti all’ora sullo sterrato (lo so perchè sono in alto rispetto al driver e vedo il tachimetro) e ci ritroviamo un ippopotamo che ci corre di fianco. Ci corre di fianco, poi si stacca, ci supera ed attraversa la strada! Gli ippopotami sono animali pericolosi. Molto territoriali ed aggressivi, uccidono più uomini dei coccodrilli. Una massa enorme, grosse zanne nelle fauci ed appunto una inattesa velocità anche a terra. Vediamo un branco di rinoceronti – è inutile, quando sei più grosso ti sembrano innocui pure quei carri armati lì 😅 E poi… vabbè, scimmie ed antilopi non le nomino più 😂 Una volta che il sole è sorto tocca alleggerirsi. Le temperature salgono velocemente.

Tornati a Skukuza ripartiamo con le nostra auto e raggiungiamo il Malelane Gate, l’uscita sud del Kruger. Appena dopo il Gate si attraversa un ponte sul Krokodile River dove vediamo un branco di ippopotami… fare branco!

Lasciamo alla fine il Parco Kruger più che soddisfatti e ci dirigiamo verso lo Swaziland. Posto di frontiera, passaporti, timbri e passiamo. In Swaziland abbiamo lasciato l’Europa e siamo veramente in Africa, con questa massa di ragazzini che camminano per tutto il pomeriggio lungo la strada. Sono andati a scuola la mattina e tornano a casa – hanno i libri appresso o indossano delle divise scolastiche. Dopo un pomeriggio che vedi ragazzini tornare a casa, ti poni delle domande. Ma quanto abitano lontani dalle scuole?!? E la mattina ci vanno a piedi o li accompagnano?!? Ma la lezione in quante (poche) ore consiste?!? Si, te le poni ma mentre te le poni vedi pure la povertà dei villaggi che attraversi e ti rendi conto che anche così è meglio di niente.

Dormiamo all’interno del Mlilwane Wildlife Sanctuary (link qui) in dei lodge costruiti a guisa di capanna. Abbiamo antilopi e facoceri che girano indisturbati per il campo. I gestori si raccomandano però la notte di seguire sempre il sentiero luminoso che porta dai lodge alla zona della cena e di non andare verso la piscina: un ippopotamo ha deciso di vivere lì 😬 – hanno anche messo un cartello

This way to restaurant 
Beware of hippo 
Please stay on lit path

4 agosto 2012

Sono tante le opzioni per visitare il Wildlife Sanctuary. Si può anche fare un giro a cavallo. Ma io non sono un cavallerizzo ed opto per un giro a piedi. Qui non ci sono felini – almeno così ci dicono. Incrociamo zebre, gnu ed antilopi – si, ancora antilopi, anche qui di varie specie… Il safari a piedi è comunque faticoso e poco soddisfacente. Gli animali si tengono sempre a distanza ed è più che altro un vano inseguimento per scorgerne uno da vicino.

Si riparte e si varca di nuovo la frontiera col Sud Africa. Stop. Si sono dimenticati il timbro di uscita, ma ce ne accorgiamo prima di entrare nella zona sudafricana della frontiera. Dietro-front. Ora lo abbiamo e passiamo la frontiera senza problemi tra le risate dei sudafricani. Intuiamo che quelli dello Swaziland si dimentichino spesso di timbrare 😅

Dormiamo nella cittadina chiamata Hluhluwe, più facile a dirsi che a scriversi 😎

5 agosto 2012

Game drive (il nostro safari in inglese si dice così) nella Imfolozi Game Reserve, la più antica riserva naturale africana. La sua istituzione risale al 1895 e copre 960 Km2. Scopriamo che qui sarebbe possibile vedere tutti i big five tipici dei safari: leone, leopardo, elefante, bufalo e rinoceronte.

Il parco è molto bello, snodandosi attorno a due fiumi che forniscono acqua in abbondanza per una vegetazione rigogliosa. Le guardie coi kalashnikov ci inquietano un po’… ma sono per i bracconieri, non per noi 😅 Questo parco fu il primo luogo istituito per la conservazione del rinoceronte bianco. Pensate che nel 1900 esistevano meno di 20 rinoceronti in Sudafrica, mentre oggi ce ne sono oltre 10.000 sparsi nel mondo, tutti discendenti dal nucleo originario di Imfolozi.

Trascorriamo tutta la mattinata nel parco e vediamo senza problemi fin da subito zebre ed elefanti, nonché molte antilopi. E si, anche i rinoceronti. Proprio bordo strada. Proprio belli grossi. Proprio con due corni e tutta l’aria di poterti sventrare l’auto se lo volessero 🦏

E con questo parco i game drive che avevamo programmato li abbiamo fatti tutti. Si torna ad Hluhluwe e da lì andiamo verso la costa. Queste sono zone rurali molto povere che contrastano fortemente con la ricchezza che troveremo a St. Lucia.

La sera siamo a St. Lucia (si pronuncia saint lùcia), ricca località turistica del Sud Africa. Lì conosciamo la proprietaria della guest house dove dormiremo. Entriamo nel suo ufficio e subito capiamo che lei ha gusti particolari. L’ufficio è tutto pieno di ritagli di giornale appesi alle pareti. Vado a vederne uno e parla di una battuta di caccia in Australia in cui avevano ucciso un coccodrillo (foto del coccodrillo), l’avevano aperto e vi avevano trovato resti umani (foto di una mano ed un piede estratti dallo stomaco) 🤮 La signora però è simpatica e ci vuole far conoscere Bacon. Il suo maiale da compagnia. Lei lo vizia. Ci fa affacciare alla finestra della sua camera da letto. Di fronte vediamo il suo letto matrimoniale ma, sotto la finestra, sulla sua brandina e sotto la sua copertina, sta facendo il suo riposino pomeridiano Bacon 😳

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